Integrazione, niente scuse

A colloquio con Mohamed Ba, regista teatrale, attore e mediatore culturale, un anno fa vittima di un episodio di violenza di matrice razzista.

01/07/2010
Mohamed Ba
Mohamed Ba

  E se per un misterioso caso non fossimo nati qui ma nel "Terzo Mondo"?E dopo undici anni in Italia venissimo aggrediti in una sera di quasi estate a Milano, aspettando il tram?A Mohamed Ba, regista teatrale e mediatore culturale senegalese, è successo il 31 maggio 2009: alla fermata del 19 in viale Certosa un ragazzo italiano gli si è avvicinato e senza motivo l’ha accoltellato due volte, mentre tutti i passanti se la davano a gambe. Ba, 46 anni, ha raccolto la sua esperienza in un monologo, Invisibili, andato in scena il 17 giugno scorso a Settimo Milanese e nei prossimi mesi in altre località dell’hinterland. La serata a Settimo, organizzata dall’associazione Bisanzio finanzierà un ciclo di incontri sul tema dell’integrazione e del dialogo interculturale.  

Lo spettacolo. Invisibili ripercorre il cammino di due cittadini africani in Paesi stranieri: “È un tentativo di ridare voce agli imbavagliati, agli emarginati” spiega Ba. “Perché in Italia i migranti, invece di essere diventati un valore in termini sia culturale che economico, sono solo numeri per riempire le fabbriche”. Così “uno straniero è portato a rinchiudersi in ghetti in cui si parla solo la lingua del Paese d’origine e si mangia come a casa”. Nello spettacolo, il narratore paragona l’odissea dei migranti di oggi all’esodo degli Ebrei dall’Egitto: “Ma noi non abbiamo nessun Mosè a guidarci. Le acque del Mediterraneo per noi restano chiuse, anzi si aprono per inghiottirci”. Ancora una volta e senza paura di ripetersi, Invisibili insegna il rispetto per la cultura dell’altro, la curiosità verso la sua storia: il narratore si presenta crocifisso come Gesù, e dalla croce trasmette i suoi Dieci comandamenti per l’integrazione. Da “Non imporre la tua cultura” a “Onora anche le feste altrui”. 
 
“Qualcosa non va”. Per Ba, raccontare è anche una cura: “Lo spettacolo nasce da quel 31 maggio, quando alla fermata del tram un ragazzo mi si è avvicinato e mi ha detto solo “Qui c’è qualcosa che non va”, come se io fossi fuori posto per il colore della mia pelle, prima di accoltellarmi due volte e poi sputarmi in faccia” racconta Ba. “Da quel giorno qualcosa è morto in me. Anche se continuo a sforzarmi di credere che l’Italia non sia fatta solo di gente armata di coltello, ma anche di persone che ti parlano come a un essere umano.  

Integrazione, niente scuse. In Francia, Paese in cui Ba ha vissuto per alcuni anni, “un nero può essere professore di filosofia alla Sorbona o manager in una grande azienda”. Forse perché la Francia ha una storia di immigrazione di più lunga data? “No. Non cerchiamo attenuanti, l’Italia non ne ha. E proprio per la sua storia: è una nazione cresciuta con le rimesse dei suoi migranti in tutto il mondo”. Dall’assimilazione francese al melting pot americano, per Ba non ci sono Paesi-modello o strade obbligate: “L’importante è ricordare che i Paesi non sono fortezze, ma terre”.  

L’associazione Bisanzio. L’Associazione Bisanzio di Settimo Milanese è nata nel 2006 per promuovere il dialogo interculturale attraverso attività formative, eventi e incontri. Tra queste, un corso di italiano per stranieri diventato punto di riferimento per la zona di Settimo Milanese e zona Nord di Milano. Info: www.bisanzio.org

Michela Gelati
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