19/04/2012
L'ex ministro della Semplificazione Roberto Calderoli.
Nello scandalo della distrazione di fondi della Lega entra un nuovo inquilino, Roberto Calderoli. L'affitto di casa a Roma sarebbe stato pagato con il denaro dei contribuenti destinato al rimborso dei partiti. E’ quanto emerso dagli atti sequestrati ed esaminati dai carabinieri del Noe di Roma. Si è appreso che il canone versato era di 2.200 euro mensili per un appartamento al Gianicolo. Le indagini sono state svolte nell’ambito del filone d’inchiesta sulla Lega condotto dai pm di Napoli Piscitelli e Woodcock. Il proprietario dell’appartamento, interrogato dai carabinieri, avrebbe confermato la circostanza. Calderoli guida insieme con Roberto Maroni e Manuela Dal Lago il triumvirato destinato a traghettare il Carroccio, dopo le dimissioni del suo fondatore Umberto Bossi, coinvolto nello scandalo.
La replica dell'ex ministro è durissima. L'appartamento, ha spiegato, gli era stato dato "in dotazione". Per Calderoli "Siamo all'incredibile. Si viene infangati per aver fatto il proprio dovere, per aver lavorato e tanto! E tutto questo senza aver mai preso un euro di stipendio, per aver lavorato sette giorni su sette, tutte le settimane dell'anno! Mi si infanga per aver avuto in dotazione da parte del movimento una casa-ufficio dal costo di 2200 euro al mese, quando io ne verso mensilmente 3000 di euro alla Lega Nord".
"Come ho già spiegato nelle scorse settimane - prosegue Calderoli- da 10 anni svolgo l'incarico di Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord, incarico che mi ha portato a lavorare quasi sette giorni alla settimana, tutte le settimane dell'anno, feste, sabati e domeniche compresi, con una media di quasi 100mila km l'anno, girando in lungo e in largo su tutto il territorio nazionale. Per questo mio lavoro non ho mai percepito un'indennità e per anni il movimento mi ha soltanto riconosciuto un rimborso per le spese sostenute, rimborso che è stato costantemente e totalmente devoluto al movimento stesso. Da un anno e mezzo la Lega Nord ha sottoscritto un contratto di affitto per un appartamento a Roma che è stato dato in uso a me, come mia residenza e mio ufficio dove poter incontrare, anche riservatamente, i vertici del movimento e delle altre forze politiche. Buona parte dei decreti delegati del Federalismo fiscale sono stati studiati e partoriti in quella sede. Io a Roma non ho fatto semplicemente il lavoro di senatore o quello di ministro, o meglio per quattro ministri avendo avuto anche le loro deleghe, ma ho dovuto svolgere al meglio quanto mi era richiesto dal movimento ovvero il Coordinamento delle stesso nelle sedi istituzionali della Capitale, i rapporti con le altre forze politiche, il ruolo di portavoce del movimento in seno al Governo, oltre a qualunque altra iniziativa delegatami da Umberto Bossi per l'attività ed il bene del movimento. Al netto di tutto questo, a fronte di questi accordi sottoscritti con il movimento, ho beneficiato di uno strumento di lavoro, ma verso 3000 euro mensili al partito e mi faccio carico delle spese che sostengo in qualità di Coordinatore del movimento. Tutto quanto da me dichiarato è assolutamente circostanziato e dimostrabile e tutto questo è noto anche all'attuale Segretario Amministrativo della Lega Nord".
Ma nella Lega Nord, dopo il dossieraggio ai danni dell’ex ministro dell’Interno Maroni, sembra essersi scatenato il momento del “regolamenti di conti”. “Quando scopro che il mio ex capogruppo ha speso in un anno 90 mila euro con la carta di credito del gruppo, qualcuno mi deve giustificare come cavolo sono stati spesi”, ha detto il leghista Gianluca Pini nel corso di una trasmissione televisiva. Il riferimento, tutto da verificare, sarebbe stato indirizzato all’ex capogruppo leghista alla Camera Marco Reguzzoni. Intanto si scopre che all’interno della Lega nessuno sapeva degli investimenti da “Isola del Tesoro” in oro e diamanti dell’ex tesoriere Francesco Belsito, su cui indagano le procure di Napoli, Reggio Calabria e Milano. Nessuno ci credeva, tra i militanti di via Bellerio, quando sono arrivati “fisicamente” gli undici diamanti e i lingotti restituiti, dentro l’auto del figlio di Bossi, riconsegnata pure quella. Inoltre è stato fatto avere alla Procura una sorta di verbale con le caratteristiche della “merce”.
Francesco Anfossi