Rai, i conti non tornano

Non solo le polemiche su Santoro, Fazio, Benigni e la Gabanelli. Si profila anche il rischio di un dissesto economico. Con un piano di lacrime e sangue pr dirigenti e dipendenti.

20/10/2010
La puntata di "Porta a Porta" dedicata al caso Santoro.
La puntata di "Porta a Porta" dedicata al caso Santoro.

Dice il motto popolare che ogni giorno ha la sua pena, e di questi tempi è vero. Ma in certi casi, come quello della gestione Rai, è questione di misura. Non è che capiti semplicemente un guaio al giorno. I guai arrivano a stormi, come uccellacci di malaugurio. E chi per mestiere ne deve parlare oscilla fra rabbia e desolazione. Questa grande azienda, pur esposta da decenni a tante critiche, è sempre stata considerata un patrimonio nazionale. Fa male vederla squassata da polemiche interne. Peggio ancora se addirittura si profila, come i numeri fanno temere, un dissesto economico.

    Ieri e l’altro ieri le scomposte vertenze su Michele Santoro: se ne va o resta, accetta o no il contraddittorio, può offendere o no la gerarchia, deve o no pagare dazio, solo lui è leso dalla sospensione o anche “Annozero”. Adesso il plotone dei Fazio, Benigni, Saviano, Abbado, Gabanelli, Dandini e via cantando: che sono tutti nomi importanti e, vedi caso, tutti sgraditi a Berlusconi. Infine, come ciliegina sulla torta, i conti che largamente non tornano. Un passivo che supera il capitale sociale, gli spot fermi mentre la pubblicità di Mediaset va avanti, un piano di lacrime e sangue per dirigenti e dipendenti. I quali, non propriamente abituati ai sacrifici, non se ne staranno zitti e quieti.

    Tante volte abbiamo scritto su questi temi, nella difficile posizione di chi non sta né a destra né a sinistra ma, come una volta si usava in giornalismo, sta ai fatti. Con il risultato, ovviamente in preventivo, di subire – e accettare, superfluo dirlo – critiche da destra come da sinistra. Ma dica il lettore se ha torto Aldo Grasso, colonna del “Corriere” in materia tv, quando definisce i capi Rai, Mauro Masi in testa, “dilettanti allo sbaraglio”. E quando si chiede se vogliano affossare una volta per tutte il pluralismo, puntando ad anestetizzare l’azienda, o se il comico obiettivo sia di far aumentare gli ascolti dei citati Santoro, Dandini, Fazio. I quali, come logico, più vengono ostacolati e più solleticano il partecipe interesse o l’ostile curiosità degli spettatori. Bel successo, per chi dovrebbe saperli gestire.

Giorgio Vecchiato
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