Non è un pallone per vecchi

Semmai per bambini infiniti. Inzaghi si prende con 70 reti il titolo di massimo marcatore in Europa, Del Piero batte il record di Boniperti e Zanetti non molla una palla.

04/11/2010
Pippo Inzaghi mostra la maglia che celebra le sue 70 reti.
Pippo Inzaghi mostra la maglia che celebra le sue 70 reti.

Non è un pallone per vecchi, a dispetto delle apparenze. Perché loro sono ragazzi dentro. Xavier Zanetti, Alessandro Del Piero e Pippo Inzaghi fanno 110 anni in tre. Da un pezzo, stando al meteo della storia calciofila, dovrebbero aver appeso le scarpe al chiodo. E, invece, hanno deciso che la scrivania può attendere: le bandiere arrotolate sono tristi. Vogliono vivere nel vento. 

    E quando c’è da togliere il coniglio il loro cilindro figlia come non mai. Adesso più che mai: Del Piero ha da sempre una vocazione speciale per i primati e le date storiche, segna per marcare i giorni sul calendario. Pippo ha aguzzato con gli anni l’istinto rapace. Non sono mai gol di spettacolo i suoi, ma di rapina. Però di quella notte da lupi a San Siro, il 2 maggio 2007 contro il Manchester, ti resta più di tutto quella palla beffarda che sfila nell’angolo alle spalle del portiere con la lentezza di una tortura protratta per far male. 
    Xavier di gol non ne segna tanti, ma il primo della sciagurata sera contro il Tottenham, dopo appena un minuto di gioco, era suo. Ai difensori capita di rado di metterla nel sacco, pagano il fatto che la statistica non sa contare i gol evitati – portieri a parte- e nemmeno i chilometri macinati a fare l’elastico raccordando attacco e difesa. 

    A dispetto del peso delle primavere i ragazzi terribili che non se ne vogliono andare hanno il gioco leggero non dei vent’anni ma dei dieci, quando giocare conta più che vincere, quando tutto è ancora solo divertimento e passione, senza pagelle alla fine e niente da calcolare. Forse, ormai, sentono che non hanno più da perdere: ogni pallone strappato è una scommessa vinta contro il signore del tempo. Quando finirà, nessuno oserà dire che è troppo presto, nessuno oserà chiedere di più. 

    Poi, certo, questo è lo specchio del Paese, dove i vecchi non fanno largo ai giovani, ma il calcio non è un posto di lavoro, è un gioco e il diritto di giocare va conquistato, con una finta in più. Finché nessuno ruba la palla ai vecchi bambini, il posto in squadra è loro. Che poi il cortile si chiami San Siro non fa tutta questa differenza.

Elisa Chiari
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