Gianfranco Fini: il Pdl siamo noi

Chiudendo l'assemblea costituente di Futuro e LIbertà il presidente della Camera attacca frontalmente Berlusconi. E lancia una sfida.

13/02/2011
Gianfranco Fini con una delle magliette in vendita durante l'Assemblea costituente del Fli.
Gianfranco Fini con una delle magliette in vendita durante l'Assemblea costituente del Fli.

Non c’è posto per tutti e due. Il neopresidente di Futuro e libertà lo ripete continuamente, nelle sue conclusioni finali, davanti a una folla osannante che riempie il Padiglione 18 della Fiera di Rho, alle porte di Milano. Il partito di Berlusconi e il partito di Fini sono incompatibili. L’ex leader di An si rivolge direttamente all’elettorato del premier: “Futuro e libertà non è un nuovo partito. Noi eravamo esattamente quel che eravamo quando stavamo nel Pdl. Futuro e libertà rappresenta il Pdl e i suoi valori, quegli stessi valori che l’attuale Pdl di Berlusconi sta massacrando”.

Le due sfide. L’attacco al Cavaliere è frontale e parte da due proposte che in realtà sono due sfide. La prima: dato che Fini è diventato presidente della Camera grazie ai parlamentari di Forza Italia e di Alleanza Nazionale e dato che anche il premier è diventato tale in virtù dei voti dei due blocchi di elettori, “allora dimettiamoci insieme”. Ma, aggiunge, “Berlusconi non lo farà mai perché fuori da Palazzo Chigi ha qualche problema che io non ho se mi dimetto da presidente della Camera”.

Un partito di destra. Poi delinea quel che sarà la nuova formazione battezzata in quel di Milano. Un partito plurale ma saldamente di destra, inserito in un assetto bipolare che dovrebbe tener fuori gli estremismi e puntare ai moderati (come in Gran Bretagna o in America) mentre l’attuale assetto è una parodia del bipolarismo, “con gli estremismi che tengono fuori i moderati”. Non è a un Terzo Polo che punta ma a divenire ciò che il Pdl non è stato, la destra di un assetto bipolare alternativo alla sinistra. Per il centro non c’è posto.

Giustizia. Ma non sono certo le uniche bordate lanciate contro il suo ex alleato dal neopresidente di Futuro e libertà (incarico subito abbandonato perché incompatibile con la sua carica istituzionale). A proposito della giustizia “la politica non può attaccare frontalmente la magistratura arrivando a fare comunicati presi pari pari dalla storia più drammatica della storia italiana. Così si vuole aizzare lo scontro. I magistrati non fanno comunicati, fanno indagini e se sbagliano pagano".

Caso Ruby. "Siamo diventati lo zimbello del mondo occidentale per certi comportamenti - dice riferendosi al caso Ruby - Non è moralismo, retorica, demagogia, dire che ai nostri figli non possiamo soltanto insegnare che conta quanto guadagni, se riesci a farla franca, se qualcuno ti aiuta a non pagare dazio. Non è moralismo dire che non tutto è denaro ma bisogna impegnarsi con il lavoro, con il sacrificio, senza scorciatoie. Non si può prescindere dal dovere di far coincidere con la politica l'etica".

Federalismo e Unità d’Italia. Anche la proposta sul federalismo assume il sapore di una sfida. Non è il federalismo che piace alla nuova formazione partitica quello in discussione al Parlamento. "Per assecondare la Lega sbriciolano il senso dello Stato. Per quanto riguarda il 17 marzo probabilmente nel Pdl ci credono meno di quello che dicono riguardo alla necessità di difendere l'identità nazionale" afferma Fini le polemiche sui festeggiamenti dell'Unità d'Italia.  Poi apre alla discussione sul federalismo che piace a Futuro e Libertà, quello che responsabilizza il Sud e premia il lavoro del Nord,  il federalismo “che non è la bandierina che vorrebbe sventolare Calderoli”). Secondo il presidente della Camera prima bisogna fare il Senato federale delle regioni e di conseguenza discutere la legge elettorale.

Lo scontro sulla segreteria.
Fini ha chiuso salomonicamente (almeno a parole) anche lo scontro tra falchi e colombe su Italo Bocchino che puntava a fare il coordinatore.  "Proprio perché dobbiamo organizzare il partito non si devono ripetere gli errori del passato: ci vuole una governance definita del partito, questa volta dirò di meno ma farà di più, non è pensabile un bilancino o la paralisi" dice Fini annunciando che a guidare il nuovo organigramma ci sarà un vicepresidente.  "Servirà un ufficio di presidenza, un vicepresidente che avrà il compito di coordinatore il lavoro dei parlamentari. Occorrerà un portavoce, un coordinamento  e una segreteria in cui  non ci sarà un solo amico eletto in parlamento o in consiglio regionali". A ricoprire l'incarico di vice presidente del partito dovrebbe essere Italo Bocchino con Roberto Menia che lo sostituirebbe nell'incarico di presidente del gruppo alla Camera. Adolfo Urso dovrebbe invece coordinare la segreteria composta da persone senza incarichi politici. Nella riunione si dovrà poi decidere la composizione dell'ufficio di presidenza. Da oggi Futuro e Libertà comincia la sua battaglia al “vecchio” Pdl.

Francesco Anfossi
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Postato da RT57 il 18/02/2011 00:11

Leggo ogni tanti argomentazioni da barsport ( vedi pe ex. Metaf..) ovviamente non cia siamo quando per esempio si dice "gli elettori li hanno liberamente votati". Con la legge attuale un cittadino non vota un bel niente, solo simboli di partito con candidati scelti dalle segretrie o dal sultano. E i primi ad essere eletti sono i primi della lista. Esiste poi un premio di maggioranza sulla percentuale dei votanti. Questa legge è stata definita una porcata proprio da chi la proposta ed approvata. Dunque non parliamo di democrazia parlamentare rappresentativa poichè il parlamento è succube del governo ed il governo è succube del premier che comanda tutto e tutti come al tempo del fascismo. Fa pena vedere parlamentari che strisciano davanti al potere e obbediscono all'unisono come degli yesmen telecomandati. La democrazia diretta poi è il sale delle democrazie come hanno dimostrato in questi mesi le rivolte nei paesi islamici vicini. ancora un po di arroganza e la stessa cosa capiterà anche qui da noi in Italia; le piazze di domenica 13 sono un forte segnale in questo senso.

Postato da METAFISICO il 17/02/2011 22:42

Ma, mi scusi, RT57: questi senatori (e deputati) che abbandonano FLI, come mai sono senatori o deputati? Risposta: perché gli elettori li hanno liberamente votati. E quale simbolo gli elettori, per votarli, hanno contrassegnato? FLI o PDL? E, allora, che cosa c'è di strano se, per dovere di rappresentanza nei confronti dell'elettorato, riconfluiscono nel partito che li ha messi in lista e per il quale si sono presentati al giudizio degli elettori ottenendone il consenso. Amico, questa è la democrazia rappresentativa. Quella di piazza, che, non riuscendoci nelle urne, cerca vie traverse per subissare l'avversario, è un'altra cosa.

Postato da RT57 il 16/02/2011 21:38

Di oggi la notizia che alcuni senatori di FLI lasciano il loro gruppo. Mi auguro che vadano nella braccia del PDL ad aiutare quella storica difesa dell'indifendibile. Passeranno anche loro alla storia come quelli della cricca della nipote di Mubarak. Per anni saranno seganati a vita come esempio di abnegazione istituzionale al servizio del sultano di Arcore.

Postato da METAFISICO il 15/02/2011 13:57

Perfetta la futurologia politica di Andrea Annibale. Piano A: FLI + Lega Nord. E così la Lega, che qualcuno ebbe a definire "una costola della sinistra", diventerebbe una costola della destra! Tutto sta a vedere se la Lega, con il 15-20% di elettorato si acconterà di essere una costola di FLI con elettorato del 1,5-2% (secondo i sondaggi). Piano B: "ammucchiata" con la sinistra. Peccato che FLI abbia ribadito di essere "la" destra e mai con la sinistra! (altrimenti l'elettorato scende allo 0,05%). Mi permetto di disegnare un terzo scenario, che chiamo Piano C. Si va ad elezioni, PDL+Lega riconquistano la maggioranza, la sinistra riceve una ennesima stangata nelle urne, il Terzo Polo va in liquidazione, e Fini..... allontanato dallo scranno di Montecitorio, smette di fare "il bravissimo oratore" e si rifugia a Montecarlo, ospite del cognato.

Postato da Andrea Annibale il 14/02/2011 01:32

Fini è un bravissimo oratore e tutta la mia simpatia va a Italo Bocchino che è il numero due del Partito. Fino alle prossime elezioni FLI e Lega Nord si attaccheranno, ma dopo le elezioni prevedo che diventerà cruciale l’asse con il Partito di Bossi attorno ad alcuni punti cardine. Primo, il veto all’ingresso dell’UDC nella Maggioranza, veto che potrebbe cadere. Secondo, Tremonti Premier o altro uomo che riceva il consenso del Carroccio. Terzo, una nuova proposta di federalismo, completamente rivista e concordata con il Terzo Polo. Quarto, più attenzione ai valori cattolici di solidarietà e accoglienza degli immigrati. Quinto ed eventuale, una riforma del settore televisivo con il passaggio da un sistema bipolare RAI – Mediaset ad un sistema tripolare (due canali al massimo per ogni polo televisivo anziché gli attuali tre), con una efficace legge antitrust che preveda l’assoluta incompatibilità tra incarichi politici e controllo diretto o indiretto di giornali e televisioni. La palla è nel campo della Lega Nord ed il futuro degli schieramenti politici, se non del futuro politico dell’Italia tout court, è nelle sue mani. Una Lega Nord disancorata a Silvio Berlusconi in vista delle prossime elezioni e più moderata può ridisegnare, assieme al PDL e al Terzo Polo la Storia d’Italia. L’alternativa, quello che chiamerei “piano B” è un’ammucchiata tra Terzo Polo e sinistra. Non che io disprezzi o sottovaluti questa ipotesi, ma mi parrebbe un passo indietro rispetto a quel bipolarismo (che come è stato notato è diverso da bipartitismo) moderno, liberale e democratico che è oggi reso impossibile da alcune posizioni oltranziste e, mi permetto di dire, politicamente poco responsabili del Cavaliere e della Lega Nord.

Postato da RT57 il 13/02/2011 19:32

Anche se non sono un suo elettore dico forza Fini per quello che ha detto. Solo se tutti noi daremo il meglio di noi stessi possiamo sperare in una Italia migliore dove tutti gli italiani possono vivere e riconoscersi in un patto sociale equo e condiviso. Con queste premesse l'italia può ripartire. Di Fini ammiro il coraggio delle sue azioni che pochi di quell'area hanno la forza di assumere a costo di pagare di persona. In tutto il suo ragionamento mai un tornaconto personale.

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