Ornaghi, la partenza è giusta

La conferma di Baratta, strumenti per reperire fondi, una legge organica e, soprattutto, l'idea della cultura come risorsa: le prime mosse del nuovo ministro fanno ben sperare.

15/12/2011
Ornaghi, a destra, con Paolo Baratta, confermato alla presidenza della Biennale di Venezia.
Ornaghi, a destra, con Paolo Baratta, confermato alla presidenza della Biennale di Venezia.

Se il buon giorno si vede dal mattino, la cultura italiana può tirare un respiro di sollievo e tornare a sperare. Le prime mosse del nuovo ministro ai Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica fino alla chiamata di Monti, si sono rivelate concrete, intelligenti e figlie di una strategia a lungo termine. Dopo anni di mortificazione della cultura, spacciata come peso inutile e sottoposta a una cura che, più che dimagrante, era mortificante, forse si comincia a ragionare in termini nuovi, più consapevoli e competenti.

Che cosa ha fatto il ministro Ornaghi per meritarsi questo applauso? Intanto, ha confermato Paolo Baratta alla presidenza della Biennale di Venezia. Pur a fronte di risultati eccellenti (aumento del numero dei visitatori e dei ricavi), l'ex ministro Galan aveva deciso in maniera incomprensibile di rimuovere Baratta dall'incarico, indicando un altro nome, che non sembrava di godere delle stesse credenziali del suo predecessore. Per fortuna, le molte critiche hanno bloccato la decisione, permettendo a Ornaghi di riprendere in mano la questione e di risolverla nel modo migliore: appunto, confermando Baratta. Squadra che vince non si cambia.

Il ministro Ornaghi nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto a Roma.
Il ministro Ornaghi nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto a Roma.

E veniamo al tema scottante dei fondi destinati al nostro patrimonio, via via decurtati nel corso degli ultimi anni, fino a provocare la chiusura o la crisi di molti enti. Nel corso del convegno organizzato da "Italiadecide", Ornaghi ha annunciato la semplificazione delle procedure per le agevolazioni fiscali per i beni culturali, con l'obiettivo di approdare a un testo unificato sui disegni di legge in materia di restauri, reati contro il patrimonio culturale e qualità architettonica. Il 21 per cento di Iva che grava sulle sponsorizzazioni, il 10 per cento sui lavori di restauro con una deducibilità limitata al 19 per cento sulla cifra erogata dai privati - ha sottolineato il ministro - non vanno certo nella direzione di incentivare il sostegno alla manutenzione e alla promozione del nostro patrimonio. Fermo restando il ruolo dello Stato, bisogna infatti pensare a un nuovo rapporto fra il pubblico e il privato. Così come va rivista l'articolazione della competenze fra Stato, Regioni e  Comuni. Ornaghi ha poi lodato l'inserimento degli interventi culturali-paesaggistici fra quelli finanziabili dal cinque per mille.

Al di là di queste apprezzabili decisioni, il merito maggiore del ministro Ornaghi in questa prima fase del suo ministero è quella di auspicare «una più organica e sistemica visione di insieme nella gestione dei beni culturali»: l'Italia deve cominciare ad avere consapevolezza dell'immensa risorsa che la natura e la storia le hanno dato in dono e impegnarsi a proteggerla, valorizzarla e promuoverla. Sembra finita l'epoca miope del «con la cultura non si mangia»: al contrario, «siamo in un momento in cui considerare la cultura come una risorsa non è solo essenziale, ma costitutivo di uno sviluppo in termini diversi». Per questo, anche l'idea di istituire una Giornata della cultura per le scuole, al fine di educare i giovani al valore del bello, va salutata con gioia.

Paolo Perazzolo
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