05/05/2011
La moschea di Darborn, nel Michigan.
Dearborn, Michigan, Stati Uniti
"Giustizia è fatta". Non lo dice solo Obama. Anche i musulmani d'America. In questi giorni in numerose moschee e centri di preghiera islamici statunitensi si è celebrata con gioia la morte del capo di Al Qadea, Osama Bin Laden. Nella quiete della moschea di Dearborn, Michigan, a pochi passi da Detroit, ci si prepara per la preghiera del venerdì. Kassem Alì responsabile delle relazioni con il pubblico della moschea, racconta che «la comunità della moschea è gratificata dalla notizia che questo terribile capitolo di Osama Bin Laden, che ha avuto inizio dieci anni fa qua in Usa, sia giunto ad una conclusione. In qualche modo giustizia è stata fatta, anche se non significa che sarà la fine del terrorismo, purtroppo qualcun'altro indosserà la sua veste».
Per Imam Magid, presidente del Islamic Society of North America la morte della prima rossa del terrorismo segna una svolta nella percezione dell'Islam. «L'ideologia di Bin Laden è incompatibile con l'Islam. Al Qaeda ha ucciso innumerevoli musulmani ovunque. La sua morte è una buona novella per chi crede nella pace e nella dignità umana». La voce dell'islam moderato insomma torna a farsi sentire ed apprezzare in Usa, dopo le tensioni dello scorso settembre legate alla costruzione della moschea proprio nei pressi del World Trade Center. Cercando di riprendersi il rispetto dopo il discredito generato dall'Islam iper-radicale ed estremista di Al Qaeda. «Osama Bin Laden ha insultato la nostra religione e rinforzato sentimenti islamofobici», continua Kassem Alì «ma le recenti rivolte pacifiche nei paesi arabi hanno mostrato che possiamo dimostrare i nostri valori contro gli oppressori in modo pacifico».
Non non mancano le voci dissonanti su siti e social network di chi celebra la tetra figura di Bin Laden e condanna i fedeli musulmani che hanno gioito per la morte, come falsi credenti e apostati dell'Islam. «È un martire e bisogna pregare per la sua morte» dice un giovane americano di origini pakistane che preferisce non rivelare la sua identità. «Non credo nel terrorismo come mezzo per la rivoluzione ma Osama era un esempio di dedizione alla causa dell'Islam». Ma per la maggioranza dell'America che prega e crede in Maometto, l'Islam è altro e Osama riposa in pace e meritatamente sul fondo dell'oceano. «Certo», conclude Alì «sarebbe stato più difficile portarlo a giudizio, avrebbe dovuto guardare in faccia il mondo e affrontare una sentenza per le sue colpe. In ogni caso da quanto sappiamo gli è stata offerta una possibilità di arrendersi, ma ha voluto andare incontro al suo destino».
Emanuele Bompan