Referendum, i delusi del Porcellum

Ha vinto soprattutto la delusione degli elettori di centrodestra per l'attuale legge elettorale e per come è stata "puntellata" la maggioranza. Intervista con il politologo Pasquino.

30/09/2011

Anche il politologo Gianfranco Pasquino ha firmato per il referendum anti-porcellum, i cui promotori hanno raccolto oltre un milione e 200.000 firme in meno di due mesi. Un successo storico. «Ho messo la mia firma una settimana fa», racconta il docente universitario, allievo di Norberto Bobbio, senatore dal 1983 al 1992 e dal 1994 al 1996.

Perché ha firmato professor Pasquino?

Perché se questo "porcellum" non si può riformare, magari trasformandolo in un "porcellinum", il referendum resta il solo strumento per avere una legge elettorale decente e migliore di quella attuale.

Quale potrebbe essere una legge migliore?
Credo sia possibile un ritorno al "mattarellum". Non ne sono mai stato entusiasta ma almeno garantisce che il 75 per cento dei parlamentari sia eletto in collegi uninominali. In questo modo gli eletti dovranno rispondere ai loro elettori, che potranno controllare e sanzionare il loro operato.


Secondo lei a che cosa si deve il grande successo della raccolta di firme contro il "porcellum"?

Credo sia merito di due fattori: la buona organizzazione dei promotori e il sostegno delle forze politiche, in primo luogo l'Italia dei Valori e il Pd. Però credo che anche molti elettori del centrodestra sono delusi da questa legge elettorale e la vogliono cambiare. Ora invece si sono presi gli Scilipoti e i Romano e se li devono tenere.

Se si va al referendum che risultato si aspetta?
Intanto si deve tener conto di due variabili. Prima di tutto dobbiamo vedere se la Corte Costituzionale lo giudica ammissibile. Poi resta da capire che cosa vuole fare Bossi. Se Bossi non vuole il referendum, a gennaio mette in crisi il governo e allora si va a votare, mentre il referendum slitta al 2013.

Ma la vittoria del "sì" la vede probabile?
Non lo so. Per avere una maggioranza del 50 per cento piu' uno i promotori devono convincere una buona dose di elettori del centrodestra. Questo richiede un grande sforzo, non solo organizzativo, ma anche politico.

Roberto Zichittella
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Postato da dino avanzi il 30/09/2011 17:27

La democrazia non si riforma a colpi di referendum, ma in questa situazione è l'unica speranza di cambiamento. I parlamentari devono essere eletti non nominati. Riprendo parte dell'articolo: "Se Bossi non vuole il referendum, a gennaio mette in crisi il governo e allora si va a votare." Chiedo: la lega ha interesse ad andare al voto? Nella base regna il malcontento.

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