Genova: il pericolo viene dagli argini

I fiumi, cementificati o coperti o addirittura usati come letto di costruzioni. Da qui nasce il pericolo per Genova e la Liguria.

04/11/2011

A Genova, i corsi d’acqua sono stati cementificati, canalizzati e “tombati”, cioè coperti, nascosti. Tra i punti più critici c’è il Ferreggiano che è stato deviato artificialmente nel torrente Sturla dove, tra le altre cose, i piloni che sorreggono la Facoltà universitaria di Farmacia si trovano nel bel mezzo dell’alveo. Recentemente è stata rifatta la copertura del torrente Bisagno nella speranza di far passare l’onda di massima piena: peccato che l’intervento sia insufficiente anche a causa della cementificazione e impermeabilizzazione dei quartieri più a monte. La denuncia arriva dal Wwf.  

     “Queste tragedie sono e saranno sempre più frequenti", spiega Andrea Agapito, Responsabile Acque del Wwf, "i fiumi in genere e in particolare quelli liguri non sono più gli stessi da parecchi decenni. Si è costruito a ridosso e dentro gli alvei. Alla foce del Magra, i centri abitati di Bocca di Magra e Fiumaretta che si affacciano al fiume, l’uno di fronte all’altro, hanno occupato l’occupabile. Ad Aulla, devastata dal fango pochi giorni fa, nel 1959 veniva costruito un argine a ridosso del fiume, consentendo, in questi ultimi 50 anni, di edificare ovunque praticamente fin dentro il fiume. L’argine, sinonimo di sicurezza, ha falsamente  tranquillizzato tutti, facendo dimenticare che si stava costruendo dentro il Magra. In alcuni tratti del Vara, l’altro fiume  impazzito il 25 ottobre, nel 1857  l’alveo attivo era largo 820 metri, nel 1954 si era ridotto a 370 e oggi è circa 140 metri”.  

    Un’indagine conoscitiva del Senato nel 2005 sosteneva già che “negli ultimi 10-15 anni vi è stato un aumento degli episodi di precipitazione a carattere intenso, ma di breve durata, mentre in precedenza esisteva una prevalenza di episodi a bassa intensità ma prolungati nel tempo”. In tutta risposta – stigmatizza il Wwf – nella Finanziaria 2012 non c’è alcuna traccia dei 500 milioni per la prevenzione del dissesto idrogeologico promessi da presidente del Consiglio e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze.  

     Come ammesso dallo stesso ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, in Commissione Ambiente al Senato, non c’è alcuna traccia nel provvedimento dello stanziamento di 800 milioni di euro (500 dei quali proprio per la prevenzione del dissesto idrogeologico) che era stato promesso dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, e che sarebbe dovuto essere coperto con i proventi della vendita all’asta delle frequenze della banda larga e da una quota dei Fondi FAS (peraltro dimezzati nel 2012, dai 7,137 miliardi previsti per il 2012 dalla Legge di Stabilità 2011 ai 3,786 miliardi previsti nel 2012 in Tabella E del Ddl in esame).

Gabriele Salari
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Postato da aldo abenavoli il 05/11/2011 13:09

Avevamo ragione noi ecologisti potremmo dire con soddisfazione. Solo che avere ragione sulla pelle altrui fa desiderare ardentemente di avere torto. E poi anche noi ambientalisti abbiamo le nostre responsabilità. Troppe incertezze titubanze e timidezze. E così oggi il Signore ci chiama tutti a rendere conto di come abbiamo gestito male quel garnde dono che è la creazione.

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