20/01/2011
Il presidente della Juventus Andrea Agnelli con il tecnico Luigi Del Neri sul campo di allenamento di Vinovo, vicino a Torino.
La grande novità del mercato calcistico di gennaio è una scoperta: la Juventus non è più un club ricco, e si comporta addirittura da club povero. Questo anche se nel girone di andata è stato proclamato persino il possibile assalto allo scudetto e se è sempre recitata la politica del "o grossi nomi, o nessuno".
L’ultimo consiglio di amministrazione del club bianconero ha detto che non esiste denaro extra per rafforzare al squadra: prima bisogna incassare con le cessioni (poche quelle possibili, e non lucrose), poi casomai spendere negli acquisti. La Juventus si è consegnata di nuovo in pieno alla famiglia Agnelli, con Andrea, figlio di Umberto, alla presidenza, per la migliore coltivazione del suo immenso popolo di tifosi.
Così, quando qualcuno si è permesso di far notare che la Juventus allenata dal criticatissimo e licenziatissimo Ciro Ferrara aveva fatto, ad un dato punto del torneo, più punti di quella allenata dallo stimatissimo Gigi Del Neri, c’è stato sconcerto. E intanto gli spettatori latitano, e chissà come sarà riempito il nuovo stadio, ormai quasi pronto.
C’era una volta la Juventus di Gianni Agnelli: lui schioccava le dita e il grande giocatore arrivava. Neanche pagato troppo: il giusto, ma con la benedizione Fiat.
Adesso accade che sul mercato estivo tre giocatori, Di Natale e Burdisso e Borriello, dicano “empiamente” di no alle offerte della Vecchia Signora e rimangano all’Udinese e alla Roma (non al Real Madrid e al Barcellona). Eppure ora la Juventus paga bene, anzi benissimo. Anzi troppo. Specie per vecchi elefanti. I soldi van via in contratti onerosissimi: Buffon, 33 anni, costato 105 miliardi di lire nel 2001, un record, prende 6 milioni di euro l’anno sino al 2013, ha patito un lungo infortunio, e pensarlo cedibile non è più una bestemmia; Del Piero, 36 anni ma sempre il miglior attaccante, prende 4 milioni l’anno sino a giugno e sta trattando un rinnovo; Amauri, 30 anni, arrivato dal Palermo nel 2008 per 30 milioni, bomber ad un certo punto in bilico addirittura fra due Nazionali, Brasile e Italia, non segna in campionato dal 14 febbraio 2010, patisce continui infortuni, guadagna 4,2 milioni l’anno sino al 2012, rifiuta di trasferirsi sotto cieli grigi di Germania e Albione.
A gennaio è arrivato Toni, 34 anni, 4 milioni l’anno sino al 2012, si è subito rotto, e doveva rimpiazzare il rottisismo Quagliarella, in un attacco che rimpiange lo scaricatissimo Trezeguet, tanti gol ad Alicante, Spagna.
Ci sono stati errori colossali di ipervalutazione. E ci sono continui infortuni: la “proiezione”, dopo il girone di andata, dice di una settantina di lesioni preventivabili, molto più della media dei grandi club.
Del Neri non aveva mai un infortunato nella Sampdoria, adesso nella Juventus deve usare i ragazzini della Primavera. C’è chi parla di maledizione di Vinovo, la località degli allenamenti, c’è chi parla di terreno balordo. Ma molti si rompono sui curatissimi prati della serie A, a Torino e fuori. C’è mistero, c’è sfortuna, c’è più paura che voglia di squarciare il mistero, di cercare fortuna.
Gian Paolo Ormezzano