04/12/2010
“Ormai c’è una gara a chi spara le stupidaggini più grosse”. Sa quel che dice il sindaco di Padova, Zanonato, assai poco soddisfatto nel vedere due suoi concittadini in testa alla classifica. Uno è quell’ex-deputato della Lega, Aliprandi, che soffre di stomaco quando vede un rom e, come terapia, propone calci nel sedere. Il secondo, a ruota, è quell’altro leghista che vuol tagliare i fondi alla Maratona di Sant’Antonio. Si chiama Pietro Giovannoni e lamenta che a vincere siano sempre degli africani in mutande. Fossero italiani, e corressero in doppiopetto, pagherebbe volenieri.
Il sindaco Zanonato è un uomo di sinistra, che però non ha esitato a cintare un’intera strada per stroncare, o almeno arginare, un traffico di droga che era gestito in larga parte da nordafricani. Sapeva di attirarsi le censure di un’altra perniciosa categoria, i progressisti a chiacchiere, ma non ha esitato. E i fatti gli hanno dato ragione.
Si direbbe tuttavia che stavolta, limitandosi a parlare di scemenze, sia stato fin troppo benevolo. In realtà, per questi oltranzisti della Lega, non si tratta semplicemente di voci dal sen fuggite. Ossia sfoghi estemporanei, dopo i quali torna a prevalere il buonsenso. E’ invece un modo di pensare radicato, una “gara” incivile con molti concorrenti. I quali, mentre inneggiano alle tradizioni della Serenissima, dimenticano che fu proprio Venezia ad aprirsi agli influssi stranieri: per inciso, traendone enormi vantaggi. Sedi commerciali come il Fondaco dei Turchi e il Fondaco dei Tedeschi non sono soltanto, oggi, degli splendidi palazzi. Restano nella storia come simbolo di lungimiranza.
Certo, tutto ciò non cancella la stupidità del pretesto. Se in luogo di sovvenzionare dei podisti un amministratore preferisce soccorrere gli alluvionati, si può sempre discutere. Anche consentire. Ad essere stupefacente, e rivelatrice, è la motivazione. Tanto, vincono gli extracomunitari... Questo nella città di Sant’Antonio, che era portoghese e come tale, fino a qualche anno fa, da tenere alla larga dell’Unione Europea.
Giorgio Vecchiato