18/10/2010
Che ridere il paragone, basato sui gol in serie A, 178 per tutti e due, fra Alessandro Del Piero e Giampiero Boniperti, due bandierissime della Juventus. Già è assurdo, nello sport, mettere a confronto due atleti di due epoche diverse, considerando tutto quello che cambia intorno, addosso e dentro di loro anche in pochissimo tempo, ma qui siamo addirittura a situazioni diciamo numeriche assai diverse, e ricordiamo le principali.
Boniperti ha smesso a 33 anni da compiere, Del Piero a quasi 36 gioca ancora, Boniperti non era delegato a tirare i rigori e le punizioni, Del Piero gode del nuovo regolamento per cui una deviazione di un difensore “lascia” comunque il gol all’attaccante che ha eseguito il tiro (una volta si sanciva l’autogol). Mentre non vuol dire nulla, anche se ne hanno parlato in tanti, il fatto che adesso si giochi di più (potrebbe essere una zavorra nociva): e comunque si parla di gol nel campionato, che più o meno propone oggi gli stessi impegni di ieri l’altro.
A noi piace di più accostare i due, in attesa che il giovane stacchi il vecchio con altri gol, per altre ragioni: sono senz’altro dei divi, ma sono i più seri dei divi del pallone; hanno famiglia serena, figli giusti, allergia al gossip, comportamenti didascalici, amicizie superpresentabili, onestà di sostanza e di forma. Sono persino simili di carattere, riservato ma non troppo duttile, ed è pensabile che Del Piero faccia, come dirigente, la carrierona di Boniperti.
Il quale nel 1993, presidente bianconero da due anni, prelevò dal Padova per pochi soldi quel ragazzino diciannovenne che gli assomigliava nelle tessiture di gioco e nella fame di gol. Nessuno pensò allora di far notare che un giochetto di parole neanche troppo scemo legava i due: Alessandro era Del Piero ma era anche “di Giampiero”, che magari aveva visto in lui un “figlio” calcistico.
Gian Paolo Ormezzano