24/04/2012
L'ultima (brutta) notizia arriva dall'Istat. A marzo la forbice tra l'aumento delle retribuzioni contrattuali
orarie (+1,2 per cento) e il livello d'inflazione (+3,3 per cento), su base annua, tocca
una differenza di 2,1 punti percentuali, che rappresenta il divario più
alto dall'agosto del 1995. Significa che i salari hanno perso un'altra bella fettina di potere d'acquisto.
Le retribuzioni contrattuali orarie a marzo restano ferme su febbraio
e salgono dell'1,2% su base annua. L'Istat aggiunge che
la crescita tendenziale e' la piu' bassa almeno dal 1983, ovvero
dall'inizio delle serie storiche ricostruite, 29 anni fa. Dopo la riforma delle pensioni che ci ha portato a essere il popolo più virtuoso d'Europa (e forse del mondo), un rivoluzione del lavoro che ci rende superflessibili come in America, la pressione fiscale più alta della Danimarca, un'inflazione superiore alla media europea, ora attendiamo questa benedetta fase due, quella della ripresa dell'industria dell'export, delle nuove infrastrutture che creano occupazione e favoriscono l'economia, degli sgravi alle tasse fiscale sul lavoro, degli incentivi a chi investe. Ma quando arriva questa benedetta fase due?
Francesco Anfossi