07/01/2013
L'ormai storica immagine di Boateng che durante Pro Patria-Milan del 3 gennaio, in seguito ai cori razzisti di un gruppetto di facinorosi si toglie la maglia e se ne va.
Proviamo, a mente fredda, a fare qualche riflessione sul caos scatenato dall'amichevole di giovedì scorso tra Milan e Pro Patria, la prima partita della storia del calcio italiano sospesa per razzismo. La squadra della città di Busto Arsizio è nata nel lontano 1919 e in quasi un secolo di storia ha accumulato successi, meriti, primati, ma ha anche saputo superare momenti difficili come nel 2009 quando, a causa di guai finanziari della società, fallì e successivamente fu rifondata con il nome di “Aurora Pro Patria 1919”.
Il record negativo di giovedì è che - come abbiamo detto - è stata la prima partita ad esser fermata per cori razzisti. Ma il blasone della squadra può vantare diversi titoli, tra cui la maglia forse più bella e originale d'Italia, e forse del mondo. Nella sua lunga e gloriosa storia la squadra calcistica di Busto ha la particolarità di essere stata citata durante la finale di Coppa dei Campioni tra Celtic e Inter (risultato finale 2-1) svoltasi all’Estádio Nacionaldi Lisbona il 25 Maggio 1967. Il giornalista Nicolò Carosio, commentando la divisa della formazione del Celtic di Glasgow, descrisse la loro tradizionale maglia a strisce orizzontali bianco e verdecon queste parole: «Celtic in campo con la maglia a strisce orizzontali stile Pro Patria». Questo elemento viene ricordato con orgoglio perché la Pro Patria era l'unica squadra professionistica italiana con la divisa principale a strisce orizzontali (con i colori bianco e blu) ed il fatto di essere stata ricordata durante una radio cronaca europea, rese fieri i suoi tifosi.
Altra caratteristica di cui i bustocchi sono fieri è che la Pro Patria, insieme ad altre due squadre, può vantarsi di esser una delle formazioni, non capoluogo di provincia, ad aver militato nel campionato di massima categoria (Serie A). L’anno scorso ero in vacanza in un piccolo paesino pugliese e rispondendo che ero di Busto Arsizio a un signore che mi chiedeva da dove provenissi, vidi il suo viso illuminarsi dicendomi: «La città dei tigrotti della Pro Patria». Mi sentii orgogliosa di essere bustocca! Quando ho saputo dell’amichevole di giovedì, da appassionata tifosa milanista, mi sono detta che non sarei potuta mancare a quest’evento. Inoltre per la prima volta avrei visto giocare la famosa squadra della mia città, e se mi fosse piaciuto l’ambiente, avrei iniziato a seguire con un nuovo interesse la Pro. Così, armata di taccuino, biro e macchina fotografica, alle 13.45 mi sono recata allo stadio Carlo Speroni, convinta di poter assistere a un bel match.
Purtroppo le nostre aspettative sono state deluse dall’inciviltà di una quarantina di persone che non solo hanno rovinato un soleggiato e festoso pomeriggio di gennaio a centinaia di famiglie accorse all’evento con i propri figli, non solo hanno fatto fare una pessima figura ad una città di 82 mila abitanti, ma hanno dato il peggio di sé con cori razzisti che infrangono le norme della buona educazione e dimostrando di non aver alcun rispetto per il prossimo, né verso i calciatori offesi, né nei confronti dei numerosi spettatori. Le domande che mi pongo dopo aver assistito personalmente a questo episodio sono due: è corretto che per colpa di poche persone, ci vada di mezzo una società calcistica? La società dell’AC Milan si è resa disponibile a venire per disputare un’amichevole, richiamando una grande affluenza e facendo guadagnare una somma alla stadio Speroni – stadio in cui la Pro gioca- che credo sia di molto superiore all’incasso di una qualsiasi giornata del campionato Lega Pro (2° divisione), categoria in cui gioca la Pro Patria.
La squadra bustocca dovrà pagare una salata multa ed è probabile che andrà in contro ad altre sanzioni. Ma soprattutto mi domando perché insultare gratuitamente le persone? Quale scopo ha l’insulto, per lo più gratuito, nei confronti di persone con il colore della pelle diverso dal tuo? Giuro che io non comprendo questi comportamenti. È come insultare una persona sulla sedia a rotelle solo perché è considerata diversa dal momento che non cammina come fai tu. Non capisco, non capisco proprio. E con me non lo capiscono altre 82 mila persone di una città fiera e operosa, aperta all'integrazione e all'immigrazione.Se penso che i grandi giornali hanno mandato i loro inviati per capire se Busto era una città razzista...fortuna che le migliaia di ragazzi di etnia diversa che si incontrano in piazza hanno risposto che a Busto stanno benissimo e ci rimarranno.
Valentina Bottini