09/04/2011
Ventimiglia: a pochi chilometri dal confine con la Francia, la solidarietà di tanti cittadini a migranti tunisini che tentano di passare Oltralpe ma sono fermati dalla polizia francese e rispediti in Italia.
" Tutti musicisti, tutti traditori ". Cosi', alla voce " Italiens " del " Dizionario dei luoghi comuni " pubblicato nel 1880, Gustave Flaubert si faceva beffe dei pregiudizi che i suoi compatrioti nutrivano (e ahinoi ancora nutrono) nei nostri confronti. Se sul talento musicale degli italiani non hanno nulla o quasi da ridire, i francesi continuano a pensare, quasi un secolo e mezzo dopo Flaubert, che i " cugini " d'Oltralpe siano se non proprio traditori, comunque individui poco affidabili, per non dire infidi. E' anche vero che è sempre vivo il ricordo del " coup de poignard dans le dos " (la pugnalata alla schiena) del 1940, ossia la dichiarazione di guerra di Mussolini alla Francia già sconfitta dai " panzer " di Hitler.
Ma in questi giorni è stata un'altra pugnalata a risvegliare i sentimenti anti-italiani. La decisione del nostro governo di concedere documenti di soggiorno temporaneo ai migranti tunisini che hanno invaso l'Italia nelle ultime settimane è stata interpretata dall'opinione pubblica francese, e da una parte della classe politica, come una vera e propria dichiarazione di guerra, un perfida manovra intesa a sbarazzarsi degli scomodi, indesiderati ospiti, " rifilandoli " alla Francia. Questo in nome dei legami storici, culturali, linguistici che la Francia ha conservato con il suo ex protettorato (proprio cosi' : la Tunisia era un protettorato, non una colonia), e anche del fatto che moltissimi tunisini hanno parenti e amici su questo versante delle Alpi.
Purtroppo sono fattori che la Francia " profonda " non vuole prendere in considerazione. Il sentimento popolare è che di immigrati ce ne siano già fin troppi, e che in questi tempi di crisi non si puo' accettare un'invasione, una di più, di poveracci sospettati (a torto o a ragione) di aspirare soltanto a " mangiare il pane dei francesi". Cosi', in barba ai trattati europei 5Schengen e altri) e alle norme relative alla libera circolazione degli individui all'interno delle frontiere dell'Unione europea, i poliziotti e i gendarmi francesi continuano implacabilmente a respingere i tunisini e gli africani che si presentano alla frontiera fra Ventimiglia e Mentone, senza curarsi di applicare le direttive europee secondo le quali i clandestini dovrebbero essere accolti, rifocillati e eventualmente ricondotti oltre il confine ma solo dopo un attento esame della loro situazione.
Tutto questo con la benedizione dell'opinione pubblica, e della quasi totalità della classe politica, che pensa solo alle elezioni presidenziali in programma fra un anno e vede con crescente inquietudine, per non dire angoscia, l'irresistibile ascesa nei sondaggi di Marine Le Pen, da poche settimane succeduta al padre Jean-Marie Le Pen alla guida del Fronte Nazionale, il partito dell'estrema destra francese. Cosi', nel disperato tentativo di recuperare i voti dell'elettorato popolare sedotto dalla bionda Marine che ha fatto della lotta all'immigrazione il proprio cavallo di battaglia, i politici di destra (Sarkozy e i suoi ministri in testa), di centro e anche qualcuno di sinistra, fanno a gara nel proporre misure repressive per frenare o meglio bloccare l'immigrazione, clandestina e non.
Basti sapere che il nuovo ministro degli Interni, Claude Guenant, ha dichiarato che non solo bisogna lottare piu' duramente contro l'immigrazione clandestina, ma anche ridurre la cosiddetta "immigrazione legale". Solo qualche giornale, controcorrente rispetto ai sentimenti della Francia
" profonda " e ai discorsi dei politici, ha osato protestare contro il comportamento delle autorità, della polizia e della gendarmeria che respingono i migranti alla frontiera con l'Italia. Ma il partito socialista, terrorizzato dall'idea che un'incauta presa di posizione in questa delicatissima materia possa fargli perdere voti, ha preferito mettere autorità francesi e italiane nello stesso sacco, denunciando " l'atteggiamento indegno " dei governi di Roma e di Parigi.
Dopo l'incontro di venerdi' scorso, a Milano, tra i ministri degli Interni Guenant e Maroni, la tensione si è un po' allentata. La Francia è stata costretta ad ammettere che i permessi di soggiorno temporanei concessi dagli italiani ai migranti tunisini sono validi. Ma ha insistito che i migranti debbono essere in grado di dimostrare che ossono sostenersi finanziariamente: una condizione che rischia di rivelarsi insormontabile per le migliaia di disperati desiderosi di recarsi nella "dolce" Francia. I due governi hanno deciso di organizzare pattugliamenti comuni, aerei e navali, lungo le coste tunisine per tentare di frenare i movimenti migratori. Comunque la guerriglia franco-italiana sui permessi di soggiorno, e i controlli sistematici e ultrarepressivi esercitati dai gendarmi e dai poliziotti francesi alla frontiera, hanno sottolinato in maniera vergognosa l'assenza di una politica comune in materia di immigrazione e la crudele mancanza di solidarietà fra i vari paesi europei.
Gli incendi scoppiati in queste settimane nel mondo arabo hanno provocato un afflusso di migranti verso l'Eldorado europeo, afflusso di fronte al quale i governi europei hanno offerto il penoso spettacolo delle loro divisioni, del loro egoismo, della filosofia del "ciascuno per sé". Se la Spagna e la Grecia si sono sforzate di mostrarsi solidali, Francia e Germania hanno ostinatamente rifiutato di prendere in considerazione il fatto che la pressione degli immigrati clandestini è molto più forte in alcuni paesi (e anzitutto in Italia) che in altri. Se l'Unione europea non si darà una mossa, se i governi non assumeranno le loro responsabilità e non accetteranno di coordinare la loro azione per far fronte all'emergenza dell'immigrazione, allora crollerà un altro mito, quello di Schengen e dell'Europa " senza frontiere ".
Paolo Romani