25/09/2012
Oltre il 90 per cento degli italiani opta per l'ora di religione.
Colpisce,
nel Governo dei tecnici, ovvero di ministri non eletti e chiamati a svolgere una
legislazione d’urgenza in qualità di “civil servants”, la vocazione
squisitamente politica che spesso li tenta, fino a toccare temi cutlurali e sociali che
meriterebbero quanto meno un dibattito nazionale. Il ministro dell’Università e
della Ricerca Francesco Profumo, ad esempio, ieri ha annunciato volontà
riformiste a proposito dell’ora di religione: una questione controversa,
delicatissima, sancita nel Concordato firmato tra Craxi e Casaroli dopo anni di
proficuo e fecondo dibattito e confronto. E lancia come un sasso una proposta che è
destinata a far discutere: cambiarla in senso interreligioso.
Se il Paese
diventa sempre più multiculturale, i programmi scolastici si devono adeguare, è
l’idea del ministro dell'Istruzione Francesco Profumo. “Credo che il Paese
sia cambiato”, dice il ministro, “nelle
scuole ci sono studenti che vengono da culture, religioni e Paesi diversi. Credo
che debba cambiare il modo di fare scuola, che debba essere più aperto. Ci vuole
una revisione dei nostri programmi in questa direzione». Un discorso che vale
per l'ora di religione, ma anche «per l'ora di geografia», che, secondo Profumo,
si può studiare anche ascoltando le testimonianze di chi viene da altri Paesi.
Paragonare l’ora di Geografia a quella di Religione ci pare quanto meno
azzardato. Certo l’ora di religione non è ora di catechismo ma è un libero
approfondimento culturale che aiuta i ragazzi a capire le ragioni profonde dell’uomo,
quella domanda di senso che lo distingue dal resto del creato e gli permette di
comprendere le sue radici. Anche per laici come Umberto Eco la Bibbia e il
cattolicesimo sono fondamentali per capire da dove si viene, per conoscere il proprio
patrimonio storico e non va in contrasto con la laicità dello Stato. Che poi ci
si debba confrontare anche con le altre religioni,
approfondirle, è altrettanto sacrosanto: e infatti è previsto dagli attuali
programmi.
Ma prima di comprendere gli altri, bisogna comprendere se stessi. E anche chi è figlio di chi viene da lontano, ha il diritto di studiare le radici spirituali della terra che lo ha accolto come un fratello.
Ridurre l’ora di religione a un sincretismo indistinto di religioni del mondo, accontentando le velleità laiciste di una minoranza (l'ora di religione è liberamente scelta da oltre il 90 per cento degli italiani)
non aiuta questo Paese a ritrovarsi, bensì a smarrirsi. Aumentando lo
spaesamento in cui siamo già abbondantemente immersi.
Francesco Anfossi