Garzon, da accusatore ad accusato

Il giudice che mise alla sbarra di Pinochet ha finito per infrangere il "patto dell'oblio".

17/05/2010

Per aver spiccato un mandato di cattura (per "genocidio, terrorismo e tortura") contro l'ex dittatore cileno Augusto Pinochet, Baltasar Garzòn aveva conquistato, alla fine degli anni '90, una fama internazionale. Ma già da tempo era il "juez estrella", il giudice-stella, la star della giustizia spagnola, l'instancabile difensore dei diritti umani, il giustiziere che combatteva il narcotraffico, la criminalità organizzata, la corruzione, i terroristi baschi dell'Eta e gli abusi dei Gal (i nuclei antiterroristici della polizia spagnola).

    Era stato anche il primo magistrato a spiccare un mandato di cattura internazionale contro Osama Bin Laden. Le indagini che ha aperto negli ultimi 20 anni sono sempre state così "mediatiche" che più d'una volta si ha avuto l'impressione che l'unico magistrato di Spagna fosse proprio lui. Adesso, però, il 55.enne Baltasar Garzòn è finito dall'altra parte del banco: indiziato dal Tribunale supremo di Madrid per prevaricazione, abuso di potere e corruzione in tre distinte vicende, è stato sospeso dalle sue funzioni in attesa di essere processato.

    La colpa sostanziale del giudice-stella è di essersi ostinato a voler stanare gli scheletri che la Spagna democratica tiene gelosamente nascosti negli armadi 70 anni dopo la fine della guerra civile conclusasi con la vittoria di Francisco Franco, e 35 anni dopo la scomparsa del caudillo. Quello che si rimprovera a Garzòn è di avere infranto il "patto dell'oblio" che aveva permesso alla fragile democrazia spagnola di consolidarsi, dopo che nel 1977 era stata votata un'amnistia per i crimini commessi durante la guerra civile (1936-39) e poi sotto la dittatura franchista (1939-75).

    Il 18 ottobre 2008, Baltasar Garzòn aveva aperto, su richiesta delle famiglie, un'inchiesta sul destino di 114 mila repubblicani scomparsi tra il 1936 e il 1975. Per aggirare l'ostacolo della legge di amnistia, il giudice aveva riqualificato i delitti come "crimini contro l'umanità", imprescrittibili secondo i trattati internazionali firmati anche dalla Spagna.  Baltasar Garzòn non aveva previsto le reazioni che la sua mossa avrebbe provocato. Senza perdere tempo, due organizzazioni d'estrema destra (fino ad allora sconosciute) dalle quali si è poi unita la Falange spagnola (il movimento che incarna ciò che resta del franchismo) hanno denunciato il "juez estrella" all'Audiencia Nacional (il tribunale supremo di Madrid).

    L'istruttoria è stata affidata a Luciano Varela, un magistrato considerato come l'avversario, o più esattamente il peggiore nemico di Garzòn, un uomo i cui conoscenti assicurano che "il sue ego è altrettanto smisurato quanto quello di Garzòn". Se riconosciuto colpevole, il giudice-stella rischierà se non il carcere, comunque la sospensione da 12 a 20 anni.  Come dire che la sua carriera sarà definitivamente chiusa. Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Madrid e in tutte le grandi città per denunciare "l'impunità del franchismo", reclamare "verità, giustizia, riparazione, solidarietà con le vittime".

    I difensori di Baltasar Garzòn domandano se "le vittime di Franco valgono meno di quelle di Pinochet". In effetti il caso Garzòn, al di là delle passioni che ha scatenato, dimostra anzitutto che il "patto dell'oblio" non ha funzionato, e che la Spagna non ha ancora saldato i conti con il suo doloroso passato. Cancellando con un'amnistia i crimini commessi durante la guerra civile e sotto la dittatura franchista, la Spagna democratica è soltanto riuscita a riempire gli armadi di scheletri. Come diceva Hegel, "guai a tentare di sotterrare la Storia: prima o poi si vendica saltando fuori come un cane rabbioso".

Paolo Romani
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