12/09/2012
Pellegrini in Piazza San Pietro.
Una propensione più alta all’astensionismo e una apertura di credito al Movimento 5 stelle. Ai grillini andrebbe il 14 per cento del voto
cattolico. L’indagine dell’Ipsos, resa nota dalle Acli alla vigilia del convegno di Orvieto, rivela che ben il 43 per cento dei cattolici praticanti ha intenzione di non andare a votare. «Non serve un partito cattolico, ma un salto di qualità nella presenza dei cattolici in politica», ha dichiarato il presidente nazionale Andrea Olivero. «E ai
cattolici impegnati in politica», aggiunge, i cittadini chiedono più onestà e più attenzione a lavoro, famiglia e poveri».
La ricerca,
commissionata proprio in vista del 45° Incontro nazionale che il
prossimo 14 e 15 settembre e che sarà dedicato al tema: “Cattolici per il bene comune. Dall’irrilevanza al nuovo protagonismo”, sottolinea che le parole alle quali i cattolici praticanti si sentono più vicini sono famiglia solidarietà, partecipazione, lavoro e bene comune. «È confortante», sostengono alle Acli, «che la risposta italiana alla crisi sembra essere una risposta comunitaria e non individualistica. E la
voglia di partecipazione è il segno positivo che gli italiani non si
rassegnano al disfattismo o alla rassegnazione». I cattolici,
pur dimostrando scarsa propensione sia a impegnarsi direttamente in
politica (lo farebbe solo il 15 per cento degli intervistati contro il
30 del resto della popolazione), sono però esigenti con chi lo fa. Il
47 per cento di loro vorrebbe più attenzione per le condizioni dei
lavoratori, delle famiglie e die poveri e il 36 per cento si aspetta
più onestà e rigore morale rispetto agli altri politici. Per quanto
riguarda gli schieramenti perdono consensi sia il Pdl che la Lega
(insieme passano dal 45 per cento del 2006 al 31 per cento); tiene il Centro sinistra (nella formula Pd+Idv+Sel sono al 34 per cento; cresce al 16 per cento il centro di Udc, Fli e altre piccole forze.
Nessuna nostalgia invece per un partito dei cattolici. Anche se forte è
l’esigenza di cambiamento. Il 42 per cento dei cattolici impegnati
spera in un nuovo partito, e il 62 (contro il 56 del resto della
popolazione) è convinto che lo scenario partitico come lo abbiamo
conosciuto finora cambierà radicalmente. «È inimmaginabile»,
conclude Olivero, «che i partiti non tengano conto di questa esigenza
radicale di cambiamento. L’offerta politica attuale è evidentemente
insufficiente. Non servono operazioni di maquillage, non bastano cambi
di nome. È necessario lanciare segnali concreti di rinnovamento delle
classi dirigenti, della modalità stessa di fare politica e di costruire
il rapporto con cittadini e società civile, a partire dalla riforma
della legge elettorale e dalla trasparenza nel finanziamento dei
partiti».
Annachiara Valle