Carceri, quei preziosi rifiuti

Nel penitenziario di Bollate il primo impianto di smaltimento e riciclo. Potrebbe entrare già in funzione nel 2012 e darà lavoro a circa 40 persone. Un video.

01/06/2010
L'interno del carcere di Bollate, vicino a Milano.
L'interno del carcere di Bollate, vicino a Milano.

Quaranta detenuti potranno essere impiegati nel carcere di Bollate, alle porte di Milano, primo carcere italiano a realizzare al proprio interno un impianto per il trattamento e il recupero dei rifiuti tecnologici. In questa maniera, ai detenuti sarà offerta un'opportunità di lavoro durante il soggiorno in carcere e un'occasione per formarsi professionalmente in vista del ritorno in libertà.

L'impianto specializzato nel trattamento di computer, televisori e in generale tutte le apparecchiature elettriche e elettroniche (da cui il nome Raee) potrebbe entrare in funzione già nel 2012 e sarà in grado di impiegare una quarantina di carcerati con una produttività di partenza di 5 mila tonnellate l'anno.
 
"Questa realizzazione è da considerarsi un importantissimo passo nei confronti della gestione della "punizione", ha affermato il Provveditore lombardo alla carceri Luigi Pagano - un progetto che non ha precedenti in Italia". In altre strutture penitenziarie già si lavora con i rifiuti, ma nessuna ha al proprio interno un impianto tecnologico che richiede un importante bagaglio di competenze a chi vi lavorerà.

Alla presentazione del progetto (due milioni di stanziamento da parte della Regione  Lombardia e 800 mila euro da parte di Amsa, l'impresa per la nettezza urbana milanese, che si è incaricata di gestire i programmi di formazione dei detenuti e di occuparsi del recupero di tutti le parti che possono essere riciclate o ripristinate) il sottosegretario alla Giustizia, Senatore Giacomo Caliendo, ha detto che "si tratta di un progetto importante sotto tanti aspetti, non ultimo ovviamente quello economico, ma soprattutto di grande valore sinbolico, perchè concilia l'attenzione per la tutela ambientale con i programmi di reiserimento dei detenuti attraverso la formazione professionale".

Il Provveditorato dell'Amministrazione Penitenziaria della Lombardia, nella persona del Dottor Luigi Pagano, "storico" direttore di San Vittore, ha siglato questo protocollo d'intesa con la Regione Lombardia e con AMSA attraverso una speciale "sezione" chiamata "Articolo 27", cioè l'Agenzia Regionale Promozione lavoro Penitenziario, che da tempo si occupa di cercare occasioni lavorative dentro e fuori dalle carceri per "detenuti di buona volontà". "La sicurezza - dice il Provveditore - parte dal basso. Ogni detenuto che si rimette "in carreggiata" rappresenta un'occasione di sicurezza in più per la società". "E per l'Istituzione - aggiunge - l'eventualità di non fare solo pedagogia verbale".

Emilia Patruno
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