L'Inter di Eto' chiude in bellezza

Ma non è il Barcellona. E poi Contador, Scarponi, Alonso... Breve bilancio di questo finale di stagione per lo sport italiano. Firmato GPO.

29/05/2011
Da sinistra: Michele Scarponi, Alberto Contador (vincitore del Giro) e Vincenzo Nibali.
Da sinistra: Michele Scarponi, Alberto Contador (vincitore del Giro) e Vincenzo Nibali.

 Finito il calcio giocato, i pensieri di cuoio sono ormai offerti tutti al mercato, con per i tifosi forte quotidiana carica onirica, patetica, comica di notizie vere e anche e specialmente fasulle. Le squadre ormai sono fatte dai mercanti, dai procuratori, dagli agenti, persino dagli sponsor. I quali sempre più comandano anche ai tecnici, spesso per la semplice ragione che li hanno inventati loro, loro li hanno messi su quelle panchine di potere. Già ci sono stati i primi grossi trasferimenti, a campionato ancora in corso, e certi movimenti spesso hanno il “suono” dei bidoni che rotolano. In piena crisi mondiale e specialmente italiana si accetta tranquillamente che Tizio annunci di avere cambiato maglia e sentimenti per quattro milioni netti i euro all’anno garantiti per quattro anni... Facile prevedere che la sin eccessiva sicurezza economica si evolva o si involva in appagamento di vita, in rilassamento: ma i tifosi giocano ad un gioco di pensieri tutto diverso.


Finito il calcio giocato con la finale di Coppa Italia, a Roma fra l’Inter detentrice e il Palermo approdato ad una partita che
significa comunque l’ammissione all’Europa League, a spese di una Juventus fuori da tutto. Un po’ di aprioristica indifferenza della tifoseria nerazzurra, Roma invasa dalla tifoseria rosanero per uno dei massimi appuntamenti della storia del club. Ha vinto per 3 a 1 l’Inter (primo trofeo di Leonardo in panchina), semplicemente perché un po’ più forte, anche se meno forte della se stessa di un anno fa. Abbracci finali fra i contendenti. Idea generale quella comunque di una saturazione di interessi, di voglie alte, e su basi sentimentali persino più patetiche che forti l’entusiasmo speranzoso dei palermitani. Il gran gioco del Barcellona vincitore della Champions League deve aver detto in vari modi a tutti che per parlare di un certo calcio sommo, o addirittura cercare di praticarlo, bisogna ancora studiare e lavorare molto.

Finito il Giro d’Italia, si dovrebbe studiare l’affettuoso entusiasmo per quasi tutte le cose del ciclismo da parte  della gente, nonostante l’ombra generica del doping e quella specifica, nata un anno fa ma non mai troppo espansa, di Contador “positivo” al Tour de France 2010 (sentenza finale, se finale sarà, a mezza estate). Lo spagnolo al Giro ha letteralmente entusiasmato per le pedalate, ha classicamente commosso per l’altruismo verso un suo ex gregario, italiano di Sicilia, aiutato a finalmente vincere(Tiralongo, uno dei cinque nostri, pochini, capaci di  cogliere un successo di tappa), ha spartito il dolore diciamo di gruppo per la morte in corsa del giovane ciclista belga e per l’annuncio dalla Spagna della morte tragica di un altro corridore, grande amico suo. Sui tanti monti faticosi anche per gli spettatori (corsa durissima per tutti, massì) ha convocato prima, costretto all’applauso poi autentiche moltitudini non a priori sue amiche, anzi.

E’ davvero campione, Contador, per come pedala sereno, leggero specie sulle salite pesanti. I media non hanno avuto neanche bisogno di mettere avanti, per creargli simpatie di popolo, la sua terribile infanzia segnata da un aneurisma cerebrale che a sette anni poteva ucciderlolo e la costante dolorosa “presenza” del pensiero rivolto al fratello minore, su una sedia a rotelle da sempre. La penultima frazione del Giro era di grande montagna, ha vinto un bielorusso semisconosciuto, tutto tenuto sotto controllo dallo spagnolo. Chiusura a cronometro dentro Milano, affari interni da risolvere tra Michele Scarponi e Vincenzo Nibali, alla fine rispettivamente secondo e terzo, dunque sul podio divisi da pochi secondi. Diciamo pure che il Giro dei 150 anni di Unità ha unito tutto del ciclismo sacro e profano: drammi, allegrie, tenerezze, sicurezze, calcoli, sospetti, pathos, imprese, applausi… In mezzo a tanta gente comunque felice di essere lì, felice di essere ciclofila. Con nostra certezza sul buon valore vero dei nostri corridori ed anche con nostra certezza che questo valore vero non basta se c’è un Contador.

Adesso tutto rivolto al Tour, il 2 luglio il via dell’edizione 2011 intanto che non si sa se quella del 2010 è stata o no vinta dallo spagnolo, primo a Parigi ma poi “sospeso” anzi appeso a sentenze e sospetti che stanno condizionando il suo rapporto di questi giorni con gli organizzatori della prima anzi primissima corsa al mondo. Corsa alla quale il matador del Giro sembra adesso voler prendere parte, sfidando il perbenismo dei francesi che vorrebbero tenerselo lontano sino a che una sentenza definitiva dica se e quanto è brutto e cattivo. In fondo, ha soltanto il nostro Ivan Basso e Ivan Schleck lussemburghese capaci di farli un pochino di paura.

Per il punto e a capo in vista di una estate con tanto sport “altro” (atletica, nuoto, il Tour…), anche il tema della ripesa della Ferrari: Alonso secondo a Montecarlo, ovviamente dietro a Vettel ricco di superiorità ormai noiosa, è una buona notizia, pensando anche e soprattutto a come è stata bella la gara, piena di colpi di scena persino più interessanti che balordi. Anche se alla fine le gomme, con i loro diktat, hanno cancellato molto, se non quasi tutto.

                                                           

Gian Paolo Ormezzano
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