Obama teme un "settembre nero"

Dopo il declassamento del debito da parte di Standard & Poor's il rischio è che le altre due agenzie facciano lo stesso. E ora gli Usa temono una nuova recessione.

08/08/2011
Obama nello studio ovale durante un briefing sul debito pubblico.
Obama nello studio ovale durante un briefing sul debito pubblico.

Gli Stati Uniti rischiano una “double deep", una doppia recessione. Dopo che Standars & Poor's ha espresso il suo insindacabile giudizio sul debito Usa, declassandolo con outlook negativo, ovvero con rischio di peggioramento, si teme il responso di Fitch e Moody's. Per il momento mantengono stabile la valutazione su AAA. Ma c'è il rischio, qualora il governo Usa non agisca in tempo al ritorno dalla pausa estiva a settembre, che le due agenzie di rating possano anche loro rivedere le proprie pagelle. La decisione di S&P  è arrivata a causa dei "i rischi politici" che derivano dall'insufficienza degli interventi sul debito sovrano. Nemmeno i 120mila posti lavoro creati nell'ultimo mese –molti di più di quanto previsto – sono serviti a rassicurare l'agenzia di rating.

«Il piano di risanamento - scrive S&P - non è adeguato a quanto sarebbe necessario per stabilizzare nel medio-termine il debito. L'efficacia, la stabilità e la prevedibilità della politica americana si è indebolita in un momento" in cui le sfide fiscali ed economiche aumentano. Un altro taglio potrebbe maturare nell'arco dei prossimi 12 o 18 mesi in mancanza di "correzioni solide"»  Obama corre ai riparti e invita Capitol Hill a ritrovare l’armonia e lavorare insieme: «I membri del Congresso devono avere il comune impegno a una ripresa economica più forte e a conti pubblici più solidi, due temi che devono essere al di sopra delle nostre differenze politiche e ideologiche». Ma nei giorni scorsi oltre a qualche mea culpa e qualche fioretto di buoni propositi, sono volate pesanti accuse specie nei confronti del Tea party, il movimento libertario di destra nato in seno al partito Repubblicano.

«Il downgrade è da imputare esclusivamente a loro, che ci hanno portato sull'orlo del default», tuona David Axel Rod, ex consigliere di Obama, recentemente tornato a Chicago per coordinare la campagna elettorale del presidente nel 2012. Dello stesso parere il senatore John Kerry, già sfidante di Bush per i democratici, secondo cui  «alcune componenti del partito repubblicano, nonostante il “riscatto” (i compromessi della Casa Bianca verso le richieste della destra) avrebbero deciso comunque di sparare all'ostaggio e di rischiare il default». Ha poi aggiunto, torvo di fronte alle telecamere della NBC: «Dobbiamo liberarci di questi estremisti». Le conseguenze del "downgrade", se confinate entro l'analisi di S&P, per il momento potrebbero essere limitate, come hanno confermato guru della finanza quali il super miliardario Warren Buffet. Se invece Fitch e Moody andassero a ritoccare le proprie pagelle, oppure S&T ritenesse opportuno un nuovo abbassamento, gli effetti si potrebbero iniziare a sentire seriamente sulla pelle dei cittadini. Da un lato peserebbe sul debito Usa, in quanto gli interessi maggiori derivati da un ulteriore declassamento sarebbero un grave fardello sul Bilancio Usa, già forzato ad una cura dimagrate serrata. Dall'altro per i cittadini americani costerebbe di più prendere in prestito denaro o pagare le rate dei mutui, proprio in un momento in cui le linee di credito sono fondamentali per la sussistenza di molte famiglia.
 
A dimostrare questa necessità arrivano i guadagni record dei primi due trimestri di due note società di Carte di credito, segno che le persone sono tornate ad indebitarsi per far fronte alla nuova crisi.    Questo combinato disposto di effetti, temono i profeti di sventura, come il noto economista Nouriel Roubini – ma a supporto di questo timore l'Economist fa la storia di copertina di questa settimana – potrebbe condurre ad una “double deep”, a una doppia recessione, un incubo per Obama e per mezzo mondo (quello atlantico). La situazione negli Usa rimane infatti preoccupante, sia dal punto di vista finanziario che da quello dell'economia reale. La disoccupazione rimane sopra il 9,1%, la produzione non cresce, il mercato immobiliare perde quel poco terreno guadagnato nel 2010. Ben 45 milioni di americani ricevono i food stamp, un assegno sociale per poter acquistare alimenti per le famiglie più indigenti. In un comunicato diramato ai giornalisti di Wshington, l'Afl-Cio,  il principale sindacato americano denuncia: «i salari reali dopo essere rimasti stagnanti per tre decadi ora stanno crollando.

Il mercato immobiliare non si è ripreso. Investiamo sempre meno nelle infrastrutture e la disoccupazione nel settore delle costruzioni è il doppio della media nazionale. Il budget dell’educazione diminuisce, cosi come quello per salute e pensioni». «è tutto improvvisamente più difficile», ci spiega Maria, 50 anni, insegnate di Oakland California, licenziata a causa dei tagli al personale. «Devo affittare la stanza di mia figlia per 600$, per arrotondare le spese.»Il numero di Homeless è in aumento», racconta Rick A. Kemm del centro May Dougan di Cleveland. «tanti vengono dalla classe media, ed hanno vergogna a chiedere aiuto». E sale la rabbia. Ovunque sul Web si leggono commenti di astio contro la classe politica, contro i rpeubblicani per l'ostilità a tassare super ricchi e grandi imprese, contro i democratici per le eccessive spese.

«Washington non conosce il mondo reale, spiega Axel J., di Las Vegas, «non c'è lavoro e noi dobbiamo continuare anche a pagare le tasse».   Pessime notizie anche dal settore della Green Economy, che doveva essere la svolta per creare occupazione. Gli investimenti di venture capital (VC) nel settore delle tecnologie sono diminuiti del 44% nel secondo quadrimestre del2011, rivela un analisi di Ernst&Young. Obama c'entra poco: a limitare la crescita della Green Economy è l'ostracismo di un manipolo di repubblicani convinti che regolamentare inquinamento e standard energetici possa distruggere lavori chiave in settori tradizionali come carbone e petrolio. Ma Obama non si dà per vinto e martedì 9 agosto visiterà  Interstate Moving Services, una compagnia “green” specializzata in veicoli pesanti altamente efficienti. Ma le ricette per uscire dalla doppia crisi potrebbero essere più complesse e necessiterebbero una forte maggioranza democratica a Capitol Hill per dare un miglior margine di manovra alla Casa Bianca.

Emanuele Bompan
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Postato da folgore il 10/08/2011 15:08

@eugenio vedi che Obama è protestante, non cattolico!

Postato da eugenio.finocchio il 09/08/2011 14:41

A mio avviso questa è la strada giusta per sfoltire gli eccessi di rigonfiamento che i listini di tutto il mondo hanno in attesa della Riforma del Tesoro americano di settembre. Queste provvidenziali capacità Politiche avvengono solo per mano di Cattolici come il Presidente Barack Obama (grazie) Viva cordialità

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