02/12/2011
Roberto Formigoni davanti alla nuova sede della Regione Lombardia.
Giorni fa, in un dibattito da Gad Lerner, uno degli ospiti si è chiesto quanti mai cittadini sentano il bisogno di rivolgersi alla Regione. Al Comune sì, anagrafe e pratiche varie. Anche alla Provincia, sebbene più di rado. Ma alle Regioni? Fra la gente comune, se venissero abolite, nessuno se ne accorgerebbe.
In realtà qualcuno che frequenta quegli uffici esiste, e vedremo fra un po’ per quali e consistenti motivi. Intanto però vorremmo segnalare qualche curiosità. Passando per esempio vicino alla stazione di Milano si notano, quasi dirimpettai, tre grattacieli. Uno è il famoso Pirellone, già gloria dell’architettura razionale, superato in altezza da un altro che arriva a 152 metri. Il terzo sale a quota 161, grazie a una guglia applicata con spettacolare perizia da un elicottero.
Bravi milanesi, verrebbe da dire, anzi bravi lombardi. Senonché c’è un po’ da ragionare.
Due dei grattacieli hanno tuttora la medesima insegna, Regione Lombardia. Dal Pirellone, dove a quanto pare si stava stretti, procede il trasloco verso la nuova e più comoda sede. Comoda per gli impiegati, superfluo dirlo, perché ai passanti non importa nulla. E già questo fa parecchio riflettere.
Poi c’è la bega sull’altezza rispetto al terzo incomodo, quello aiutato dall’elicottero. La guglia non vale, ha detto il governatore Formigoni. Quel che conta è il calpestabile, e qui la Regione vince. Vince come quota, beninteso. Come utilità, mistero.
Ma attenti, perché certe procedure sono contagiose.
Roberto Cota davanti al plastico del nuovo grattacielo, firmato dall'architetto Fuskas, che ospiterà la nuova sede della Regione Piemonte.
Ecco infatti che il governatore del Piemonte, il Cota leghista e quindi
in teoria sparagnino, inaugura in cantiere di una torre che arriverà a
209 metri. E commenta con orgoglio: sarà la più alta in Italia. Costerà
appena 270 milioni, un risparmio rispetto ai 400 del grattacielo
lombardo.
Finite qui le spese? Ma no, perché mai umiliare le altre istituzioni
locali. Ecco quindi che la Provincia di Roma sta per regalarsi un nuovo
falansterio da 263 milioni, tanto per superare il miliardo di debiti. E
qualcosa di simile si progetta a Bologna. Abbondiamo, diceva Totò,
abbondiamo.
Ma torniamo alle Regioni e alla loro utilità. Quando si cominciò a
parlarne, scrivemmo in molti che non sarebbero mancati i doppioni
amministrativi, i conflitti di competenza, gli sprechi, la dilatazione
del personale e delle spese. Allora non si badava al debito pubblico, e
tanto meno si pensava a spread e default. Oggi, come largamente si era
previsto, tutti i nodi vengono al pettine. E mentre si attendono
miracoli da un governo che annuncia piuttosto bastonate sociali, ahimè
inevitabili, si continua a buttare soldi.
Il nuovo grattacielo con la guglia a Milano.
E torna quelle domanda avanzata nel salotto di Gad Lerner.
Davvero nessuno si rivolge alle Regioni? Non l’uomo della strada,
d’accordo. Ma a bussare sono imprenditori, enti assortiti, finanzieri,
lobbisti e, non ultimi né meno nocivi, faccendieri. Ogni tanto, vedi
Milano, qualcuno va in galera, corruttori e corrotti. Ma pochi, finora.
Del resto, che c’è da preoccuparsi? Possiamo vantare i grattacieli più
alti, conta l’area calpestabile. Bel simbolismo, questo. Calpestare,
come dice il Devoto-Oli: “Calcare, premere ripetutamente coi piedi,
pesticciare, per disattenzione o, più spesso, per rabbia o spregio”.
Giorgio Vecchiato