Gelato da museo ad Anzola dell'Emilia

Il 27 settembre aprirà il museo Carpigiani, che racconta la storia del gelato, l'evoluzione del gusto e della tecnologia, svelando curiosità e aspetti poco noti.

17/09/2012
automezzo Carpigiani con a bordo macchina soft alla fiera di Bologna 1958 (da Archivio gelato museum)
automezzo Carpigiani con a bordo macchina soft alla fiera di Bologna 1958 (da Archivio gelato museum)

C'è stato un tempo in cui era un dessert solo per pochi nobili. Un altro in cui era considerato quasi un farmaco ricostituente, visti gli ingredienti. Per qualcun altro ancora è stato il pretesto per aguzzare l'ingegno e progettare macchine per prepararlo artigianalmente. La storia dei fratelli Carpigiani, Bruto e Poerio da Bologna, si incrocia con tutto ciò riuscendo a farne un'azienda nel 1946 (la Carpigiani appunto) che oggi è leader mondiale nel settore delle macchine per gelato. In omaggio a tanta fatica, intuito e bontà, il 27 settembre aprirà il museo del gelato Carpigiani. È il primo in Italia e si trova all'interno dell'azienda ad Anzola dell'Emilia. È qui che la Carpigiani si è trasferita nel '69 aprendo poi 12 filiali nel mondo, da Tokyo a San Paolo, e perfino un'Università per maestri gelatai.

Bambini che mangiano il gelato, Parigi 1962
Bambini che mangiano il gelato, Parigi 1962

Grazie agli architetti Matteo Caravatti e Chiara Gugliotta è stato ricavato uno spazio di circa 1000 metri quadri che ospiterà foto, macchine e strumenti d'epoca, ricette, stampi e cassette per coni fino a un self service che era nella stazione di servizio Firenze nord e vendeva il gelato a 150 lire. L'allestimento – voluto dalla Fondazione Carpigiani, prima al mondo dedicata al gelato artigianale – racconta la storia del gelato, l'evoluzione del gusto e della tecnologia, svelando curiosità e aspetti poco noti. Si scopre così ad esempio che in Mesopotamia nel 1700 a.C una specie di antenato del gelato era il vino rinfrescato con ghiaccio; nel 1000 gli arabi bevevano lo shrb, il futuro sorbetto e sei secoli dopo un siciliano, Francesco Procopio Cutò, esportava il gelato a Parigi. Per mangiarlo per strada invece bisognerà aspettare l'800, mentre è del 1903 il primo cono brevettato. In parallelo cambiavano gusti e ricette (risale a fine '700 il gelato di pane mentre è datato 1808 quello al tartufo) e dagli anni '50 si imponeva il cosiddetto gelato all'italiana diverso dagli altri perché preparato con miscele naturali come la frutta, e materie prime come il cacao.

Logo museo
Logo museo

In evoluzione anche i modi per prepararlo: il museo di Anzola espone macchine della prima era, più simili a tinozze da vino in cui si mantecavano gli ingredienti mettendo attorno ghiaccio e sale (quest'ultimo serviva ad abbassare la temperatura) con una manopola da far girare a mano non senza fatica. In mostra anche la 'singola Carpigiani', primo modello industriale datato fine anni '50, le più avanzate macchine con pastorizzatore e gli stampi (anche d'oro) che, riempiti di cialda liquida, creavano i coni. Tutto a portata di visitatore che, oltre alla propria fantasia, può contare su schermi in cui passano le immagini dei gelatai al lavoro. Infine, un'intera parete è occupata dalle cassette dei coni: piccole opere d'arte - per decorazione, soggetti e colori - in cui si trasportavano i coni venduti per strada. Per i primi tre giorni di apertura del museo (sempre a ingresso gratuito) sono previste visite guidate, laboratori didattici per bambini e dimostrazioni per i grandi. E inevitabilmente gelato da assaggiare.

Patrizia D'Alessandro
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