La morte di Pietro, l'erede Ferrero

Era l'amministratore delegato dell'omonimo colosso dolciario nato ad Alba e diffusosi in tutto il mondo grazie (anche) alla Nutella. Aveva 47 anni. Lascia la moglie e tre figli.

18/04/2011

E' morto in Sudafrica, per un infarto, mentre andava in bici in una pausa tra un incontro di lavoro e l'altro. Pietro Ferrero, 47 anni, sposato, tre figli, era l'amministratore delegato dell'omonimo colosso che ha mosso i suoi primi passi nel secondo dopoguerra ad Alba, in provincia di Cuneo,  e s'è presto affermato in tutto il mondo grazie al successo di diversi prodotti come, per limitarci a tre esempi, i Mon Chèri, i Pocket Coffee e la Nutella.

        Pietro Ferrero era nato a Torino l'11 settembre 1963, terza generazione della famiglia che ha fondato ad Alba una delle più grandi aziende dolciarie nel mondo. Nel 1975 Pietro si era trasferito a Bruxelles con la famiglia, dove ha frequentato le scuole medie e le superiori. Nel 1985 si è laureato in biologia a Torino con 110 e lode e, nello stesso anno, ha iniziato a lavorare nel gruppo Ferrero dapprima nello stabilimento di Allendorf, in Germania, e successivamente in quello di Alba. Nel 1992 ha assunto la responsabilità della gestione operativa nella divisione Europa del gruppo. Oggi era presidente della Ferrero S.p.A., società italiana del gruppo, e chief executive officer (ceo, ovvero amministratore delegato) della Ferrero international, la società lussemburghese top holding del gruppo.

          «Avrei dovuto andare con lui in Sudafrica, ma un'influenza mi ha bloccato il giorno prima della partenza», confida alquanto commosso Francesco Paolo Fulci,  dal primo febbraio 2000 vicepresidente della Ferrero international dopo essere stato diplomatico di lungo corso, con tappe significative a Tokyo, Parigi, Mosca, Bruxelles (ambasciatore alla Nato) e New York (rappresentante permanente presso le Nazioni Unite). «Pietro mi ha mandato una mail augurandomi una pronta guarigione. Lo ricordo come una persona preparata (parlava con una padronanza assoluta inglese, francese e tedesco) e umanamente molto sensibile».

         «Era fedele all'indirizzo della sua famiglia, da sempre attenta a privilegiare l'etica del fare rispetto all'a pratica dell'apparire, specchiandosi nel motto "Lavorare, creare, donare" formulato e voluto da Michele Ferrero sin dall'inizio delle sue attività», prosegue l'ambasciatore Fulci. «La passione di Pietro Fererro per la bici era nota. In Sudafrica - dove era andato per promuovere l'attività sociale d'impresa - aveva meeting sia al mattino che al pomeriggio. Si ritagliava qualche momeno di relax attorno all'ora di pranzo: da quel che so, mentre pedalava s'è accasciato, vittima di un malore». Un infarto che l'ha stroncato.

          Oggi la Ferrero è una multinazionale presente in quattro continenti con una rete di 38 società operative, 18 stabilimenti (4 in Italia) e 21.600 dipendenti. È il terzo gruppo al mondo nel settore dei prodotti dolciari al cioccolato, il primo in Europa occidentale. Ha un fatturato di 6,3 miliardi di euro, esporta in oltre 70 Paesi nel mondo.

Alberto Chiara
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Postato da CAMALEONTE FRANCESCO DELFINO il 19/04/2011 14:11

IL MIO PENSIERO VA ALLA FAMIGLIA FERRERO IN QUANTO SONO L'ORGOGLIO DELL'INDUSTRIA DOLCIARIA ITALIANA NEL MONDO. ED IN ITALIA DOVE LAVORANO TANTI PADRI DI FAMIGLIA.UN CORDOGLIO PERSONALE E A NOME DI TUTTI I CALABRESI ONESTI E LABORIOSI. E MI PERMETTO DI DIRE AD ALTA VOCE CHE LA FERRERO E' L'ORGOGLIO DELL'ITALIA TUTTA L'UNICA INDUSTRIA CHE CI FA SOGNARE ANCORA DI QUESTO BISOGNA ESSERE ORGOGLIOSI.UN PEZZO DI QUESTA ITALIA E L'ITALIA TUTTA INTERA DEVE ESSERE FIERA.

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