Nigeria: strage nel segno di Al Qaeda

La setta islamista Boko Haram ha ucciso più di cento persone, tra cui molti cristiani. E all'orizzonte, l'alleanza strategica con Al Qaeda.

07/11/2011
Una rara immagine di Ustaz Mohammed Yusuf, fondatore di Boko Haram, al momento dell'arresto, nel 2009.
Una rara immagine di Ustaz Mohammed Yusuf, fondatore di Boko Haram, al momento dell'arresto, nel 2009.

Sono almeno 100 le vittime (con centinaia di feriti) della serie di attentati che, nella Nigeria nord-orientale, sono stati lanciati contro le chiese cristiane e numerosi posti di polizia. Particolarmente toccata la città di Damaturu. Gli attacchi sono stati rivendicati da Boko Haram (alla lettera: l’educazione occidentale è peccato), un gruppo fondamentalista islamico che sta a metà strada tra la setta e la milizia armata e che ha la sua base nella vicina città di Maiduguri.


     Boko Haram è stato fondato nel 2002 da Ustaz Mohammed Yusuf, un imam nigeriano che lo ha guidato fino al 2009, quando fu ucciso durante un tentativo di fuga seguito al suo arresto. Dal 2004, cioè da quando decise di intraprendere la lotta armata, la setta ha ucciso almeno 700 persone, civili e militari, ma l’ondata di attacchi di oggi è stata di gran lunga l’azione di maggior portata militare della sua storia di violenza. 

     La “dottrina” di Ustaz Mohammed Yusuf (che i seguaci ora considerano risorto ma invisibile) è un coacervo di teorie politiche e pseudo-scientifiche. Boko Haram, come da un’intervista rilasciata dal suo leader nel 2009 poco prima di essere ucciso, rifiuta la democrazia all’occidentale ma anche l’idea che la Terra sia rotonda, il darwinismo e non ammette che la pioggia sia la ricaduta dell’acqua evaporata al suolo. 

     Ciò che più conta, però, in Nigeria e oltre, è che Boko Haram predica l’instaurazione della shar’ia (legge islamica) in tutti i 36 Stati del Paese. La chiedeva sotto la guida del fondatore, la chiede adesso che il capo è Mallam Sanni Umaru. Da notare che l’ascesa del gruppo è avvenuta proprio nei primi anni Duemila, cioè quando la shar’ia è stata introdotta in 12 Stati della Nigeria: in 9 a pieno titolo, in altri 3 con validità solo per le aree con popolazione in maggioranza musulmana. 

  

Un posto di blocco in Nigeria. Foto: Sunday Alamba/Ap.
Un posto di blocco in Nigeria. Foto: Sunday Alamba/Ap.

  I musulmani in Nigeria sono circa il 51% della popolazione, e i cristiani poco oltre il 48%. Nondimeno, sono molti i gruppi del fondamentalismo islamico che chiedono l’introduzione della shar’ia, anche a costo di imporla con la forza. L’aspetto più temibile, in prospettiva, delle attività di Boko Haram non è solo il radicamento nel Nord della Nigeria ma anche la capacità di stringere alleanze con gruppi esterni al Paese. Da questo punto di vista gli esperti di antiterrorismo hanno più volte segnalato, negli ultimi tempi, i contatti tra Boko Haram e l’Aqmi, cioè Al Qaeda nel Maghreb islamico, i seguaci di Bin Laden nell’Africa del Nord. 


     Progressivamente neutralizzato nel Maghreb vero e proprio, e soprattutto in Algeria e nello Yemen, l’Aqmi si sarebbe spostato verso Sud, dove si sarebbe reso responsabile di tutta una serie di sequestri di persona tra cui, forse, anche quello della cooperante italiana Rossella Urru, sequestrata il 20 ottobre insieme con due volontari spagnoli. 

     In questa migrazione del terrore, l’Aqmi si sarebbe avvicinato alla Nigeria in senso geografico e a Boko Haram in senso politico. La setta nigeriana può offrire ai terroristi venuti dal Nord basi sicure e una struttura logistica efficiente e, come si vede, molto difficile da sradicare per le autorità nigeriane.

Fulvio Scaglione
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