Parigi, se la casa è in ospedale

La senegalese Marie-Antoniette e i suoi 4 figli abitano all’ospedale della Pitiè. E così più di cento famiglie senza casa. Perché anche la Francia taglia l'assistenza sociale.

21/07/2011
Marie-Antoniette e i suoi quattro figli all'Ospedale della Pitiè-Salpetriere a Parigi.
Marie-Antoniette e i suoi quattro figli all'Ospedale della Pitiè-Salpetriere a Parigi.

La casa di Marie-Antoniette e dei suoi 4 figli (il più piccolo ha appena 5 mesi) è una stanza di 10 metri quadri all’ospedale della Pitiè-Salpetriere di Parigi. Marie-Antoniette, 37 anni, di origine senegalese, e i suoi piccoli non dovrebbero stare qui, avrebbero diritto a una più confortevole camera d’albergo pagata dai servizi di assistenza sociale della SAMU Social. Ma anche la Francia è colpita dai tagli all’assistenza e i soldi per pagare l’albergo non ci sono.

I servizi garantiti dalla SAMU Social sono finanziati per il 92 per cento dallo Stato, ma quest’anno i finanziamenti per pagare le stanze d’albergo alle famiglie senza casa sono stati tagliati del 25 per cento. Così le famiglie con bambini minorenni, che non possono essere ospitati nei centri di accoglienza, sono costrette a rivolgersi al pronto soccorso degli ospedali o nei reparti di maternità.

Solo nella regione parigina, in sei settimane, dal 15 maggio al 4 luglio, sono 111 le famiglie (con un totale di 64 bambini) che si sono presentate negli ospedali. In segno di protesta contro i tagli ai finanziamenti Xavier Emmanuelli (che insieme a Bernard Kouchner è stato il fondatore di Medici Senza Frontiere) ha deciso di lasciare la presidenza della SAMU Social. “L’albergo non è la soluzione ideale, conosco famiglie che ci vivono da dodici anni, ma è sempre meglio di niente”, dice Emmanuelli. Da parte sua Benoist Apparu, sottosegretario con la delega per gli alloggi, promette “una soluzione più umana e più sociale” rispetto alle camere d’albergo. Ma ammette che ci vorrà del tempo, quello che manca a Marie-Antoniette e ai suoi bambini.

Roberto Zichittella
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Postato da Franco Salis il 22/07/2011 06:32

Si descrive una situazione come se fosse eccezionale,quando purtroppo eccezionale non è. Senza scomodarsi per fare il viaggio a Parigi,si faccia un salto nei nostri uffici comunali di assistenza sociale,o più semplicemente alla mensa della Caritas e si scopre una realtà impressionante. Non dico tale quale quella descritta della Somalia o del Perù,ma poco ci manca. Il fatto è di non facile soluzione e non a causa della crisi. E meno male che Berlusconi ha dichiarato che l’Italia è benestante (Repubblica.it del 22.07.11).Non sono sociologo e mi servo delle mie parole. Un rione della mia città due volte la settimana profumava dell’arrosto di un piatto tipico locale ,mica tanto a buon prezzo,il quale veniva innaffiato con vino talvolta abbondante. Cosa significa. Mentre io,ormai avviato negli studi, rinunciavo al quel piatto e preferivo acquistare un libro,quelli non sapevano neppure che cosa fosse un libro. Io ero un privilegiato. Cioè questa gente non ha neppure la capacità di qualificare spesa e ciò li porta a non uscirne mai da tale situazione di degrado economico. Un giovane,sposato con un figlio e un altro in arrivo,avendo saputo di un alloggio libero,lo occupa abusivamente e chiama i carabinieri per sancire l’occupazione per necessità. Con buona pace di chi aveva maggior titolo. Altro prende in affitto un alloggio certamente non abitabile,ma per acquisire maggior punteggio ai fini dell’assegnazione di alloggio artificialmente lo rende peggiore. Il bambino si ammala e dopo muore:per ragioni umanitarie viene loro assegnato un alloggio. Infine, famiglia numerosa padre madre e cinque figli di cui due psicolabili e tre tirano avanti con la pensione dei genitori e qualche lavoro precario. Morti i genitori la pensione è venuta meno. Dei due solo uno avvia la pratica e ottiene un assegno di invalidità che deve dividere col fratello perché non c’è verso di fargli fare la pratica di assegno. Finito l’assegno,in tempi brevi,per incapacità di qualificare la spesa,vanno spesso alla mensa Caritas,che viene loro negata quando sanno che dispongono di risorse! Entra a questo punto il discorso della canna da pesca e non il pesce. Fuor di metafora,io ente pubblico ti do l’alloggio,però tu mi paghi l’affitto a prezzo equo e non di mercato,se non sei in grado di pagare l’affitto,stante la tua condizione lavorativa,in cambio mi fornirai dei servizi,per esempio pulire meglio le strade, cortili scolastici e quant’altro,ma mai e poi mai,gratis: si diseduca il cittadino. In caso di invalidità lavorativa oltre all’assegno o in sostituzione di esso assicurare i servizi:fornitura gratuita di energia elettrica,acqua,minimo di riscaldamento e un quantitativo di generi alimentari e pulizia della persona distribuita nel corso del mese (se no viene consumata nella prima settimana).Buona giornata

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