Tunisia, islamisti in testa

Ennahdha, il partito islamista moderato guidato da Rachid Ghannouci, vince oltre le previsioni. Ma non potrà controllare il Parlamento. La sorpresa "laica".

24/10/2011
Rachid Ghannouci, leader di Ennahdha, festeggiato dagli elettori.
Rachid Ghannouci, leader di Ennahdha, festeggiato dagli elettori.

I risultati ufficiali non sono ancora stati annunciati, ma confrontando i dati in mano ai vari partiti e le loro ultime dichiarazioni, si possono cominciare a fissare i primi punti su queste storiche elezioni per il mondo arabo. Secondo tutti a vincere sarà Ennahdha, il partito islamista. Il movimento guidato da Rachid Ghannouci dovrebbe ottenere una maggioranza superiore alle stime.


     L'ultimo sondaggio (11 settembre) parlava del 22,8%, mentre in queste ore l'asticella si è alzata al 40%. Dunque una presenza preponderante ma non assoluta, che inserita nel sistema proporzionale puro scelto per formare l'Assemblea costituente non darebbe agli islamisti il controllo totale. Per saperlo con certezza bisognerà aspettare fino a martedì pomeriggio, termine fissato dall'Istanza superiore per le elezioni per l'annuncio dei risultati, anche se nel partito qualcuno parla già da vincitore: “Vogliamo rassicurare i nostri partner economici e commerciali e gli investitori - ha detto ai giornalisti Abdelhamid Jlassi, direttore dell'ufficio esecutivo di Ennahdha - Speriamo di tornare molto rapidamente alla stabilità e a condizioni favorevoli agli investimenti”.

     I primi dati rivelano però altre sorprese. La principale arriva dal Partito del Congresso per la Repubblica (Cpr), fazione laica, che mette al centro del proprio programma la giustizia. Il partito guidato da Moncef Marzouki, ex attivista dei diritti umani, per anni in esilio forzato sotto Ben Alì così come Ghannouci (uno in Francia, l'altro in Inghilterra), nell'ultimo sondaggio ufficiale era dato in quarta posizione con solo il 4,5% delle preferenze. Ora invece le proiezioni gli attribuiscono oltre il 10%. 

     Come molti altri partiti in gara, Marzouki ha ripetuto più volte di essere favorevole a un Governo di coalizione con tutte le forze politiche, anche con Ennahdha. “Una forza da cui nessuno può prescindere visti i risultati che abbiamo finora”, aggiunge Skander Handous, responsabile della campagna elettorale del Cpr. Chi invece ha sempre dichiarato opposizione agli islamisti è il Partito democratico progressista (Pdp), uno dei pochi ad essere considerato legale sotto Ben ali. I sondaggi lo davano in seconda posizione. Per loro è arrivata invece una doccia gelata. “La tendenza è molto chiara. Il Pdp è mal posizionato”, ha detto la segreteria del partito, confermando comunque la volontà di non partecipare a un governo di coalizione. 

     Comunque andrà, i 217 eletti dell'Assemblea costituente dovranno scrivere la nuova costituzione tunisina. E nominare un Governo che resterà in carica fino alle prossime elezioni parlamentari.

      La sorpresa dei partiti laici

     I primi dati rivelano però altre sorprese. La principale arriva dal Partito del Congresso per la Repubblica (Cpr), fazione laica, che mette al centro del proprio programma la giustizia. Il partito guidato da Moncef Marzouki, ex attivista dei diritti umani, per anni in esilio forzato sotto Ben Alì così come Ghannouci (uno in Francia, l'altro in Inghilterra), nell'ultimo sondaggio ufficiale era dato in quarta posizione con solo il 4,5% delle preferenze. Ora invece le proiezioni gli attribuiscono oltre il 10%. 

     Come molti altri partiti in gara, Marzouki ha ripetuto più volte di essere favorevole a un Governo di coalizione con tutte le forze politiche, anche con Ennahdha. “Una forza da cui nessuno può prescindere visti i risultati che abbiamo finora”, aggiunge Skander Handous, responsabile della campagna elettorale del Cpr. Chi invece ha sempre dichiarato opposizione agli islamisti è il Partito democratico progressista (Pdp), uno dei pochi ad essere considerato legale sotto Ben ali. I sondaggi lo davano in seconda posizione. Per loro è arrivata invece una doccia gelata. “La tendenza è molto chiara. Il Pdp è mal posizionato”, ha detto la segreteria del partito, confermando comunque la volontà di non partecipare a un governo di coalizione. 

     Comunque andrà, i 217 eletti dell'Assemblea costituente dovranno scrivere la nuova costituzione tunisina. E nominare un Governo che resterà in carica fino alle prossime elezioni parlamentari.

Stefano Vergine
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Postato da dino avanzi il 25/10/2011 01:16

Al Cairo l’aria è già cambiata e a goderne maggiormente è nei territori palestinesi il partito di Hamas (che ricordiamolo è la branca locale dei Fratelli Musulmani); in Tunisia, a scrutinio non ancora terminato, il partito islamico è in netto vantaggio. A questo si deve aggiungere, soprattutto in chiave internazionale, l’irrigidimento della Turchia e il grosso punto interrogativo sul futuro dell’Iraq. Da ultimo la Libia, dove la dichiarazione di domenica del presidente del Consiglio nazionale di transizione, Mahmoud Jibril, sul futuro della Libia basato sulla sharia (la legge islamica) ha dato la sgradevole sensazione che la guerra voluta da Francia e Gran Bretagna abbia avuto il risultato immediato di consegnare su un vassoio d’argento un altro paese all’islam militante. Dobbiamo prestare molta attenzione aquello che avviene in questi paesi, la primavera araba rischia di diventare un "inverno".

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