26/05/2011
15 aprile 1995: il leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic (a destra) con il generale Ratko Mladic sul monte Vlasic, al confine con la Serbia.
È stato il quotidiano croato “Jutarnji List” a battere per primo sul proprio sito web la notizia dell’arresto del boia di Srebrenica, il generale serbo Ratko Mladic. E lo ha fatto 45 minuti prima che Belgrado confermasse l’operazione. Non è un particolare da poco e forse può servire alla riconciliazione nei Balcani.
L’arresto di Mladic segna una svolta, importante, non solo per la Serbia. Mancava un tassello alla memoria non solo giudiziaria del dramma dei Balcani. L’arresto di Mladic colma il vuoto, ma sarà efficace solo se finalmente tutti - da Zagabria a Sarajevo a Belgrado, e poi giù nel Kosovo e fino in Montenegro, Macedonia e in Albania - avvieranno una riflessione, che non semplifica la complessità della storia, solo perché i responsabili diretti dei massacri sono chiusi nelle carceri internazionali.
Tuttavia sarà difficile. Nelle strade di Banja Luka, la capitale della Repubblica serba di Bosnia, si coglie tristezza e dispiacere. Per molti Mladic resta un eroe. Sui crimini di guerra nei Balcani non c’è una opinione condivisa da nessuna parte. Lo si è visto in Croazia un mese fa quando è stata annunciata la condanna del generale Ante Gotovina da parte dell’Aja a 24 anni di carcere.
Sul piano strettamente giudiziario non si possono accostare i due generali. Mladic ha assistito personalmente all’uccisione di quasi due mila persone nell’enclave protetta dall’Onu di Srebrenica. Ha ordinato bombardamenti sulle città, ha pianificato l’assedio di Sarajevo, ha organizzato i campi di concentramento che fecero tornare l’Europa a metà degli anni Novanta ai tempi di Auschwitz. Venne incriminato per la prima volta nel mese di luglio 1995, quando il tribunale dell’Aja emise un primo mandato di cattura, accusato di genocidio insieme al capo politico dei serbi di Bosnia, Radovan Karadzic che troverà in cella all’Aja.
I mandati di cattura poi sono diventanti molti e l’elenco dei capi di imputazione addirittura infinito. E’ accusato sia di crimini individuali, sia di non aver impedito crimini dei suoi sottoposti. I crimini contro l’umanità di cui è accusato riguardano omicidio, sterminio, deportazione e persecuzione per motivi politici, razziali e religiosi. Poi ci sono gli attacchi contro i civili e l’organizzazione di una campagna sistematica di torture e di stupri, quindi di terrore, contro la popolazione civile.
Mladic, insomma, secondo la Procura internazionale faceva parte di una associazione criminale il cui scopo era quello di eliminare o deportare i musulmani bosniaci. Adesso Belgrado chiede di essere accolta in Europa, perché ha chiuso una pagina nera di storia. Farà bene ai Balcani interi entrare in Europa. Ma a patto che nessuno dimentichi e che anzi la memoria della tragedia e di tutte le complicità militari, politiche e culturali, che l’hanno alimentata si rafforzi e si purifichi.
Alberto Bobbio