I "bambini maledetti" di Francia

Furono circa 200 mila nella sola Francia i bambini nati da relazioni fra ragazze del Paese occupato e i soldati tedeschi della Werhmacht. La loro è una storia drammatica.

31/01/2013

Per fare quella foto, Robert Capa aveva anticipato la folla in tumulto. Appostato a un incrocio fra due vie di Chartres, era riuscito a trovarsi di fronte al corteo. Il destino a volte é beffardo. Le famose foto di Capa dello sbarco in Normandia, a causa di un errore di un impiegato di Life nella camera oscura, sono state quasi tutte danneggiate, i volti dei soldati eroici in mezzo alle onde di Omaha Beach appaiono sfocati. Peccato, quelle facce sarebbero passate volontieri alla storia.
Qui invece, in questa immagine, tutti sono immortalati in maniera assolutamente nitida. La foto ha fatto il giro del mondo, anche se questa volta, i protagonisti ne avrebbero probabilmente fatto a meno. "La tondue de Chartres", "la rasata di Chartres" si chiamava Simone Toseau e aveva ventitre anni.
Impiegata presso il servizio di interpretariato degli occupanti tedeschi, lei e la sua famiglia vennero accusati di collaborazionismo. Simone simpatizzava per il Parti Populaire Français di Jacques Doriot, il più a destra fra i partiti francesi e il più vicino ai nazisti. Ma la colpa principale di Simone, stava fra le sue braccia. Nell'istantanea, sotto lo sguardo inferocito della folla, Simone Toseau, la testa rapata a zero e le gambe nude porta in braccio un bébé addormentato. Quel bambino era uno degli "enfants de la honte", cosí venivano definiti i figli che numerose donne francesi avevano avuto dai soldati tedeschi.

Furono circa duecentimila nella sola Francia i bambini venuti al mondo da relazioni fra ragazze del Paese occupato e soldati della Werhmacht. Simone Toseau morí avvelenata dall'alcool e dai sensi di colpa, a quarantaquattro anni. Quel bébé addormentato e ignaro del suo destino oggi ha settant'anni, vive nel segreto, in un'altra regione, lontano da Chartres, ha vissuto nel dolore dei traumi subiti e rifiuta ancora oggi di parlarne per non riaprire piaghe di sofferenza. Alcune fra quelle donne che alla fine della guerra subirono l'umiliazione della tonsura e l'esibizione nei "carnavals moches", i brutti carnevali, come venivano chiamati i cortei improvvisati per esporle al pubblico ludibrio, furono veramente collaborazioniste, molte altre furono semplicemente ragazze colpevoli di essersi innamorate dell'uomo sbagliato.

Ogni guerra e ogni rivoluzione é seguita dalla sua fase di Terrore, se all'epoca di Robespierre, quando i mesi si chiamavano Brumaio o Termidoro, rotolarono nel cesto teste di innocenti, anche alla Liberazione in molti casi vendette personali e necessità di sfogare frustrazioni e rabbia provocate da anni di privazioni, presero come bersaglio soprattutto le donne colpevoli di "collaborations horizontales".
Indipendentemente da quelle che furono le responsabilità delle madri, coloro che, pur completamente innocenti, fecero le spese della situazione furono quei bébé. I "bambini della vergogna" crebbero nel dolore, nella negazione delle loro radici, spesso poco amati dalle stesse madri, molte volte umiliati in pubblico, discriminati, isolati.

D. R. é uno di loro. La mamma, dopo la guerra fu impiegata come domestica a Parigi e quel bimbo rimase con la nonna in un villaggio della Bretagna. La nonna detestava quel "fils de boche" (boche é un termine spregiativo per definire i Tedeschi) che gettava la vergogna su di lei e su tutta la sua famiglia. Lo puniva regolarmente con severità, rinchiudendolo nel pollaio. I vicini passavano di lí e osservavano, come un animale in gabbia quella testolina bionda che si agitava e gridava perché il pollaio era infestato dai topi. I passanti, che chiamavano quel pollaio "lo zoo della famiglia R. ", ridevano e lo prendevano in giro.
Un giorno, nella piazza del paese, il vicesindaco del villaggio lo additò, lo fece salire sugli scalini del municipio perché fosse ben visibile da tutti e lo insultò. La folla applaudí e lui fuggí piangendo. Aveva quattro anni. D. R. passò l'infanzia nella vergogna continua di colpe che non gli appartenevano, e come lui tutti gli altri "enfants de la guerre".
Il soggetto é tornato d'attualità ora in Francia, dopo che Hollande e Merkel hanno celebrato a gennaio i cinquant'anni del Patto d'Amicizia fra i due Paesi, stipulato all'Eliseo dal generale De Gaulle e dal cancelliere Adenauer nel 1963.

L'ufficiale austriaco papà della signora Chantal Le Quentrec
L'ufficiale austriaco papà della signora Chantal Le Quentrec

Da qualche anno, "les enfants de la honte" sono venuti allo scoperto. Molti di loro, dopo una vita di difficoltà, dopo un'infanzia spesso terribile, hanno deciso di raccontare la loro storia, di rivelare la loro identità, di andare a cercare quel genitore tedesco che spesso non avevano mai conosciuto.
Molti di quei soldati e di quegli ufficiali della Wehrmacht, come colui che diede un figlio a Simone Toseau, andarono a morire sul fronte russo. Ma qualcuno fra gli "enfants de la honte" é riuscito a rintracciare, il più delle volte grazie agli archivi della Wast a Berlino, i famigliari del proprio genitore. La Germania, per coloro che ne hanno fatto richiesta, ha concesso recentemente la doppia nazionalità.

E' il caso del signor Delorme Hoffmann, che ha fondato in Francia l'associazione Coeur Sans Frontières. L'associazione ha come scopo quello di riunire tutti quei bambini figli di madri francesi e di soldati tedeschi, di toglierli dal loro isolamento, di dar loro un supporto morale e un aiuto concreto a ritrovare le proprie origini. La segretaria dell'associazione é una signora parigina, Chantal Le Quentrec. Anche lei é un "enfant de la honte".
Cresciuta da una balia, una vedova di guerra, la madre tornò a riprenderla quando aveva cinque anni, presentandole "il suo papà", l'uomo che accettò di sposare la donna e di riconoscere quella bambina avuta da un ufficiale austriaco.
La madre di Chantal sfuggí alla tonsura e alle vendette della Liberazione. Era riuscita a mantenere segreta la sua relazione e la paternità della figlia, sebbene Chantal, fin da piccola, sentiva che "qualcosa non quadrava".
Vi erano tensioni famigliari, mille argomenti tabù e un gran silenzio ammantava tutto il periodo della guerra. La madre di Chantal aveva lavorato come domestica presso una coppia borghese il cui appartamento venne requisito dagli ufficiali tedeschi e austriaci. Lí nacque la storia d'amore tra la madre e il padre della bambina. La coppia di borghesi, nonostante lui fosse ebreo, sfuggí alla tragedia della deportazione.
La mamma di Chantal mantenne con loro ottimi rapporti e durante una visita ai suoi ex datori di lavoro, visita a cui partecipò anche la bambina, non poté impedire alla signora di esclamare " Come somiglia a lui!" "Lui" era l'ufficiale austriaco che aveva abitato a casa loro.
A Chantal quella frase rimase impressa e chiese spiegazioni alla madre per anni, ricevendo in cambio rimproveri e punizioni. A diciotto anni, ebbe finalmente diritto alla verità, ma per molti anni, per non turbare l'apparente quiete famigliare, mantenne ancora il silenzio. Fino al giorno in cui l'associazione vide il giorno, lei ne sentí parlare e finalmente capí di non essere sola, di non essere l'unica ad aver vissuto l'infanzia nel tabù delle proprie origini e nel senso di colpa. "Senza radici, é come vivere a metà. Ho potuto raccontare finalmente la mia storia, ma ormai la mia vita l'ho vissuta, ho potuto farlo troppo tardi" spiega Chantal, la voce appesantita dalla malinconia. "Ogni guerra ha i suoi "enfants de la honte", continuano a nascerne anche oggi, nei vari conflitti che insanguinano il mondo.
Se per noi é troppo tardi, siamo qui per aiutare gli altri, quelli che nascono ora, siamo qui per non farli sentire soli, perché non debbano subire quello che noi abbiamo subito. Siamo qui per dare quell'amore che a noi é stato negato" Quando il signor D.R. voleva abbracciare sua nonna, veniva bloccato e malmenato. "Un'infanzia senza amore é un abisso di solitudine dal quale ci vogliono anni per tornare a galla" conclude la signora Le Quentrec. Quei bambini, che ora hanno più di sessant'anni, nonostante tutto ce l'hanno fatta a tornare a galla. Hanno capito che l'unica maniera per riuscirci era tenendosi per mano.

Eva Morletto
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

I vostri commenti

Commenta

Per poter scrivere un'opinione è necessario effettuare il login

Se non sei registrato clicca qui

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati