28/08/2012
Il ministro della Giustizia Paola Severino (foto Ansa).
Qualche volta si possono chiudere
i tribunali. Purché si sappia che,
fin quando sono aperti, vi si applica
la legge uguale per tutti. Così, l’improvvida
e oggettivamente intimidatoria
richiesta di atti al Gip di Taranto da
parte del ministro della Giustizia e le
improprie dichiarazioni del ministro
dell’Ambiente nella vicenda
non devono impedirci di valutare
serenamente la revisione delle
circoscrizioni giudiziarie appena
deliberata dal Governo.
Chiuderanno 31 tribunali,
scompariranno 220 sezioni distaccate.
Cancellati 667 uffici
del giudice di pace. Si potranno
risparmiare complessivamente
80 milioni di euro in un triennio.
Ci si è basati su popolazione, numero
di cause sopravvenienti, carico di lavoro,
numero di giudici in servizio. Si
sono salvati comunque gli uffici delle
zone di grave criminalità organizzata.
Non è un bollettino di vittoria né un
elenco di vittime. Sappiamo che la ragione
principale della riforma, da lungo
attesa – e coraggiosa, specialmente
per la fermezza di fronte alle pressioni
locali – sta nell’esigenza di ridurre i costi.
E tuttavia una dimensione più consistente
degli uffici può avere altri vantaggi,
per esempio quello di costituire ambienti
di migliore preparazione e di effettiva
specializzazione quale è richiesta
dalla complessità crescente delle relazioni
economiche e sociali.
Qualche svantaggio resta: la vicinanza
poteva permettere quella percezione
fisica della presenza dello Stato che
non guasta in un Paese come il nostro;
e favoriva la collaborazione e l’affiatamento
tra procuratori e Polizia giudiziaria.
Ma la decisione andava presa. Ora
si tratta di far sì che i risultati arrivino
davvero. Bisognerà dare sedi, spazi e
attrezzatura al personale di magistratura
e cancelleria che arriverà nelle sedi
maggiori, senza sprechi e in tempi
brevi. Si dovranno utilizzare bene gli
edifici svuotati. Lo scopo finale resta,
nel rigore della spesa, l’efficienza della
giustizia, oggi e da molto tempo sofferente,
non al passo con i tempi, con le
esigenze primarie dei cittadini e le istanze
attuali dell’economia. Questa sarà la
grande riforma.
Adriano Sansa