Elogio della pecora nera

Incontro con Andrea Valente, inventore del celebre personaggio e vincitore del Premio Andersen 2011. «Significa fare quello che vuoi tu e non ciò che altri vorrebbero facessi».

23/06/2011

“Ho trovato il termine che più si avvicina al mio lavoro quando ho aperto la partita iva: altro. Bello: quando mia suocera mi chiede di fare qualcosa, io posso sempre rispondere di no, perché io faccio altro. Comunque ho deciso: da oggi metto la testa a posto e cambio lavoro: farò altro”. Con l’umorismo e l’ironia intelligente che animano anche tutti i suoi libri, così Andrea Valente aveva scherzato quando, a fine maggio a Genova, gli era stato assegnato il Premio Andersen 2011, ambito riconoscimento nazionale nel campo della letteratura per ragazzi, come miglior autore completo. Premio che era toccato, per fare solo qualche esempio, a personaggi del calibro di Emanuele Luzzati, Bruno Munari, Pinin Carpi.

“E dire che io faccio dell’incompletezza il mio filo conduttore – aggiunge -. Faccio illustrazioni, ma non sono illustratore. Scrivo, ma non sono scrittore. Ho creato il personaggio della Pecora Nera che sembra un fumetto, ma non sono fumettista. Ho iniziato pubblicando vignette, ma non sono un vignettista. Insomma, non sono nulla di tutto ciò, ma sono tutto insieme. Mi sento come una sorta di orchestra che suona un po’ tutti gli strumenti, ma non fa il solista”. Una bella immagine, che tratteggia Andrea Valente e quella grande umanità e disponibilità che lo contraddistingue. Il suo primo lavoro, una vignetta, appunto, è del 1990, pubblicata sul New York Times. Nel 1995 arriva il suo personaggio più famoso, la Pecora Nera, protagonista dei primi suoi libri (“bestsellers per due anni almeno!”), vissuta anche su magliette, diari, biglietti d’auguri, gadgets. E grande protagonista di un ampio e bellissimo progetto che ha coinvolto Valente con altri personaggi di cultura e della società civile con l’équipe psicopedagogica dell’istituto penale minorile di Nisida, che nella sua globalità aveva ottenuto il Premio Andersen 2007.

Ne era nata anche una mostra, La Pecora Nera & altri Sogni, galleria di trenta personaggi che nel XX secolo non hanno esitato con coraggio a sfidare i luoghi comuni o lo status quo per inseguire sogni, speranze, utopie e creare qualcosa di positivo: Gandhi. Madre Teresa, Martin Luther King. Ma anche Einstein, Eduardo, Marie Curie, Margherita Hack. Pecore nere, come le intende Valente. “Essere pecora nera – spiega – significa fare ciò che si pensa e non ciò che gli altri vorrebbero che tu facessi”: Ma non per partito preso. Ma per creare qualcosa di positivo. “Oggi – aggiunge – è tutto pieno di format, dunque di pecore non nere. Ma a volte neppure di bianche”. Che hanno comunque una connotazione. “Oggi – spiega ancora Valente – è pieno di pecore trasparenti, che sono le peggiore, perché mentre le bianche sono fondamentali per distinguere le nere, quelle trasparenti sono infide, non le vedi”.

A 43 anni, Andrea Valente ha al suo attivo moltissimi libri, alcuni anche di tipo divulgativo, scritti con l’astronauta Umberto Guidoni, il velista Pietro D’Alì, l’esploratore Michele Pontrandolfo, altri curiosi, come Cervelloni d’Italia, uscito proprio nell’anno delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità che riscopre ottanta italiani che hanno creato o inventato qualcosa di speciale e che spesso non vengono ricordati, come l’inventore della pizza margherita, ma anche il primo sindaco donna. Storie di idee dietro cui c’è sempre una storia, un’avventura da conoscere e raccontare. Ma ha già anche una tesi di laurea, da poco discussa, che ha lui e la sua produzione letteraria come argomento principale. Oltre a essere ormai ospite fisso ai più importanti festival letterari italiani. A volte in coppia con l’attore Francesco Mastrandrea, che lo aiuta a trasporre in una sorta di spettacolo stile commedia dell’arte alcuni suoi testi, dove anche Babbo Natale potrebbe finire a pieno titolo tra le pecore nere che hanno fatto la storia.

Sara Magnoli
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