Pakistan, la solitudine dei cristiani

A Islamabad una bambina di 11 anni, affetta da sindrome di Down, è stata arrestata con l'accusa di blasfemia. Un fatto allarmante che conferma l'oppressione delle minoranze nel Paese.

19/08/2012
Donne pakistane a Peshawar (foto Ansa),
Donne pakistane a Peshawar (foto Ansa),

L'hanno accusata di avere bruciato le pagine del manuale per leggere il Corano. Così, a Islamabad, in Pakistan, Rimsha Masih, una bambina cristiana di appena 11 anni, affetta da sindrome di Down, è stata arrestata per blasfemia. La Ong locale "Cristiani in Pakistan" ha respinto energicamente l'accusa, dichiarando anzi che, nella zona di Umara Jaffar della capitale pakistana, la stessa dove vive la bambina, i cristiani "sono stati minacciati dagli estremisti islamici" e molte persone sono state costrette ad abbandonare le loro case per paura di persecuzioni. Se la piccola Rimsha dovesse essere giudicata colpevole, per la legge sulla blasfemia vigente in Pakistan rischia addirittura l'ergastolo o la pena di morte.  

In Pakistan e in tutta l'Asia meridionale per le minoranze indù e cristiane la situazione è allarmante.
Come rivela il sito Asianews, le famiglie pakistane di religione indù fuggono dal Paese verso la vicina India per impedire che le loro figlie vengano rapite, convertite all'islam e costrette a sposare dei musulmani. Alcuni giorni fa è giunta la notizia di almeno 250 persone, tutti gruppi familiari indù, che hanno attraversato la frontiera per sfuggire alla tortura e alla persecuzione.

Il fenomeno della fuga delle minoranze dal Pakistan sta creando dei problemi politico-diplomatici perché l'India non ha una legge nazionale per i rifugiati e i pakistani che arrivano qui rimangono come migranti illegali, senza possibilità di vedersi riconosciuta la cittadinanza indiana anche dopo molti anni dal loro arrivo.

La situazione è ancora più grave e preoccupante per le comunità cristiane pakistane, che subiscono le stesse persecuzioni da parte degli islamisti radicali, in particolare le conversioni e i matrimoni forzati delle ragazze. I cristiani sono ancora più discriminati: alcuni parlamentati nazionalisti indiani hanno chiesto di proteggere e accogliere i rifugisti pakistani indù, ma non quelli cristiani. Un'ingiustizia verso la comunità cristiana, oppressa nel suo Paese, il Pakistan, e relegata a una condizione di isolamento e di emarginazione dagli Stati vicini che dovrebbero garantire protezione e riconoscere uguale dignità a tutte le minoranze perseguitate. 

Il presidente del Pakistan Asif Ali Zardari sta studiando una via legislativa per risolvere il problema dell'oppressione delle minoranze non musulmane: la comunità indù e quella cristiana contano nel loro insieme 7 milioni di cittadini su una popolazione di 180 milioni di abitanti. 

Giulia Cerqueti
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