Libia, nel mirino ora gli africani

"Ci stanno dando la caccia. Ci stanno ammazzando". Le drammatiche telefonate dei profughi. Che rischiano di diventare la crisi nella crisi della Libia.

22/02/2011

“Ci stanno cercando. Ci stanno uccidendo con i coltelli e i machete”. La telefonata è drammatica. L’ennesima. Arrivano sul cellulare di Alganesh Fessaha, esule eritrea in Italia da molti anni e reponsabile dell’organismo non governativo “Gandhi”, che in particolari si occupa dei profughi eritrei in fuga dalla dittatura di Isaias Afewerki. Molti di loro si trovano in Libia.

     «In queste telefonate concitate mi dicono che è la reazione della gente all’uso di mercenari africani da parte del regime libico», dice la dottoressa Fessaha. Le segnalazioni mi arrivano dalla stessa Tripoli, ma anche da Kufrah. E pare che siano stati uccisi anche alcuni detenuti della prigione di Mishratah.

     In Libia c’è un milione di africani stranieri. In queste ore si nascondono dove possono. Le notizie frammentarie dicono che in alcune località sarebbe in atto una vera e propria caccia all’uomo. «Li vanno a cercare nelle case, nei luoghi dove vivono e lavorano», aggiunge Alganesh Fessaha. «Gli eritrei che mi chiamano sono terrorizzati e chiedono di far sapere alla comunità internazionale quello che sta accadendo. Molti di coloro che ora sono in pericolo sono stati respinti dall’Italia nei mesi scorsi».

     L’allarme, in queste ore, è stato lanciato anche dall’Alto Commissariato per i rifugiati (Hcr, che peraltro non ha personale in Libia perché da luglio dello scorso anno Gheddafi ha imposto la chisura degli uffici dell’agenzia Onu). «Siamo preoccupati per la sorte delle migliaia di richiedenti asilo e rifugiati africani», dice Laura Boldrini, portavoce dell'Hcr in Italia. «Somali, eritrei, etiopici sono la crisi nella crisi in Libia, e rischiano di diventare il capro espiatorio della vicenda».

     «Abbiamo raccolto racconti drammatici di irruzioni da parte delle milizie libiche nelle case di eritrei e somali accusati di essere mercenari», aggiunge la portavoce dell’Hcr, «che al momento si sono salvati scappando. Ci auguriamo che rifugiati e richiedenti asilo non siano abbandonati in questa difficile e rischiosa situazione».

Luciano Scalettari
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Postato da Andrea Annibale il 22/02/2011 17:29

Perché noi occidentali cristiani, sia cattolici, sia protestanti appoggiamo i dittatori? Perché rappresentano, fin quando durano, un punto di vista sicuro, in un certo senso affidabile, per governare i nostri interessi in politica estera. Nelle società islamiche ci sono dinamiche che non capiamo. I civili sono stati bombardati pesantemente, specie in Germania, durante la seconda guerra mondiale. Certo, quando muore un soldato possiamo pensare che in fondo ha scelto quel destino e neanche questo è vero. Ma i civili inermi non hanno mai scelto di rischiare di morire. Trovo le frasi di Bossi di un cinismo assoluto. Si può rifiutare o mettere in discussione la società multiculturale con parole sensate e delicate senza parlare della gente come di merce da scaricare qua o là. Le Nazioni hanno bisogno di una identità che va trovata proprio per relazionarsi positivamente - se è il caso - con le identità minoritarie. Oggi in Libia si è rotto il patto sociale che esisteva tra libici e profughi come in Iraq e più in generale in Medio Oriente si è rotto il patto sociale tra islamici e cristiani. Sono morti poche decine di cristiani per mano arabo islamica. Per fortuna c’è qualche isolato giornalista che si straccia le vesti anche per la morte atroce di esseri umani di fede non cristiana. Speriamo che l’Italia e l’Europa siano in grado di gestire la situazione con politiche efficaci e non a colpo di machismo tipo esibizione di muscoli verbali e i soliti spot pubblicitari cui ci ha abituati il berlusconismo. Comunque, una cosa giusta, a mio avviso, Silvio Berlusconi la fece ed è risarcire i danni della guerra coloniale e tentare la strada dell’amicizia con il popolo libico. In parte i dittatori sono sottoprodotti del capitalismo occidentale ed in parte se li scelgono i popoli interessati. Gli accordi con i dittatori non dovrebbero mai essere fatti sulla pelle dei poveracci. Ciao.

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