04/05/2010
La terra rossa è il suo terreno, le righe del campo il suo limite invalicabile, almeno finché si gioca, una stanza d'albergo, per quanto grande, la cubatura naturale della sua vita, il mondo il suo campo d'azione.
Lei è Flavia Pennetta, punta di diamante del tennis italiano, in campo in questi giorni agli Internazionali d'Italia.
Come vive questo girare vorticoso che il circuito impone ai tennisti?
«Ormai ci sono abituata, prendo aerei come fossero autobus».
E con le stanze d'albergo che rapporto ha?
«Ci fai l'abitudine, in certi momenti fai più fatica in altri meno, ma tutto è abitudine. Diventa naturale fare e disfare valigie. Le disfo in ogni stanza d'albergo, rimetto ogni volta tutte le cose a posto, nell'armadio, svuoto tutte le borse. Perché così sembra più casa. Ma so che questo è un lavoro che finirà. Fai ora i sacrifici che ti permetteranno un giorno di poter scegliere».
Ha scelto la Spagna come campo base che cos'ha trovato di fondamentale?
«Il mio allenatore. La Spagna è un caso poteva essere Italia, America, ovunque: quello che conta è trovare la persona che ti fa crescere. Io l'ho trovato a Barcellona e sono andata là».
Ma la svolta che l'ha portata ai vertici era cominciata prima come racconta Flavia Pennetta sul numero in edicola di Famiglia Cristiana.
Elisa Chiari