09/01/2011
Un momento dei disordini in Tunisia.
Morti, decine di feriti, giovani che si suicidano platealmente per disperazione, arresti, barricate, vandalismi. Da Algeri a Tunisi esplode la rabbia delle popolazioni del Maghreb. E' una rabbia di giovani. Perché in questi i giovani Paesi costituiscono la maggioranza della popolazione. Sono giovani spesso istruiti, diplomati,laureati, perciò più frustrati.
La rivolta, cominciata in Tunisia alla fine del 2010 e poi estesa in diverse città dell'Algeria, è stata scatenata dall'aumento dei prezzi dei generi alimentari di prima necessità. Olio, zucchero, farina, semola, pane hanno raggiunto prezzi proibitivi per le famiglie. Così è esplosa la rabbia. Come già accadde nel 1988 in Algeria, quando la cosiddetta “rivolta del couscous” fu soffocata nel sangue e i morti si contarono a centinaia.
Ma l'ondata di protesta che in questi giorni sta investendo la Tunisia e l'Algeria ha radici più profonde. E' espressione di un malessere diffuso. I giovani patiscono la disoccupazione, l'assenza di prospettive, l'impossibilità di mettere su casa e di farsi una famiglia a causa della carenza di alloggi. L'Algeria giace su un mare di petrolio e di gas naturale. Dispone di cospicue riserve di valuta. Ma di questa ricchezza alla popolazione arrivano solo le briciole. La classe poitica vive distante dai bisogni della gente, la corruzione è ancora diffusa e il presidente Bouteflika, al potere dal 1999, non sembra più in grado di avviare le riforme di cui il Paese avrebbe bisogno.
In Tunisia la situazione economica è migliore, ma la disoccupazione resta elevata e colpisce soprattutto i giovani fra i 14 e i 25 anni. In più la Tunisia ha un grave problema di democrazia. Il presidente Ben Ali regna da 23 anni e lascia poco spazio al pluralismo. Più volte associazioni come Amnesty International e Reporters Sans Frontières hanno denunciato le violazioni dei diritti umani e i limiti imposti alla libertà di informazione. Anche per questo motivo la rivolta dei giovani tunisini trova forme dei espressione alternative come i blog, la musica rap, social network come Facebook e Twitter. Ma la censura è sempre in agguato.
Roberto Zichittella