I veleni di Milano

Il nuovo quartiere Santa Giulia doveva essere "la città ideale". Ma la magistratura l'ha posto sotto sequestro per mancata bonifica e ha emesso 9 avvisi di garanzia.

22/07/2010
Un'immagine del quartiere milanese di Santa Giulia. Nuovissimo, incompiuto e inquinato (foto Fotogramma).
Un'immagine del quartiere milanese di Santa Giulia. Nuovissimo, incompiuto e inquinato (foto Fotogramma).

Il nuovissimo quartiere di Santa Giulia a Milano doveva essere "la città ideale", ma non ha mai trovato il modo di diventarlo. Benché il progetto fosse stato affidato all'archistar Norman Foster, baronetto d'Inghilterra e celebrata firma dell'architettura mondiale,  le 1.887 famiglie che lo popolano aspettano da alcuni anni la fine dei lavori, attendono trasporti e servizi non ancora realizzati, hanno seguito con il batticuore il possibile fallimento della società Risanamento dell'immobiliarista Luigi Zunino che ha gestito la mega-impresa, e che solo le banche hanno salvato al fotofinish.

    Ma pochi giorni fa è caduta su tutti la tegola più pesante: i giudici hanno messo sotto sequestro le aree non edificate del quartiere, per mancata bonifica dell'area che aveva ospitato per decenni la chimica Montedison e la siderurgica Redaelli. Il complesso è il contrario di un fazzoletto di terra: 1,2 milioni di metri quadri di superficie, 2.000 appartamenti già costruiti e 1,6 miliardi di euro sborsati per l'operazione.

    I sigilli a Santa Giulia, che si trova alla periferia sud-est di Milano, sono stati posti dopo che una relazione dell'Agenzia regionale per l'ambiente ha dimostrato che nelle prime due falde acquifere sottostanti il quartiere si trovano sostanze cancerogene, in concentrazioni molto superiori ai limiti imposti dalla legge. La Procura di Milano ha in contemporanea emesso 9 avvisi di garanzia ad altrettanti presunti responsabili della mancata bonifica. Tra essi, i nomi di maggiore rilievo sono quelli di Luigi Zunino e di Giuseppe Grossi, considerato il re delle bonifiche nelle aree ex industriali della Lombardia.

    Però le indagini andranno anche a verificare chi doveva controllare, e invece lo ha fatto poco o con negligenza. Sono così già iniziati i rimpalli di responsabilità tra le istituzioni, cioè tra Comune, Provincia, Regione e la stessa Arpa.

    «Qui le responsabilità sono plurime, ed è proprio quello su cui sta indagando la magistratura», osserva il presidente della sezione lombarda di Legambiente,  Damiano De Simine. «La situazione è in divenire, però l'unica cosa che si può affermare con certezza è che ci sono state negligenze della pubblica amministrazione e responsabilità degli imprenditori.  Ricordiamo che Grossi è già stato coinvolto in altri gravi episodi, sostanzialmente di truffa fatta attraverso le bonifiche».

    De Simine chiarisce la portata ambientale dell'inquinamento a Santa Giulia: «Stiamo parlando di un interessamento delle falde acquifere, anche se non sono quelle da cui si attinge l'acqua potabile. Per essere veramente sicuri che non ci sia un pericolo per la salute si devono fare dei carotaggi del terreno, per vedere dove sono gli inquinanti, a che profondità e con quale distribuzione spaziale. Il pericolo è potenziale, ma è molto grave, perché sappiamo che sono stati contaminati già due livelli della falda, e quello da cui si attinge l'acqua potabile è il terzo livello in profondità. Non credo che gli abitanti debbano allarmarsi più di tanto per l'acqua del loro rubinetto, che viene dalla rete dell'Acquedotto milanese. Ma il sito, che è grande, dovrà comunque essere bonificato o messo in sicurezza».

Rosanna Biffi
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