Sul "ponte" sventola bandiera rossa

Il vicepresidente cinese Xi Jinping, prossimo presidente, annuncia un a visita in Italia il 3 giugno per fare affari. Ma Confindustria vacilla: ma come, il 3 giugno c'è il ponte...

10/05/2011

Sembra una notiziola da niente, di quelle che strappano un sorriso e passano subito in archivio. Invece no. Più di qualsiasi studio sociologico è rivelatrice di una mentalità comoda e facilona, furba in apparenza ma di fatto autolesionista. La rivela il “Corriere”, informato da fonti che conoscono i retroscena.

Tutto comincia quando il vicepresidente cinese Xi Jinping annuncia per il 3 giugno il suo arrivo in Italia. Non si tratta di un viaggio di rappresentanza. Il signor Jinping, o compagno che sia, diventerà presidente l’anno prossimo. In attesa di guidare quella che insieme agli Stati Uniti è la prima potenza mondiale vuole spianare il terreno per i futuri accordi economici. Miliardi a piovere, come si sa, cifre e contratti per i quali si batteranno tutti i poteri forti dell’Occidente. Questa visita apre dunque alle nostre aziende una formidabile prospettiva, da coltivare con il massimo impegno.

Beh, vediamo la natura dell’impegno. All’inizio, quando Pechino tenta di concordare l’appuntamento, in Confindustria si mostrano più seccati che entusiasti. Ma come, il 3 giugno? Questi cinesi non sanno che il 2 giugno è la festa della Repubblica, che il 3 cade di venerdi, che il 5 è domenica e che perciò i nostri imprenditori, come metà del Paese, saranno in vacanza per il ponte? Strana gente, in verità. Sarebbe meglio che il signor Jinping arrivasse un po’ prima o un po’ dopo, noi abbiamo delle tradizioni da rispettare.

Stavolta sono i cinesi a seccarsi. Educati come è nella loro indole, invece di mandarci al davolo si limitano a mostrarsi perplessi. Non capiscono. Meno male che, sia pure in ritardo, a capire stavolta sono gli gli italiani. Come non detto, è solo un malinteso, chiaro che gli incontri ci saranno.

Non si offenda il signor Jinping. Quando dice che nella sua agenda è prioritario lo sviluppo economico, figurarsi se le nostre aziende vogliono chiamarsi fuori. Discuteranno e negozieranno con i cinesi, a costo di rinunciare al ponte fra il 2 e il 5 giugno. Certo è un sacrificio. Ma cosa non si fa, per il bene della nazione...

Giorgio Vecchiato
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