Giovani, laureati e disoccupati

La percentuale degli under 35 senza lavoro esplode, il titolo di studio non dà impiego e la riforma Fornero ha peggiorato la situazione per il 65 per cento delle piccole imprese.

25/03/2013
Giovani a un seminario sul mercato del lavoro (Ansa).
Giovani a un seminario sul mercato del lavoro (Ansa).

Meno male che c'è papa Francesco a infondere fiducia ai giovani e a spronarli a combattere la tristezza e la rassegnazione. A fronte di un quadro cupo, come forse non lo è mai stato nella storia repubblicana del Paese, la politica sembra ancora una volta irretita nei suoi giochi e nelle sue liti, lontane anni luce dalla realtà.

La realtà dei giovani, ad esempio. La disoccupazione fra gli under trenta è ormai intorno al 35 per cento, toccando addirittura il 50 al Sud. E al giovane che non trova lavoro non si può nemmeno dire: studia, vedrai che le porte del mercato professionale si spalancheranno. Proprio oggi l'Istat ha fatto sapere che i senza lavoro con la laurea sotto i 35 anni erano, nel 2012, 200 mila, con un drammatico aumento dell'indice di disoccupazione nel segmento: più 28 per cento. Rispetto al 2008 il dato è spaventoso: il numero di "dottori" senza occupazione è salito del 43 per cento. Insomma, nemmeno il massimo titolo vale un impiego. Senza contare che, quando lo vale, garantisce guadagni molto bassi, come ricorda una indagine Almalaurea (e lo sanno bene i cosiddetti "cervelli in fuga" che vanno a giocarsi le loro carte, e le loro lauree e i loro master, fuori dai confini nazionali).

A rendere desolante la situazione è tuttavia l'assenza di questo tema dal calendario politico: vi risulta che questa sia una priorità dei partiti usciti dalle elezioni o che sia una delle questioni centrali di un accordo minimo di programma su cui le diverse forze politiche potrebbero convergere?

L'ex ministro Fornero (Ansa).
L'ex ministro Fornero (Ansa).

Il problema ha radici profonde e lontane - lo sappiamo bene - che nemmeno lo scorso Governo è riuscito ad affrontare. Ricordate la riforma Fornero, quella che, intervenendo sul mercato del lavoro, avrebbe dovuto semplificare l'ingresso di chi è alla ricerca del primo impiego? Sembra che le cose siano andate diversamente. Lo dicono, ancora una volta, i numeri: stiamo perdendo 1.641 posti di lavoro al giorno e persino i famosi contratti atipici (non a tempo indeterminato) sono diminuiti del 24 per cento.

Ben il 65 per cento degli iscritti a Confartigianato - stando a un sondaggio Ispo - ritiene che la riforma Fornero abbia avuto effetti negativi sull'occupazione e, cosa ancor più grave, su ciò che dovrebbe renderla possibile, cioè la crescita: "Le nostre rilevazioni", ha dichiarato il presidente della Confartigianato, Giorgio Merletti, "confermano quanto avevamo temuto e denunciato: la riforma Fornero ha frenato la propensione ad assumere e ad utilizzare contratti flessibili, ha aumentato il costo dell'apprendistato e dei contratti a tempo determinato, senza peraltro alcuna riduzione del costo del lavoro dei cosiddetti contratti standard. Inoltre la confusa formulazione delle norme su partite Iva e associazioni in partecipazione sta determinando un freno anche rispetto al lavoro autonomo genuino e, conseguentemente, al sistema produttivo. E ha ulteriormente complicato la normativa sul lavoro. Insomma, tutto il contrario rispetto a ciò che serve".

Una condanna senza appello che lascia i giovani senza prospettive: lavoro non ce n'è,  nemmeno laurearsi serve a ottenerlo, la politica ha altro a cui pensare. Questo Paese non ama i giovani.

Paolo Perazzolo
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Postato da DOR1955 il 25/03/2013 19:28

Della signora Fornero come persona non ho nulla da dire: della ministra Fornero mi sia consentito di dire "tutto il male possibili" (in senso politico). Penso che abbiamo avuto il peggior governo da quando esiste la Repubblica; ma non nel senso "morale" (quello è primato imbattibile di altra nota persona), quanto su temi come l'economia, il lavoro, le pensioni, la scuola, la sanità e da ultimo, pure la politica estera (caso marò come già commentato in altro articolo). Ricordo che la ministra Fornero ha anche detto. più o meno, che non è mica un "diritto studiare e laurearsi", si può trovare lavoro anche con un diploma o con la scuola dell'obbligo. Tesi astrusa che solo chi è lontano "mille anni luce" dal mondo reale può esprimere. In altri Paesi si cerca di alzare più possibile il livello culturale delle persone, in primis proprio attraverso gli studi universitari, da noi invece si invitano i giovani, metaforicamente, ad "andare a zappare la terra" (lavoro nobilissimo che la signora, come ministro, dovrebbe praticare per qualche anno). Brava ministra, "un genio". E comunque, questo Paese (alias chi governa, ma forse sarebbe più giusto dire coloro che detengono il vero potere) non solo non ama i giovani, ma non ama tutti coloro che non hanno un conto con almeno 5-6 zeri.

Postato da galeno il 24/03/2013 22:17

Questo paese non ama i giovani, ma neppure gli anziani, quelli comuni. Allora c'è bisogno di ritrovare un senso che torni a provenire dall'Amore.

Postato da masperi.umberto@yahoo.it il 24/03/2013 19:14

C'è una realtà a latere di cui non si parla mai ( realtà di cui noi ITALIANI siamo specialisti ): la raccomandazione. Fate delle indagini in tal senso sulle persone ( quelle poche "fortunate") che hanno lavoro. E poi le liste bloccate non ne sono l'esempio più delizioso , l'edizione più aggiornata , dopo quella dello stile mafioso in certi settori? Raccomandazione-ipocrisia, a braccetto: quando Berlusconi diceva che la Mi…tti gli era stata "segnalata" da Don Verzè in quanto persona laureata e "preparata" perchè non gli avete chiesto quale preparazione "valorizzava" in lei, visto la sua ( di lei) leadership nelle festicciole di Arcore? Se un/a giovane vuole trovare lavoro,oggi ( la "prospettiva" c'è) sa che lo potrà avere, basta il binomio di sopra. Esatto: "la politica ha ben altro (ALTRO) cui pensare ".

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