Siria, anche l'Onu si sveglia

In un video diffuso in Rete, documentata una strage degli insorti anti-Assad. Nasce così la nuova Siria?

03/11/2012

Incredibile ma vero: persino l'Onu si è accorta di che cosa sta realmente accadendo in Siria. E poiché sta facendo il giro di Internet il filmato, postato dalle stesse organizzazioni della rivolta contro Assad, il video in cui dieci soldati, disarmati e prigionieri, vengono giustiziati a raffiche di mitra a Saraqeb, ecco arrivare la dichiarazione di Navi Pillay, commissario ai Diritti Umani delle Nazioni Unite: "Poichè i soldati non erano più combattenti, si direbbe davvero che questo sia un crimine di guerra".

Certo, è curioso che parli di "crimini di guerra" un'organizzazione che tuttora rifiuta di considerare ciò che avviene in Siria una guerra. E poi, quel condizionale ("si direbbe"?) di fronte a immagini precise, e dopo una lunga scia di autobomba e attentati che hanno colpito duramente anche la popolazione civile, poteva davvero esserci risparmiato.

Notare tutto questo non vuol dire, ovviamente, giustificare Bashar al Assad (che, anzi, va rimosso dal potere e al più presto giudicato per i suoi crimini di guerra) ma semplicemente arrivare un po' più vicini a capire ciò che sta succedendo in Siria. Quando cominciò, nel marzo 2011, la rivolta dei siriani aveva due caratteristiche: era saldamente ancorata al flusso di proteste in nome di una maggiore democrazia che ha preso il nome di Primavera araba; e aveva un tono moderato, riformatore. Richieste più forti di quelle dei siriani sono state accolte e metabolizzate dalle monarchie di Giordania e Marocco.


Gli insorti siriani sparano contro le truppe di Assad (foto Reuters).
Gli insorti siriani sparano contro le truppe di Assad (foto Reuters).

Sappiamo come reagì Assad: con la violenza. Irragionevole e brutale. E sappiamo come si sono regolate le cosiddetta "grandi potenze". Nell'anno delle elezioni in Russia, negli Usa e in Francia, e del ricambio di regime in Cina, nessuno voleva impegnarsi pro o contro la causa della democrazia in Siria. Così tutti si sono limitati a fornire aiuti alla parte prescelta (gli Usa e i loro alleati, Turchia e Arabia Saudita in testa, ai ribelli; Russia e Cina ad Assad), contribuendo così ad alimentare il fuoco della guerra civile e le sofferenze della popolazione. 

Naturalmente, con il prolungarsi della guerra e l'inasprirsi del confronto, la questione della democrazia si è persa per strada. Quel che resta è una lotta brutale per il potere,combattuta ormai con pari ferocia. Assad sarà sconfitto, è inevitabile: in Medio Oriente ha due soli amici, l'Iran e il Libano; fuori dal Medio Oriente due soli sponsor, Russia e Cina. Per il resto gli sono tutti contro. Ma se la nuova Siria deve nascere a colpi di stragi, è facile prevedere che molto somiglierà alla vecchia Siria che sta morendo.

Fulvio Scaglione
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