Terremoto, tragedia a Sant'Agostino

Due operai del turno di notte morti in una fabbrica del paese. Altri due operai morti. Tremila gli sfollati. Il parroco: le chiese della zona sono tutte distrutte.

20/05/2012
Il Municipio di Sant'Agostino, in provincia di Ferrara.
Il Municipio di Sant'Agostino, in provincia di Ferrara.

“Siamo tutti in mezzo alla strada, in attesa: sta venendo giù il campanile del Comune, tutto il paese è inagibile”. Don Gabriele Porcarelli è il parroco di Sant’Agostino, uno dei paesi più colpiti dal terremoto violentissimo che ha colpito l’Emilia. Cerca di mantenere la calma nell’angoscia generale. Sant’Agostino, provincia di Ferrara, è un paese di circa 3000 anime che ha registrato il numero maggiore di vittime. Due operai sono morti nelle macerie della Ceramica Sant’Agostino, una delle fabbriche più vitali di tutta la zona, famosa in tutto il mondo per la qualità del suo prodotto. Attualmente dava lavoro a circa 300 persone.


“La scossa è stata così violenta che il magazzino verticale è interamente crollato, probabilmente anche per il peso del materiale”, spiega don Gabriele. Più che una fabbrica ormai il fiore all’occhiello dell’economia locale sembra un agglomerato di lamiere. Le due vittime, Nicola Cavicchi e Leonardo Ansaloni lavoravano al reparto monocottura e avrebbero terminato il loro turno di lavoro alle 6 di mattina, due ore dopo la scossa. Nicola, un ragazzo di 35 anni, non era di turno. Avrebbe voluto andare al mare, ma all’ultimo momento ha accettato di sostituire un collega ammalato. Stava ristrutturando una casa perché aveva intenzione di mettere su famiglia, hanno raccontato i genitori. Sono proprio gli operai a pagare il prezzo più pesante in questa tragedia, che li ha sorpresi al loro posto di lavoro.

Un operaio marocchino di 29 anni, Tarik Naouch, è morto a pochi chilometri di distanza a Ponte Rodoni, frazione di Bondeno, sempre nella provincia di Ferrara. Lavorava alla Ursa, un’azienda che produce polistirolo espanso: il suo turno sarebbe terminato alle 5 del mattino. Il quarto operaio è morto a Dosso, frazione di Sant’Agostino. Si chiamava Gerardo Cesaro e lavorava alla Tecopress, una fonderia a ciclo continuo. Aveva 57 anni ed era prossimo alla pensione. Una trave l’ha colpito al capo e non ha avuto scampo mentre il suo collega, un operaio pachistano, si è salvato gettandosi d’istinto sotto un macchinario. Le altre due vittime  per ora accertate sono  due donne. Una giovane tedesca di 37 anni di Sant’Alberto, frazione di  San Pietro in casale, nel bolognese, che sarebbe stata colta da malore, e un’anziana di Sant’Agostino recuperata sotto le macerie della sua abitazione. Centinaia e centinaia le persone evacuate tra la provincia di Modena, il bolognese e la provincia di Ferrara. Evacuati gli ospedali di Mirandola e di Finale Emilia. Nei prossimi giorni si conteranno i danni ai centri storici e al patrimonio artistico.

“Ho fatto un giro nella nostra zona, le chiese non esistono più”, continua don Gabriele, “la nostra ha resistito all’esterno perché avevamo appena fatto lavori di consolidamento, ma l’interno è devastato, le chiese di San Carlo, Mirabello e Buonacompra sono crollate come le fabbriche: dobbiamo ricominciare tutto da capo”. 

Simonetta Pagnotti
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