"Colpita la cultura antimafia"

Parla il giudice Tona: questa vicenda non può che rafforzare il lavoro svolto dalle scuole e dalle istituzioni per migliorare l'educazione alla legalità.

19/05/2012
Il magistrato Giovan Battista Tona.
Il magistrato Giovan Battista Tona.

L’invito è a non abbassare la guardia. "Qualunque sia la matrice di questo attentato il fatto è molto preoccupante". Il giudice Giovanbattista Tona, presidente dell’ Anm di Caltanissetta e uno dei magistrati che indagò sull’attentato di via d’Amelio a Paolo Borsellino e alla sua scorta,  sottolinea che "la matrice ancora non è comprensibile, ma c’è un dato da non sottovalutare e cioè che  gli organi investigativi e giudiziari da tempo hanno pubblicamente invitato a guardare con molta attenzione ai sommovimenti della criminalità organizzata di quel territorio. Ci sono stati in passato minacce, c'è stato un grido d’allarme dei procuratori della Repubblica. In materia di criminalità organizzata la prevenzione è anche una questione culturale e sarebbe auspicabile che quando ci sono grida d’allarme e valutazioni concrete basate su elementi oggettivi si cominciasse a parlare per tempo dei problemi dei territori dove la criminalità si manifesta".


La scuola intestata alla moglie di Falcone, la carovana antimafia che oggi passa da Brindisi, l’anniversario della strage di Capaci tra qualche giorno. Sono solo coincidenze? 

"I colleghi stanno lavorando. Non so ancora, dunque, se sono coincidenze. Quel che è certo è che questo è il modo peggiore per commemorare Falcone. Il fatto che dopo 20 anni nel nostro Paese è ancora possibile che delle persone ritengano, per qualsivoglia ragione, di fare un’azione così crudele è un segnale molto preoccupante al di là della matrice". 

Desta allarme anche il fatto che si sia trattato di una scuola? 

"Certamente sì. Anche perché negli ultimi anni le scuole sono state i luoghi dove, prima ancora che altrove, c’è stata una forte crescita della cultura antimafia, della cultura della legalità. Si è lavorato molto con le scuole e la prossimità delle istituzioni scolastiche ai palazzi di giustizia si è vista nelle tante attività fatte insieme da magistrati,  esponenti delle forze dell’ordine, studenti con loro insegnanti. È un rapporto di solidarietà che si è costruito negli anni e che questa vicenda così dolorosa non può che rafforzare”.  

Annachiara Valle
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Postato da Celso Vassalini il 19/05/2012 21:49

Mentre ancora metabolizzavo della clamorosa sentenza sulla strage di Piazza della Loggia dove allora lo Stato non seppe proteggere i suoi figli adulti seppelliti senza verità. Nell'apprendere la notizia del tragico pensavo ancora una volta non siamo stati in grado di proteggere i nostri ragazzi dalla volontà assassina che ha prescelto, con logica disumana, ragazzi inermi come bersaglio. Se il nostro Paese (e intendo gli individui che popolano questo nostro Paese) avesse bisogno di verità, la verità si sarebbe trovata, non solo nei suoi aspetti genericamente politici, ma anche nei suoi aspetti materiali (i colpevoli: una categoria che manzonianamente com-prende i peccatori e gli istigatori al peccato. Gli esecutori e i mandanti). Il tempo per trovare la verità c’era e ci è stato con¬cesso. La mia generazione avrebbe potuto smetterla di vivere di rimpianti (le marce, le assemblee ver-bose, la rivoluzione permanente, gli hasta siempre, i titanici assalti al cielo). Avrebbe potuto compiere un passo: andare alla ricerca –per quanto è umanamente possibile– della verità. In modo accanito, permanente, radicale, ininterrotto. Non è stato così, se non in modo superficiale. La nostra esperienza, evedentemente, non è stata per noi così importante. E se una generazione dimostra di non nutrire interesse per la propria esperienza, vuol dire che non ha interesse per nessuna altra esperienza umana. Non ha bisogno di verità. Piazza della Loggia è metafora di una ferita che segna la mia generazione e che è destinata a non rimarginarsi mai. Mi sento percorso da emozioni che fatico a tenere a bada. La sentenza su Piazza della Loggia è metafora di una realtà che ha segnato una generazione e gli individui che la compongono (una generazione è composta da individui, dopotutto, e que-sto non dobbiamo mai scordarlo). E’ la prima volta che viene colpita una scuola”, ”un segnale che loro, i criminali, ci sono ancora”. Dal mondo dei giovani e dell’istruzione, si sottolinea infatti, ”sono nati i veri, grandi movimenti di orgoglio e di lotta contro la passività delle generazioni precedenti’. Un attentato con il quale è stato colpito il simbolo dell’innocenza”. Si è arrivati a colpire la scuola, il simbolo dell’innocenza e della voglia di progresso. E’ una situazione che non desta solo preoccupazione, fa piombare nell’angoscia. E prevale un sentimento di rabbia per giovani vite innocenti strappate. Rispetto ad azioni di tale entità, non è accettabile che si possa morire da innocenti mentre si raggiunge la scuola, il luogo del sapere. E' evidente l’intenzione di ammazzare delle vittime innocenti, adesso è il momento di reagire in maniera unanime e compatta, senza retorica. Urge reagire per porre fine ad ogni azione violenta ed illegale. E’ necessario continuare nell’azione antimafia soprattutto tra le giovani generazioni. Dobbiamo risvegliare le coscienze e tenere sempre alta la guardia. La mafia teme più un maestro di scuola che cento carabinieri, diceva il giudice Caponnetto, l’attentato di oggi ne è la dimostrazione. Nessun colpevole! Nessun colpevole! Nessun colpevole!. Il ritornello della giustizia formale si ripete nelle aule dei tribunali, dove da quasi 40 anni si cerca di scoprire i mandanti e gli esecutori delle “Stragi di Stato”, che hanno insanguinato il nostro paese, procurato morti, feriti e dolore. Che hanno impedito il regolare corso della democrazia in Italia, bloccando per oltre due decenni qualsiasi cambiamento nei vertici del potere politico e istituzionale. Nel profondo di una crisi economica, sociale, politica e culturale, quest’ennesimo schiaffo al popolo italiano suona come una beffa, un insulto alla razionalità e alla “verità popolare. Ricordo e porto nel mio cuore la testimonianza del Beato Papa Giovanni Paolo II "Mafiosi pentitevi, verrà il giorno del Giudizio di Dio". Alzò la sua voce possente dalla collina di Agrigento contro il maleficio storico che affligge questo Paese che lui amava, questa Paese che lo emozionava per i suoi contrasti, per la sua natura resa matrigna dalla mano dell’uomo, per quegli uomini che sapevano non arrendersi. Ed in ogni occasione seppe toccare tutti noi. Le sue visite furono vissute tra la gente e per la gente, compromesse con le tragedie ed i mali antichi e moderni di questo popolo. Seppe perdonare con dolcezza e tuonare, come Gesù nel Tempio, contro il tumore inarginabile. Abbracciò i genitori del giudice Livatino pronunciando una frase di indiscutibile laicità “Non posso non ricordare i figli d’ Italia caduti per affermare gli ideali di giustizia e di legalità”. Giustizia e legalità su questa terra, ora, in questa vita terrena e non nel regno dei cieli. Un’umana esigenza, poco trascendente, ma dalla quale deve sempre passare la strada per il Paradiso dei cristiani. Grazie al Beato Papa Giovanni Paolo II Giustizia e legalità, ancora una volta e per sempre riaffermate come irrinunciabili valori civili. Ridiede vita al celebre discorso “Sagunto espugnata” che il cardinale Pappalardo aveva pronunciato davanti alla bara di Dalla Chiesa. In questa terra l’Italia che amava seppe essere violento con chi di violenza e sopruso campava, non negò il perdono a chi si fosse convertito nel corso della vita terrena, nulla concesse ai mafiosi che inchiodò con il perentorio “Mafiosi pentitevi, verrà il giorno del Giudizio di Dio” puntando il suo indice accusatorio. Ogni mattina ho l’onore di passare da Piazza della Loggia ricordando piazza Fontana, la stazione di Bologna, a Capaci, oggi Ancora una volta non siamo stati in grado di proteggere i nostri ragazzi arrivederci Uomini e Donne senza verità... ciao Melissa. Perdonaci se quelli della mia generazione non siamo stati capaci di tutelarti.. perdonaci. Celso Vassalini Brescia 19 maggio 2012.

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