Berlusconi e il mal di rimpasto

Una folla famelica di peones necessari alla sopravvivenza del Governo reclama posti e incarichi. I fedelissimi mugugnano. il Quirinale...

17/03/2011

Proviamo a metterci per un momento nei panni di Berlusconi, senza alcun intento polemico. In breve. Passate le celebrazioni sull’unità d’Italia, resta il problema di rinsaldare l’unità della maggioranza. Dalla quale, direbbe il signor De la Palisse, dipende l’efficienza del governo. Quest’ultima è certo più importante: ma, per strano che possa apparire, non prioritaria. Se manca la maggioranza, o se si sfalda, niente governo.      

     Berlusconi ha pensato di poter invertire il concetto, subito il governo e il resto dopo, salendo al Quirinale con uno schema di rimpasto. Due o più ministri da sistemare qua e là: non facilissimo, si è visto. Tuttavia, questo era il meno. I guai maggiori per il premier derivano dal numero dei sottosegretari, che non potranno adeguarsi ai tempi di Andreotti e Prodi. Allora, fra portafogli e rincalzi, l’esecutivo poteva comprendere 101 nomi, o addirittura 103. Oggi c’è una legge, autore Bassanini, che stabilisce un tetto. Peggio ancora, per superarlo non basta un decreto governativo. Serve un normale disegno di legge, con tanto di Camera e Senato impegnati ad esaminarlo. Quindi settimane e mesi, corredati da questo pesante interrogativo. Come mai il premier ha mostrato tanta fretta per l’assetto ministeriale, rinviando a tempi successivi gli assetti di maggioranza, tuttora fragili e delicati?       

    Sembra un quesito per esperti di questioni istituzionali, dilettanti esclusi. Ma così non è; al contrario, magari lo fosse. La realtà è molto più terra terra. Fatto è che alle porte del governo - ministeri, viceministeri e sottosegretariati - sta bussando una folla famelica che, in diverse ma ugualmente energiche tonalità, rivendica i propri diritti. In sintesi. Di qua il manipolo di parlamentari che ha mutato casacca per corroborare appunto la maggioranza, e per questo esige un compenso. Cioè posti e potere. Di là quella massa che segue Berlusconi da decenni, e mostra i denti alla sola idea di essere scavalcata. A che serve la fedeltà, se il premio va a migranti disinvolti e spesso venali?      

    Bella domanda. Alla quale, nei panni sempre più scomodi di Berlusconi, non sapremmo come rispondere. Quando il premier faceva il capitano d’industria, tutto era facile. Nominava, premiava, emarginava chi voleva lui. Bel tempi. E brutta bestia la politica, ammesso che sia politica anche questo mercato.  

Marin Faliero
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Postato da anna69 il 18/03/2011 17:36

Condivido in toto l'articolo e quanto detto da CZAR, aggiungo solo che è veramente arrivato il tempo di una riforma epocale che non è però quella della pseudo giustizia presentata recentemente, ma una riforma del parlamento: basta gente che vi si siede solo per ottenere grossi benefici economici, i politici si dedichino a formulare una legge che tagli drasticamente le poltrone, tutti i privilegi della casta, facciano in modo che invece di avere un incompetente o una serie di incompetenti che parlano a favore del nucleare, perchè ragionano con gli euro nel cervello al posto dei neuroni, ci sia gente che sa ciò che dice! Fateci votare direttamente i nostri rappresentanti, altro che dire che si sta facendo il volere del popolo! Siamo stufi che degli invertebrati famelici ci rappresentino, vogliamo gente con la spina dorsale, possibilmente con la schiena dritta! E questo non è polemizzare ma esigere concretezza sia a destra, al centro che a sinistra.

Postato da giogo il 18/03/2011 17:00

Sig. Presidente Napolitano, condivido anch'io in toto l'accorato appello lanciato da CZAR, ci aiuti a ritornare ad essere orgogliosi di questo PAESE ! Grazie ps. Un grazie particolare a CZAR Ciao

Postato da CZAR il 17/03/2011 23:22

Signor Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, sono un cittadino qualsiasi e Le rivolgo un appello. La prego, ponga fine a questo accanimento terapeutico. Questo non è più un governo che vinto legittimamente le elezioni, ma è diventato un suk mediorientale, dove i voti vengono comprati e venduti alla luce del sole, senza alcuna vergogna. La prego, Signor Presidente, sciolga le camere, indica nuove elezioni, ci restituisca la nostra dignità.

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