19/09/2011
Terry De Nicolò.
Per certe vicende che stiamo vivendo l’indignazione è, di solito, più femminile che maschile. Difficile che una donna sogghigni o strizzi l’occhio su temi come la dignità da preservare e la difesa dal sopruso sessuale. Difficile ma non impossibile, e difatti eccone una che dal giro pugliese delle escort non cerca giustificazioni ma passa all’offensiva.
Altre, ugualmente coinvolte, hanno cercato di spiegare il motivo di fruttuose ma penose scorciatoie, con argomentazioni che vanno dal contesto sociale alle difficoltà familiari. Non così la ragazza di Bari che anzi, in tutta sicurezza, rovescia per intero la scala dei valori. E non al bar, o nel chiuso di un privé d’albergo, ma in una intervista alla radio di Stato.
Questa pensatrice di nuovo conio si chiama Terry, e lasciamo stare il cognome perché, se cerca pubblicità, se ne è già fatta quanto basta.
La sua revisione dei valori va dalla bellezza in vendita - e “bisogna saperla vendere...” – all’onestà che non premia ma, al contrario, non aiuta “a fare un grande business”. Di qui due concetti in parallelo. Primo, se un potente ti invita vacci di corsa. Secondo, un procacciatore tipo Tarantini “per noi è un mito”. Attenzione a questo “per noi”, e al prestigio di cui godrebbe l’intermediario. Secondo la citata Terry, il “noi” comprende e accomuna tutte le belle figliole. Il “mito” telefona, loro corrono. Conclusione da neo-femminista: “Se sei racchia devi startene a casa”.
Di nuovo attenzione. Questa Terry ha l’aria di chi è persuasa di sostenere tesi non isolate o aberranti ma ovvie e, comunque, largamente condivise. Giudicando le notizie che escono dal suo ambiente, c’è da temere che abbia parecchie prove a sostegno. E se a questo giro partecipano, chiamiamole così, delle onorate signore, perfino di alto ceto, significa che l’inversione dei valori non è un semplice pretesto da escort.
Come sappiamo tutti è un qualcosa in crescente diffusione, denunciato da gran tempo senza che la pubblicistica si traduca in rimedi concreti. Un quarto di secolo fa Renzo Arbore scherzava sull’edonismo reaganiano. Oggi non c’è più da scherzare. Dal declino della morale all’elogio del “business”, dall’onestà privata al furto legalizzato, dal riserbo come stile all’ostentazione come vanto, dalla vecchia e costumata Rai ai modelli imposti dalla tv attuale, fino alle ragazzine che si denudano su Facebook, è un vento malefico che soffia da tutti gli angoli.
La gente per bene resta maggioranza, per fortuna. Ma non ha difese e, appunto inerme, assiste. O magari comincia a dubitare che siano quegli altri, o quelle lì, ad avere ragione.
I rimedì? Non illudiamoci. Basta poco tempo a trasformare in peggio un’intera società. Per tornare a misura e decenza servono decenni o secoli. E non è detto.
Giorgio Vecchiato