01/10/2012
É una tassa occulta che impoverisce il Paese. Nel dossier a cura di Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti, Legambiente e Avviso pubblico, c’è la fotografia di un Paese devastato da ruberie, tangenti, conflitti di interesse, impunità di ogni genere. Il dossier attinge a molte fonti giudiziarie. Il costo diretto della corruzione è stimato in 60 miliardi di euro l’anno. Il valore di tre Finanziarie “pesanti”. Ma, recita il rapporto, “ancora più pesanti sono i danni politici, sociali e ambientali: la delegittimazione delel istitutzioni e della class epolitica, il segnale di degrado del tessuto morale delal classe dirigente, l’affermarsi di meccanismi i selezione che premiano corrotti e corruttori nelle carriere economiche, politiche burocratiche, il dilagare dell’ecomafia.
“La corruzione costa, ma a farne le spese sono le fasce più deboli, i poveri, gli umili, le cooperative sociali che chiudono, gli enti che sono costretti a tagliare sull’assistenza, sulle mense scolastiche e non ce la fanno ad andare avanti”, scrivono gli estensori del dossier. E ancora: “Quando il pagamento delle tangenti diventa prassi comune per ottenere licenze e permessi, e la risorsa pubblica è risucchiata nei soliti giri di potere, ciò che viene sacrificato sull’altare dei furbetti di turno è soprattutto la credibilità dello Stato”. Con un doppio rischio: la credibilità delle istituzioni e l’appesantimento burocratico: “la ridondanza di controlli, leggi e leggine che diventano una sorta di persecuzione dello Stato sui cittadini onesti, messo in atto nel tentativo di colpire chi viola la legge”.
Per combattere questa piaga bisogna partire dai numeri. Eccoli. Come abbiamo detto la corruzione ha un onere suio bilanci pubblici pari a 60 miliardi di euro, mille euro a cittadino , bambini compresi. Nell’ultima legislatura sono stati 90 i paroamentari indagati, condannati o arrestati per corruzione, concussione, truffe e abuso d’ufficio, di cui 59 nel Pdl, 13 nel Pd, 8 nell’Udc. Il dieci per cento dei parlamentari che siedono sugli scranni di Camera e Senato. Lo scenario insomma “mostra una corruzione che nell’ultimo decennio si è fatta capillare e sempre più spesso umpunita, in un contesto nel quale la poca attenzione dei media si accompagna a una sfiducia generalizzata verso l’onestà dell’intera classe politica”. In Italia lo spread tra il valore di quello che viene acquistato dallo Stato e il prezzo pagato è particolarmente ampio, specie in alcuni centri di spesa, per certi tipi di contratti e durante fasi espansive del ciclo economico. Naturalmente tende a ridursi nei periodi di crisi economico-finanziaria, quando il piatto dei bilanci pubblici piange, come in questi anni. È istruttiva sotto questo profilo la comparazione internazionale tra il costo delle opere pubbliche. Negli anni che precedono le inchieste di “mani pulite” la metropolitana di Milano costa 192 miliardi di lire al chilometro, quella di Amburgo 45; i lavori del passante ferroviario di Milano costano 100 miliardi al chilometro e durano 12 anni, quelli di Zurigo 50 e durano 7 anni. Come per miracolo, nella fase immediatamente successiva a “Mani Pulite” il prezzo pagato per i medesimi lavori si riduce a Milano del 40-50 per cento.
Capita anche che l’extra costo della corruzione sia addebitato direttamente ai cittadini. "Secondo gli inquirenti, una tangente di 950mila euro pagata al sindaco di un comune dell’hinterland milanese sarebbe stata recuperata, tra l’altro, caricando sulle bollette del gas delle famiglie un extra prezzo di 0,04 euro al metro cubo, pari al 17 per cento in più, che la società comunale distributrice versava all’impresa fornitrice. La prima rata della tangente, 372mila euro, sarebbe stata mascherata come contratto di consulenza a una società intermediaria, di proprietà del sindaco". Una delle mille storie che raccontano di un’Italia marcia di tangenti.
Francesco Anfossi