La Thailandia delle camicie rosse

Si rinforza il movimento di liberazione contro il regime di Bangkok

15/04/2010
L'esercito tailandese solidarizza con le camicie rosse.
L'esercito tailandese solidarizza con le camicie rosse.

Alla fine nelle strade di Bangkok il sangue versato è stato quelli dei morti e dei feriti colpiti dalla repressione dell'esercito. La protesta che dal 12 marzo paralizza la capitale della  Thailandia era già stata bagnata di sangue, però  si trattava di quello che i manifestanti  si erano fatti prelevare volontariamente con le siringhe per poi versarlo nelle strade. Un modo per dimostrare la loro determinazione nella protesta. Ma sabato  10 aprile, pochi giorni dopo aver dato l'assalto al parlamento,  la situazione è degenerata. L'esercito ha caricato i manifestanti e alla fine degli scontri  si sono contati 20 morti e 800 feriti.

Tra le vittime, anche quattro poliziotti e un cameraman giapponese. La protesta è animata dalle cosiddette “camicie rosse”, migliaia di militanti del “Fronte unito per la democrazia contro la dittatura” che hanno scelto di indossare magliette e camicie di colore rosso. I manifestanti, che provengono in gran parte dalle campagne, si sono raccolti a Bangkok e con le loro dimostrazioni chiedono le dimissioni del governo e nuove elezioni. Il  primo ministro Abhisit Vejjajiva  è al potere dalla fine del 2008, ma le “camicie rosse” vogliono il ritorno di Thaksin Shinawatra, l'ex premier  deposto dai militari nel 2006 con un colpo di stato soft. Thaksin, un magnate delle telecomunicazioni, l'uomo più ricco della Thailandia, è stato al potere dal 2001 al 2006 e si è distinto per una politica populista che gli ha creato una grande popolarità, soprattutto nelle zone rurali del paese, alle quali ha offerto generosi finanziamenti e infrastrutture.

Oggi Thaksin vive in esilio a Londra e metà del suo patrimonio personale è stato confiscato dalle autorità thailandesi, che lo accusano di frode fiscale. Vejjiajiva, invece, è arrivato al potere dopo una serie di controverse sentenze della magistratura successive alle elezioni del 2007. Il caos della Thailandia è aggravato dal fatto che il re Bhumibol Adulayadej, 82 anni, di trova fuori gioco a causa di una malattia che lo inchioda in una clinica dal settembre del 2009. Il re siede sul trono dal 1946 e da allora è stato testimone di quindici colpi di Stato. La Thailandia sarà un paradiso del turismo, ma non della stabilità politica.

Roberto Zichittella
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