06/08/2012
Lo sceriffo Joe Arpaio della contea di Maricopa, in Arizona, Stati Uniti (Ap).
Dopo anni di angherie, un’associazione di latino americani dell’ Arizona ha trovato il coraggio di portare davanti a un giudice della corte federale di Phoenix, Joe Arpaio, lo sceriffo più cattivo d’ America. Arpaio è stato citato per discriminazione e razzismo nei confronti degli abitanti della contea di Maricopa.
Lo sceriffo èaccusato d’aver dato ordine ai suoi uomini di fermare sistematicamente tutti i veicoli occupati dagli immigranti messicani, anche se non sono state commesse infrazioni al codice della strada. Gli occupanti, se non hanno i documenti perfettamente in regola, sono poi multati o messi in galera, dove spesso sono brutalmente picchiati.
Arpaio è noto da anni perché governa con pugno di ferro e per la sua intransigenza nei confronti degli immigrati sia legali sia illegali e degli omosessuali. Per rendere più dura la vita di chi è incarcerato, Arpaio ha organizzato la Tent City, un’enorme prigione di tende nel deserto, dove gli ospiti sono obbligati a portare magliette e mutande rosa e sono nutriti con mortadella praticamente verde, perché scaduta. Anni fa nel corso di un’intervista lo sceriffo si è vantato di non spendere più di 1 dollaro al giorno a testa per il vitto dei prigionieri.
I carcerati, inoltre, costretti a convivere con le brutali temperature del deserto, ovviamente senza aria condizionata, devono lavorare, senza compenso, per ripristinare le infrastrutture della contea. Le attività svolte dai prigionieri sono quasi sempre pesantissime come cambiare le traversine della ferrovia o scavare il tracciato per una nuova strada. Quando sono portati fuori del campo prigione i carcerati indossano una maglietta rosa, calzoni a strisce bianche e nere e degli enormi ceppi ai piedi che si devono tirare dietro mentre lavorano di pala.
Davanti al giudice Murray Snow della corte federale di Phoenix lo sceriffo Arpaio ha confermato d’essere lui l’ispiratore del programma che dà la caccia agli immigrati illegali anche se non commettono crimini. D’essere lui che ha divulgato la voce che i messicani sono portatori del virus dell’influenza suina. D’essere lui che detto che gli immigranti illegali si riconoscono da come vestono e come parlano. Quando gli è stato chiesto perché costringe i carcerati a indossare biancheria rosa ha risposto: «Perché la odiano, perché se scappano di prigione sono immediatamente riconosciuti, perché mi piace vedere che non vogliono portare questo colore, ma non ci possono fare nulla».
A un certo punto Joe Arpaio ha cercato di ammorbidire la sua posizione e all’avvocato che gli ha chiesto come mai chiama i messicani “gli sporchi” ha risposto che quando sono catturati dopo che hanno attraversato il deserto per entrare clandestinamente in America sono coperti di polvere e di fango da fare paura. Non era mai successo prima che qualcuno avesse il coraggio di portare in tribunale questo terribile sceriffo talmente potente da poter fare il bello e cattivo tempo nella contea di Maricopa. Arpaio gode dei favori e dei voti (il posto di sceriffo si conquista alle urne) della destra repubblicana pro-armi, anti-immigrati e anti-Obama, di cui lo sceriffo è nemico dichiarato. Soltanto la scorsa settimana lo sceriffo ha annunciato che alla fine di un’indagine da lui ordinata gli investigatori hanno confermato che il certificato di nascita di Barack Obama, in cui viene citato come luogo di nascita Honolulu, non è legittimo, che in realtà è nato in Kenia e, di conseguenza, non potrebbe fare il Presidente degli Stati Uniti.
Se l’associazione dei latino americani vincerà la causa, non ci saranno risarcimenti di denaro e Joe Arpaio in realtà non rischia né multe né prigione. Quello che succederà è che il processo creerà un precedente legale per la causa che il Dipartimento di giustizia ha intentato contro di lui perché non rispetta i diritti civili di parte della popolazione della contea di Maricopa. Inoltre, Arpaio sarà ufficialmente ammonito e gli sarà formalmente chiesto di cambiare tattica e di non procedere più ad arresti e fermi in base al colore della pelle.
Mariuccia Chiantaretto