Se il debito si mangia la Grecia

Della Grecia non si parlava quasi più, ma gli indicatori economici restano un disastro. Solo i prestiti della Ue l'hanno tenuta a galla. Finora...

06/02/2012
Evangelos Venizelos, ministro delle Finanze della Grecia (copertina e questa foto: Reuters).
Evangelos Venizelos, ministro delle Finanze della Grecia (copertina e questa foto: Reuters).

E la Grecia? Del buco nero d'Europa, il Paese virtualmente fallito, non si parlava quasi più. Curiosamente, perché la Grecia non era affatto sulla buona strada. Gli indicatori economici hanno continuato a mandare messaggi disastrosi: la Borsa ha perso più di tre quarti della capitalizzazione, la disoccupazione è al 18%, il sistema bancario ha visto eclissarsi il 25% dei depositi che aveva solo due anni fa, il settore delle costruzioni ha ridotto le operazioni di due terzi, nel 2011 il Prodotto interno lordo si è contratto del 6%. Il turismo è cresciuto (più 10% nel 2011), grazie ai prezzi bassi e alle rivolte che hanno reso instabile la sponda Sud del Mediterraneo. Ma per farla breve, gli analisti della Ue ritengono che, di questo passo, la Grecia potrà portare il proprio debito pubblico al 120% (!!!) del Pil solo intorno al 2020. E infatti ora si parla di default: impossibilità di pagare i debiti, fallimento dello Stato.

     La Grecia è rimasta in piedi finora per una sola ragione: la Banca centrale europea ha garantito alla Banca centrale di Grecia prestiti per 73 miliardi di euro e ha comprato Buoni del Tesoro greci per altri 40 miliardi di euro. Una gigantesca iniezione di denaro che ha consentito al sistema di continuare a girare. Una bombola per l'ossigeno pagata dai 500 milioni di cittadinni della Ue.

    La coscienza di tutto questo si è pian piano diffusa presso i greci e ha anche cambiato la percezione della crisi. Ricordate le manifestazioni contro gli "eurocrati", contro "i diktat dell'Unione Europea", le manifestazioni, le contestazioni alle delegazioni inviate da Bruxelles? Bene, tutto dimenticato o quasi. Un recente sondaggio ha mostrato che il 70% dei greci preferisce restare nell'euro e proprio non vorrebbe tornare alla vecchia dracma. Dice nulla, a noi italiani di destra e di sinistra, così convinti di essere vittime di un complotto internazionale e non dei nostri antichi vizi?

    Ora la Grecia è a un passo dal baratro dell'insolvenza, ma molti, soprattutto dalle parti della Germania, continuano a diffidare e a tentennare di fronte a un ultimo, disperato salvataggio. Perché? La ragione è molto precisa: il sistema economico greco è bacato all'interno e, almeno finora, non ha dato segni di voler affrontare quel complicato, doloroso ma inevitabile, processo di riforma che dovrebbe renderlo più agile, efficiente e competitivo. La Grecia e la sua politica, insomma, non hanno ancora trovato il loro Mario Monti, né quel sussulto di coscienza collettiva che in Spagna ha portato Zapatero a prendere decisioni difficili ma fondamentali per poi lasciare il potere a Rajoy.

     l segnale più evidente della difficoltà greca a evolvere è il dato della disoccupazione (18%, come si diceva), che pare quasi incredibile se collegato a un disavanzo delle partite correnti che aumenta del 10% l'anno. Il che significa che la Grecia continua a fare debiti, senza però riuscire a "spenderli" per incrementare le attività produttive (da cui la mancata riduzione della disoccupazione).

     D'altra parte nel 2011 il Paese si è piazzato al 100° posto (su 183 Paesi) nella graduatoria della Banca mondiale sugli ambienti favorevoli al business, un rango certo non degno di una nazione occidentale ed europea. Un'inerzia e un'arretratezza così radicate da provocare proposte un po' provocatorie e un po' disperate: come quella di affidare l'esazione delle tasse ad aziende private straniere, sperando così di superare l'ostacolo della corruzione e dell'imperizia del sistema fiscale nazionale.

    

    

Fulvio Scaglione
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Postato da Libero Leo il 12/02/2012 11:29

Nel mio precedente commento ho concentrato l’attenzione su ciò che fa, o dovrebbe fare, il governo italiano. E ciò non induce certo a grande ottimismo. Ho trascurato i provvedimenti che potrebbero prendere autorità esterne all’Italia. La EU offre poche speranze in quanto condizionata pesantemente dalla cultura economica della Germania. Però la BCE, a seguito della presidenza di Draghi, ha modificato la sua tradizionale politica. Infatti, senza grande clamore, sta immettendo grande liquidità nel sistema bancario. Ora le banche possono acquisire liquidità dalla BCE pagandola l’1%, e possono impiegarla per finanziare gli stati, tra cui l’Italia, a tassi ben più elevati. Ciò ha aumentato la sottoscrizione del debito pubblico italiano e, quindi, ha diminuito lo spread con benefico effetto sul bilancio dell’Italia. Se, come sembra, la BCE proseguirà questa immissione di liquidità nel sistema bancario, la situazione dell’Italia migliorerà e verranno attenuati gli effetti negativi, che l’aumento delle imposte del governo Monti sta generando.

Postato da Libero Leo il 06/02/2012 23:03

Fulvio Scaglione ha scritto: “La Grecia e la sua politica, insomma, non hanno ancora trovato il loro Mario Monti...”. Il lettore potrebbe pensare che ora, col prof. Monti, i problemi dell’Italia siano risolti. Magari fosse così! Temo che i problemi da risolvere siano ancora molti. Alcuni sono conseguenza dei primi provvedimenti fiscali presi da Monti: fuga di capitali all’estero, diminuzione del PIL, imminente recessione ed aumento della disoccupazione. I provvedimenti di sviluppo sono poco efficaci e, se è vero quanto ha spiegato il prof. Brunetta, sono simili a quelli che il precedente governo non ha potuto prendere perché “stoppato” dal capo dello stato. Stando così le cose c’è il rischio che l’Italia abbia imboccato la spirale nella quale si trova la Grecia: risanamento dei conti, aumento della disoccupazione, diminuzione del PIL e conseguente aumento del disavanzo; quindi, altro risanamento, altra diminuzione del PIL, ecc., ecc.. Speriamo che Monti riesca a modificare il famoso art. 18. Finora, rispetto al precedente governo non c’è un grande cambiamento, a parte il fatto che Monti è spesso in TV. In pratica anche questo governo, come il precedente, non prende i provvedimenti drastici quali sono richiesti dalla situazione eccezionale in cui ci troviamo. Ad esempio: 1) Vendere il patrimonio dello stato. 2) Eliminare il più grande monopolio, l’INPS, che è fonte di sprechi enormi. 3) Eliminare i monopoli che alcuni grandi gruppi della GDO (grande distribuzione organizzata) hanno in alcune regioni. 4) Diminuire la burocrazia e le imposte che gravano sulle aziende, in modo da renderle più competitive e favorire investimenti esteri in Italia. Se necessario, compensare la diminuzione del gettito con l'aumento delle imposte sui consumi, che colpirebbe anche i prodotti importati. 5) Prevenire l'aumento della corruzione e concussione, nonché l'elusione e la fuga di capitali, di aziende e di imprenditori all'estero; tutti fenomeni che si accompagnano all'aumento delle imposte e delle verifiche fiscali. 5) Combattere l'evasione fiscale diminuendo la pressione fiscale, come è scritto nei testi di scienza delle finanze e come hanno fatto alcuni paesi con buoni risultati; più basse sono le imposte, meno rende l’evasione. 7) Attuare una riforma fiscale semplificatrice e che instauri un nuovo patto fisco/cittadini, in modo che tutti possano sentirsi dalla parte del fisco

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