Tangentopoli, che nostalgia!

Gli ultimi scandali legati ai soldi dei partiti si distinguono da quelli "antichi" per la mancanza di vergogna. Tutto si risolve in uno sghignazzo.

15/04/2012
Umberto Bossi durante un comizio (foto del servizio: Reuters).
Umberto Bossi durante un comizio (foto del servizio: Reuters).

Come Tangentopoli, si usa dire. Anzi più avvilente perché allora si imponevano tangenti per i partiti, salvo trattenersi qualche mancia privata, mentre adesso si ruba in proprio. Discorsi correnti, avvalorati dalla cronaca quotidiana: mazzette milionarie, alleanze fra politici e imprenditori, il Nord corrotto come il Sud, squilibri della Giustizia che per analoghi reati di qua punisce e di là tollera, l’Italia raffigurata nel mondo come un covo di affaristi. Triste panorama, come vent’anni fa.


E tuttavia. Se tanto degrado giustifica l’abbinamento con Tangentopoli, in verità una differenza esiste. Non certo una attenuante. E’ una ulteriore aggravante, e non solo per la mole o la destinazione dei soldi sporchi. Detta in breve, è la mancanza di vergogna.

All’epoca dei primi scandali gli imputati venivano messi al bando dalla società prima ancora che dalla legge. Si nascondevano, alcuni si toglievano la vita. Giornali e Tv facevano bivaccare i loro cronisti davanti ai tribunali. I processi televisivi avevano più ascolti della fiction. La gente era furiosa, i magistrati eroi nazionali. Neanche da tentare un confronto con l’attuale rassegnazione, quasi ai limiti dell’indifferenza.

E’ vero che oggi il cittadino ha altro cui pensare. Tasse, disoccupazione, erosione dei salari, spread, allarme per il lavoro e per il futuro delle famiglie, gioventù senza prospettive: basta e avanza per non dormire la notte. Eppure, guardando alla società come a un corpo umano, è come se ci si preoccupasse per i mali fisici ignorando quelli spirituali. Come se avessimo testa, torace, braccia e gambe ma non un’anima.

E’ quest’anima che stiamo perdendo. Le notizie sulle ruberie vengono pubblicate senza più commenti, come i furti ai supermercati. Gl imputati spendono una minima parte del maltolto per pagarsi legali di grido, contando poi su prescrizioni e condoni. Noi stessi, da casa, ci interessiamo assai più ai nuovi balzelli che ai mandati di cattura. Più a certi contorni che alla sostanza. Perfino l’ultimo scandalo, quello della Lega, ha fatto più sghignazzare che indignare. Il cerchio magico, la badante, il Trota, le vendette private, gran varietà del nostro tempo, gossip e interviste alle nuove star.

Insomma era meglio vent’anni fa, quando corruttori e corrotti almeno si vergognavano. E quando i cittadini si indignavano. Senza quell’assuefazione che ormai fa sembrare tutto normale, ricchi che rubano e poveri che, pensando ad altro, sempre più faticosamente tirano la carretta.

Giorgio Vecchiato
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Postato da antonel il 17/04/2012 09:05

Nella favola del Re nudo tutti lasciano sfilare il sovrano a cavallo, senza vestiti, ma fingendo che ne indossi uno bellissimo. Solo un bambino, innocente e sincero come può essere un bambino, si mette a ridere e svela la truffa. Questa storia del finanziamento pubblico ai partiti "perché altrimenti solo i ricchi potrebbero fare politica" è una balla, radicatissima e condivisa, ma sempre una balla. Qualcuno lo deve dire. La politica democratica è la rappresentazione di interessi (non solo economici, anche di valore o ideologici) che si confrontano tra di loro e cercano la miglior mediazione possibile, sempre verificabile attraverso un voto. Alle spalle di questi interessi ci sono gruppi più o meno consistenti che possono raccogliere fondi per appoggiare i partiti o le persone che - a loro giudizio - meglio li sostengono. Il problema è che quei soldi non sono automatici ed elargiti spudoratamente dallo Stato, ma bisogna meritarseli giorno per giorno. E allora che cosa fanno i nostri politici? Chiamano questi gruppi "lobbies" e li fanno passare per dei vampiri corruttori. Non è così. La morale? Via il finanziamento pubblico. Per sempre.

Postato da giogo il 16/04/2012 18:59

Più analizzo la situazione e più guardo all'indietro (all'incirca 20 anni e l'epoca coincide) vi fu un signore (sic) che con soldoni,TV private, giornali,collusioni, interessi privati e logge massoniche ...haimè scese in politica e instaurò una politica disinvolta-disinibita-spensierata, nemica delle tasse e amante delle tante Ruby di turno da soccorrere con ori e denari... ricordate?? Per fortuna che era il migliore degli ultimi 150 anni...diceva LUI...ecco quel personaggio dalla risata facile e dall'onestà difficile...mi sa tanto che del ben al Paese NON fece!! Saluti

Postato da martinporres il 16/04/2012 18:04

Umberto Bossi dovrebbe andare a nascondersi; perché nascondeva dietro il discorso delle idee e degli ideali della Lega l'arricchimento della sua famiglia

Postato da LucianoT il 16/04/2012 16:13

Signor Vecchiato, La ringrazio per il Suo articolo, il cui contenuto condivido in pieno. Secondo me, i politici si vergognano sempre meno perchè, nell'arco di quest'ultimo "ventennio" , hanno assunto sempre più toni arroganti e sfacciati, spesso maleducati; questo perchè hanno saputo intercettare molto bene la "pancia" dell'italiano medio, sempre più arrogante e maleducato, assolutamente menefreghista di qualunque questione che non lo riguardi più che direttamente, menefreghista nei confronti di chi gli è intorno se non nel momento in cui gli "pesta i calli". Fortunatamente esiste anche un' "altra umanità" (uso il virgolettato perchè il riferimento ad una canzone di un gruppo musicale religioso italiano è assolutamente voluto) che vive, lavora, si adopera nel quotidiano e spesso nel silenzio lontana dai riflettori, un'umanità che non fa rumore ma, come il lievito nella pasta, fa sperare in un mondo migliore, in un'Italia migliore; quell'Italia in cui non vorrei più vedere protagonisti della scena, molti politici sedicenti religiosi (alcuni addirittura sedicenti consacrati) che non solo non danno buoni esempi ma fanno di tutto per screditare il proprio essere cristiani, tra presunte ruberie, presunte vacanze ricevute in dono e presunte connivenze con sistemi di potere che nulla hanno a che vedere con gli insegnamenti di Cristo.

Postato da Andrea Annibale il 15/04/2012 17:41

Ha ragione l’Onorevole Bindi quando ricorda che senza finanziamento ai Partiti fanno politica solo i ricchi. Il problema è che i Partiti dovrebbero restituire i soldi erogati come finanziamenti ma non spesi: tutto qui, non si pretende l'impossibile! Tra democrazia e aristocrazia, dovrebbe esistere il concetto intermedio di meritocrazia che aborrisce il vento dell’antipolitica fine a sé stessa, come ha giustamente ricordato oggi il segretario del PD Bersani. La meritocrazia dovrebbe riconoscere stipendi adeguati a chi fonda e fa crescere sino a dimensioni nazionali un movimento come era stato il PSI di Craxi e come oggi è la Lega Nord di Bossi. Se i leader dei Partiti Politici fossero remunerati adeguatamente, non sarebbero solo i ricchi a fare politica onesta perché non hanno bisogno di rubare. Ci rendiamo conto della differenza abissale tra questa Armata Brancaleone che è il Cerchio Magico leghista e un Gheddafi? Quest’ultimo ha messo da parte centinaia e centinaia di milioni di euro tra la Svizzera, l’Italia e chissà quali altri Paesi. L’Armata Brancaleone leghista si è rovinata la reputazione per quattro soldi (salvo che vediamo solo la punta dell’iceberg). Le cifre fanno la differenza. Come si evita l’anti-politica? Con la meritocrazia che ha appunto indotto il Presidente Napolitano a scegliere Monti come senatore a vita e Presidente del Consiglio incaricato. Caro Bersani, sei tu il primo figlio e sostenitore dell’antipolitica proprio sostenendo Monti: non nascondere la mano dopo aver lanciato la pietra! Comunque, si sta confondendo l’odio per i Partiti con l’odio per il Parlamento, che non sono la stessa cosa! Facebook: Andrea Annibale Chiodi; Twitter: @AAnnibale.

Postato da Rodolfo Vialba il 15/04/2012 16:35

Se fossero vere le osservazioni di Giorgio Vecchiato, e non c’è dubbio che in gran parte lo siano, si potrebbero commentare così: non sono queste la risultante della degenerazione della funzione e del ruolo dei partiti, della loro distanza dalla realtà sociale ed economica che dovrebbero rappresentare? I partiti non sono forse divenuti un affare personale di singole persone o, al più, di un gruppo di persone tra loro solidali per status e interessi? Se i partiti non hanno la sensibilità e la capacità di modificarsi, di rinnovarsi, che cosa può fare il singolo cittadino e quale futuro aspetta questo Paese? E’ vero, oggi a differenza dei tempi di Tangentopoli c’è nelle persone una sorta di rassegnazione se non di indifferenza, quasi fossero i fatti che emergono dalle indagini della magistratura, fatti che riguardano un altro Paese e non l’Italia. E’ però altrettanto vero che la personalizzazione della politica che abbiamo vissuto nei 20 anni della seconda Repubblica, personalizzazione intesa come partiti personali per la tutela di interessi personali, ha prodotto sia la metamorfosi dei partiti che il distacco dei partiti dalla realtà del Paese. Ne sono la conferma le proposte di PdL, PD e UDC sui rimborsi elettorali che si limitano a ridefinire le modalità dei controlli ma non mettono in discussione l’entità delle risorse in gioco, pari a cinque volte le spese sostenute. Tutto ciò considerato si deve concludere che c’è spazio solo per il pessimismo, oppure che c’è ancora spazio per la speranza nel cambiamento e a quali condizioni questo può divenire possibile? Coltivo la speranza nel cambiamento e in un rinnovato impegno dei cattolici in politica.

Postato da Franco Salis il 15/04/2012 15:35

Due cosa: 1) corpo spirito e anima costituiscono un unicum per cui una ferita inferta ad una componente si riverbera sulle altre. In parole più povere fintanto che non ho la pancia piena, non è possibile, per condizione umana, pensare allo spirito e all’anima.2) Per il resto Gesù non aveva detto :( Matteo 7:3 ) “Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo?” Sei sicuro che (la Chiesa =gerarchia) non abbia la trave? (Giov.21.17 Gesù a Pietro)” Pasci le mie pecorelle”. Siamo sicuri che il successor del maggior Pietro non abbia invece avvelenato le pecore? Vedi inquinamento elettromagnetico delle onde radio.Ciao

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