La Grecia vota per l'Europa

Il popolo ellenico torna a votare dopo un mese e mezzo. Elezioni cruciali per il destino dell'euro e dell'Unione europea.

17/06/2012
Antonis Samaras, leader del partito filoeuropeista Nea Dimokratia (Ansa).
Antonis Samaras, leader del partito filoeuropeista Nea Dimokratia (Ansa).

La Grecia torna alla urne per la seconda volta in un mese e mezzo, per decidere sul destino di sé stessa, dell’euro e dell’Europa. Per tornare a un’epoca così cruciale, in cui così pochi (meno di dieci milioni di aventi diritto al voto su un popolazione di undici milioni di abitanti) sono così determinanti per così tanti (l’Unione europea conta 495 milioni di abitanti), bisogna andare alle memorie classiche di 25 secoli fa, quando il territorio ellenico divenne la culla della democrazia e della civiltà europea.


I protagonisti delle nuove elezioni, dopo il fallimento di quelle del 6 maggio (oltre tre milioni e mezzo di astenuti e la successiva paralisi politica) sembrano voler interpretare il momento, almeno a giudicare dalle loro dichiarazioni. "Da oggi comincia una nuova epoca per la Grecia", ha detto Antonis Samaras, il leader del partito di Centrodestra Nea Dimokratia dopo aver deposto la propria scheda in un seggio di Kalamata, nel Peloponneso meridionale. Anche il leader del movimento socialista Pasok, Evangelos Venizelos, ha dichiarato che “da domani la Grecia deve avere un governo di corresponsabilità nell’ambito dell'Unione europea”. Quanto ad Alexis Tsipras, il giovane leader del partito della coalizione della sinistra radicale Syriza, la vera incognita di queste elezioni, parla di "paura sconfitta" e di "apertura alla speranza". Speriamo. Il 37enne Tsipras pur dichiarandosi cautamente europeista (soprattutto dopo i sondaggi che vedono molti suoi elettori in libera uscita per timore di tornare alla dracma) si oppone ai termini del piano di salvataggio internazionale, e promette di rinegoziarlo. Ma la sua vittoria potrebbe rendere più probabile l'uscita della Grecia dall'euro. 

Syriza è data testa a testa con i conservatori di Nea Dimokratia, che sono favorevoli senza se e senza ma al piano di salvataggio, per programma politico e coda di paglia: quando il partito era al Governo sono stati proprio i suoi governanti a truccare i conti che hanno portato il Paese sull’orlo del baratro.

Lette in controluce, queste elezioni vanno considerate come un vero e proprio referendum: dracma contro euro. Proprio per questo la cancelliera tedesca Angela Merkel   ha fatto sentire la sua voce, entrando nella cabina elettorale dei greci, invitandoli a votare “per chi rispetta gli accordi”. Ovvero per Nea Dimokratia. Un pressing sull’elettorato che ha il sapore dell’ultimatum e potrebbe provocare non poche ribellioni nell’urna da parte di un popolo orgoglioso come quello greco.

Francesco Anfossi
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