Steve Jobs, meglio l'uomo del santo

Profeta, messia, autore di un nuovo "vangelo" e dei nuovi "dieci comandamenti". Una specie di culto che fa torto all'uomo Steve Jobs, al suo genio e alla sua sofferenza di malato.

07/10/2011
Una delle tante raffigurazioni "mistiche" di Steve Jobs che circolano in questi giorni.
Una delle tante raffigurazioni "mistiche" di Steve Jobs che circolano in questi giorni.

La scomparsa di Steve Jobs, imprenditore di successo ma soprattutto uomo che ha guardato in faccia la malattia con coraggio e dignità, ha provocato dentro e fuori dal web un grande tributo alle sue indubbie capacità. Qualcuno, però, ha un tantino esagerato.

     Lo hanno definito “profeta di una nuova religione”, “cristo del transumanesimo”, “messia dei nostri giorni”, Wired Italia addirittura lo ha già fatto risorgere come “eterno genio informatico”. A questo punto sembra quasi una conseguenza logica che “la bibbia della rivoluzione digitale”, come aveva titolato il Tg1 in occasione dello sbarco di Wired in Italia, sia in edicola con uno speciale dossier: “il vangelo secondo Steve Jobs” e che le sue regole per il successo abbiano preso la forma, grazie a Newsweek, di “dieci comandamenti”.  



     Vista l’insistenza sul tema viene da chiedersi se non vi siano elementi che favoriscano questo accostamento tra l’esperienza religiosa e la parabola del genio californiano. Di certo colpiscono la ritualità, il carisma, la consegna del segreto, lo sguardo che penetra il futuro e la capacità in parte di predirlo. La Bbc ha voluto scendere ancora più in profondità sottoponendo il cervello di Alex Brooks, un fan infatuato di Apple, a vari test neurologici nel corso del documentario Secrets of the Superbrands per verificare le sue reazioni di fronte ad alcuni dispositivi della casa di Cupertino. La sorpresa, almeno per i neuroscienziati, è stata quella di rintracciare reazioni neurali analoghe a quelle dell’esperienza mistica o risposte simili a quelle che i fedeli di una religione provano nel vedere oggetti sacri. 

     Alex Riley, il giornalista che ha curato il documentario, è convinto addirittura che ci sia una somiglianza tra il popolo che accorre al richiamo della mela morsicata e quello convocato dalla presenza del Papa. Arriva ad ipotizzare che la casa di Cupertino favorisca la crescita di questo culto planetario alimentandolo con strategie scaltre e mirate.

     Che Steve Jobs fosse più o meno consapevole di sostenere questo subdolo meccanismo non ci è dato sapere. Di certo negli ultimi otto anni lo abbiamo scoperto malato e vulnerabile, più che semidio, convinto che la legge dell’amore superi ogni abbaglio promesso dalla tecnica o dall’economia. Questo, implicitamente, è il testamento che ha lasciato ai suoi seguaci.

don Marco Sanavio
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Postato da manuel500 il 09/10/2011 13:27

Voglio semplicemente specificare che non è un culto religioso quello che si è sviluppato con i prodotti Apple, ma un culto terreno che non si basa su nessuna beatitudine eterna. I titoli dei documentari dedicati a Steve Jobs stanno a sottolineare il suddetto culto, che è l'amore per il prodotto, ma non l'amore per qualche presenza mistica. Sicuramente una persona che conosce Apple e i propri prodotti conoscerebbe anche questa situazione, quindi presumo che l'autore dell'articolo sia ignorante in materia, poiché non avrebbe dovuto offendere i fan della Mela con dichiarazioni tanto assurde. Per i titoli dei giornali o delle riviste dico all'autore dell'articolo che non c'è bisogno di prendere tutto sul serio e magari sorridere semplicemente perché è appunto un modo per sottolineare l'amore per il prodotto che ha cambiato il nostro modo di vedere le cose e il nostro modo di pensare.

Postato da wvalter il 08/10/2011 08:34

Io, fan di Apple, l'altro ieri ho scritto: Il 6 ottobre del 1971 moriva mio nonno Nazareno. Il 6 ottobre del 1974 moriva mio zio Fortunato. Per un po’ di tempo da bambino ho vissuto il 6 ottobre nella paura che morisse pure mio padre. Stanotte mi son svegliato e pensavo a questo, quando ho letto sul mio iphone la notizia della morte di Steve Jobs, una persona che mi vanto di apprezzare dal 1985 quando ho toccato il primo mouse di un Mac. Lì per lì, pur non avendo alcun grado di parentela, un pochino orfano mi sono sentito, però non vorrei esagerare su questo. Infatti, vedendo poi tutti i giornali del mondo dedicargli la grande foto di apertura, mi è venuto in mente, chissà perché, Tonino Bello quando per descrivere la bellezza e magnificenza dell’uomo, lo rappresentava nella maestosità di Riccardo Muti mentre dirige “coronato di gloria e di onore”, per associarlo poi all’altrettanta sublimità del volto del barbone ubriaco e puzzolente che stava dormendo in un letto a casa sua. Entrambi volti, persone, “fatte poco meno degli angeli”. E così stamattina quando alle 5 ho letto, un po’ commosso, di questa ormai annunciata morte, nel momento in cui tutti gli rendono onore e gloria, ho voluto associare alla sua morte quella di tutti i dimenticati e piccoli della terra, ai tanti a cui oggi nessuno dedicherà neppure un manifesto funebre, ma che agli occhi di Dio non sono bit, né codici anagrafici, ma nati, proprio come Steve, da una mamma partoriente e pensati da un Dio creatore che oggi li accoglie a braccia aperte tutti insieme. Così sia.

Postato da RobertoP il 07/10/2011 11:09

E' un peccato che nessuno spiccichi una parola su Steve Jobs come imprenditore, cioè un vero fallimento... Produce i suoi bei giocattolini all Foxconn in Cina, dove si sono registrati circa 10 suicidi in un anno, dovuti alle condizioni di lavoro massacranti (cercare su google keywords, suicide, foxconn, Repubblica forse da sola aveva registrato la notizia, il che è tutto dire...), dopo che Apple ha dovuto gestire la notizia e il clamore mediatico, l'unico provvedimento preso da Foxconn che sappiamo è l'assoluto divieto di accesso in qualsiasi modo della stampa, chiusura totale sulle informazioni, infatti 'pare' che non si sia suicidato più nessuno... Jobs, con gli enormi capitali accumulati, avrebbe potuto spostare la produzione in paesi occidentali dove i diritti dei lavoratori sono garantiti, e avrebbe anche potuto incentivare l'occupazione in un momento di crisi degli USA ma invece a continuato a succhiare il sangue dei lavoratori cinesi per aumentare il Capitale, boh... Nemmeno ha premuto per un miglioramento di quelle condizioni in Cina, tanto faceva comunque comodo a lui e al CDA di Apple... E' questo sarebbe un grande imprenditore? La DSC chiama imprenditore colui il quale persegue il bene comune, a me pare che sto Jobs fosse il classico Epulone, ma poi in effetti non so quanti fantaliardi abbia donato in beneficenza, so solo che non ha agito per il bene comune... E' vero, sui morti non si dovrebbe dire nulla di male, ma non si dovrebbero nemmeno dire bugie...

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